OPERAI EDILI, CANTONE (PD) CHIEDE SOLUZIONE DEFINITIVA

Come noto, tra le misure di riforma pensioni della Legge di bilancio c’è la riduzione da 36 a 32 anni del requisito contributivo necessario ad accedere all’Ape social per gli operai edili. Per Carla Cantone, però, questo non basta. Intervenendo al question time alla Camera in replica al suo collega di partito, il ministro del Lavoro Orlando, la deputata del Pd ha detto infatti, come riporta Agenparl, che “è giunto il momento di far scendere i nonni dalle impalcature e compiere in questo modo un atto di giustizia che attendono da decenni. Inoltre, aggiungo, che il lavoro discontinuo tipico del settore edile li penalizza anche nella contribuzione all’Inps. È una situazione tutta italiana, che deve essere sanata. Va bene aver prorogato l’Ape sociale e deciso il vincolo dei 32 anni, ma questa deve diventare una norma strutturale. Mi auguro che nell’incontro con le organizzazioni sindacali sulle pensioni si risolva definitivamente la scelta che con 32 anni di contributi chi lavora in settori pericolosi o gravosi possa andare in pensione indipendentemente dall’età”.



LA SOSTENIBILITÀ DELLA RIFORMA PENSIONI: DRAGHI, INPS, UIL

Un punto emerge chiaro dai quattro “capisaldi” affermati da Draghi in conferenza stampa in merito alla prossima riforma pensioni ancora tutta da scrivere: qualsiasi legge andrà trovata dovrà essere duratura e sostenibile dal sistema Paese.

In questo senso, le parole del Presidente Inps Pasquale Tridico sull’allarme insostenibilità vedono negli stesi sindacati alcune problematiche dirimenti: intervistato da “Today.it”, il segretario confederale della Uil Domenico Proietti spiega, «Bisogna avere un po’ le idee chiare, lo dico con rispetto al presidente Tridico: un conto è la sostenibilità del sistema pensionistico che è legata oggi al sistema contributivo, nel senso che tu quello che versi prenderai quando vai in pensione, e un altro conto è il mercato del lavoro e l’occupazione. E’ chiaro che se questo è un paese che non avrà buoni livelli di occupazione in futuro, non ci sarà solo il problema di pagare le pensioni ma ci sarà un problema serio per il futuro dell’Italia». Il tema però è ben più generale, e riguarda il funzionamento dell’Italia e la creazione di buona e stabile occupazione: conclude il sindacalista, «Noi dobbiamo porci l’obiettivo di creare buona e stabile occupazione. Anche la ripresa economica in atto che è molto importante, oltre il 6%, se però come sta avvenendo continua a produrre lavoretti, lavoro precario, è chiaro che non c’è il versamento della contribuzione per pagare le pensioni. Quindi noi non a caso abbiamo proposto tra le altre cose di istituire una forma contrattuale legata alla formazione che permetta ai ragazzi assunti di avere una stabilità e non di essere sottoposti ogni tre mesi a un cambio di contratto». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI DRAGHI

Nella conferenza stampa di fine anno, Mario Draghi ha parlato anche di riforma delle pensioni, spiegando che nel confronto avviato con i sindacati “il mio impegno è a mantenere un sistema che sia sostenibile, il vincolo è non rimettere in discussione questa sostenibilità del sistema contributivo”. Il Premier, come riporta Adnkronos, ha anche criticato le scelte fatte in materia negli ultimi 30 anni, perché “questo continuo riformare inietta un’incertezza nelle persone che ha un effetto negativo sulle abitudini di consumo, di investimento e quindi sulla crescita dell’economia”. Bisognerebbe, invece, assicurare “che il sistema non gli cambi sotto gli occhi ogni tre anni”. Secondo Draghi, per la riforma occorre lavorare quindi su quattro punti: “maggiore flessibilità in uscita; come si riesca ad organizzare, problema aperto, un sistema che garantisca un certo livello di pensioni per i giovani e per coloro che hanno attività precaria; cosa si può fare per riprendere la strada sulla previdenza complementare; come si fa a evitare che sia punito chi una volta in pensione continua a lavorare”.



OPZIONE DONNA E IL PASSAGGIO AL CONTRIBUTIVO

In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene spiegato che “l’opzione al contributivo consente comunque l’accesso alla pensione ‘opzione donna, ma con limiti”. Di fatto, l’Inps, mediante il messaggio 4560/2021, ha aperto “la possibilità di accadere alla pensione con il regime agevolato (articolo 6 del Dl 4/2019), anche da parte delle lavoratrici che in precedenza hanno esercitato l’opzione al contributivo, a condizione che la domanda di pensione sia presentata non oltre il 31 dicembre 2021 e risultino perfezionati, oltre al requisito anagrafico, anche quello contributivo. In pratica, soltanto le lavoratrici dipendenti nate entro il 1962 (autonome entro il 1961), che hanno raggiunto i 35 anni di contributi entro la fine del 2020 (compresi i periodi oggetto di riscatto), potranno avvalersi di tale deroga. La domanda di opzione al contributivo deve essere stata presentata entro il 20 dicembre 2021 e non deve aver prodotto effetti sostanziali, come il superamento del massimale contributivo”, si legge sul quotidiano di Confindustria.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI

Domenico Proietti, in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, ricorda che nell’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni di lunedì è stato concordato “l’insediamento di tre tavoli tecnici che avranno l’obiettivo di lavorare su fronti diversi ma ugualmente prioritari. Il primo per l’introduzione di una piena flessibilità di accesso alla pensione: è necessario superare le attuali rigidità del sistema previdenziale riportando una piena flessibilità di accesso alla pensione intorno ai 62 anni di età e con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Il secondo tavolo lavorerà per il varo di misure a favore dei giovani e delle donne”. Ai primi si deve garantire una futura pensione adeguata, per le seconde “si devono istituire meccanismi che valorizzino pienamente ed adeguatamente il lavoro di cura e la maternità”.

LA BATTAGLIA DELLA UIL

Infine, spiega il Segretario confederale della Uil, “il terzo tavolo sarà istituito per varare il rilancio delle adesioni alla complementare: il secondo importante pilastro della nostro sistema deve essere valorizzato e sostenuto, in questi anni i fondi negoziali hanno fatto un ottimo lavoro con rendimenti netti superiori al Tfr in azienda, garantendo trasparenza e partecipazione dei lavoratori, è però il momento di un nuovo impulso, per questo chiediamo il varo di un semestre di adesione in silenzio-assenso che sia accompagnato da un forte campagna di adesione”. Il sindacalista assicura, in conclusione, che “la Uil continuerà a lavorare per riportare equità nel sistema previdenziale italiano”.

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