LE RICHIESTE DELL’ANIEF
In un’intervista rilasciata a Teleborsa, Daniela Rosano, Delegata nazionale dell’Anief, ha spiegato che “sono iniziati in questi giorni gli incontri alla Funzione Pubblica con le parti sociali per la riforma del sistema pensionistico”. E sul tema della riforma pensioni “l’Anief ritiene che siano tante le modifiche da fare soprattutto per valorizzare la professionalità di coloro che hanno iniziato a lavorare anche tardi nel mondo della scuola e che magari hanno affrontato già tanti anni di formazione”. In particolare, ha evidenziato che “occorre coprire contributivamente sia gli anni di laurea che tutto il periodo pre ruolo, Oltre a questo, devono essere previsti degli anticipi pensionistici, come accadeva ante riforma Fornero, e la possibilità di rimanere in servizio per raggiungere la contribuzione minima anche oltre i 67 anni, per avere la possibilità di avere accesso al trattamento di quiescenza”. Vedremo se le richieste dell’Associazione nazionale insegnanti e formatori saranno accolte o meno dall’esecutivo.
GUALTIERI SU QUOTA 100
Nel corso della trasmissione Quarta Repubblica, in onda su Rete 4, è stata mandata in onda un’intervista a Roberto Gualtieri, che ha affrontato anche i temi di riforma pensioni. Come riporta Askanews, il ministro dell’Economia ha detto che “Quota 100 è una misura che ha concentrato molte risorse su una platea molto ristretta di persone. Non è stata una misura molto equilibrata e non ha risolto i problemi di molte categorie di persone come i giovani e le donne e finisce che ci si troverà con un grosso scalone”. Gualtieri ha riconosciuto altresì che la misura “sta tirando poco e sta determinando risparmi aggiuntivi per le casse dello Stato” e ha ribadito quella che sembra essere stata la linea, a dire il vero non troppo unitaria, vista la posizione di Italia Viva, del Governo: eliminare Quota 100 “prima della scadenza non sarebbe stato giusto”. Per il ministro si tratta ora di “capire cosa succede dopo ed è stato avviato un confronto con le parti sociali su questo. Siamo appena agli inizi di una discussione molto seria”.
LE PAROLE DI MANTOVANI
A proposito delle diverse proposte di riforma pensioni che si stanno susseguendo in questi ultimi giorni, Mario Mantovani esprime preoccupazione, in quanto “sarebbe opportuno mantenere un atteggiamento sobrio e basarsi su dati certi, per evitare il diffondersi di incertezze ed ansia fra i lavoratori”. Il Presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità ricorda che “troppo spesso le pensioni sono state utilizzate come strumento di consenso, di ristrutturazione settoriale, di sussidio al reddito familiare. Tentazioni demagogiche, inoltre, hanno distorto la realtà dei fatti: in particolare vengono criminalizzate le pensioni più alte tacendo il fatto che sono spesso originate da versamenti contributivi molto alti e già scontano meccanismi di solidarietà attraverso metodi di calcolo penalizzanti”. Secondo Mantovani occorre quindi fare chiarezza sui numeri, arrivando in particolare a separare previdenza e assistenza, oltre che aumentare le detrazioni fiscali per versamenti alla previdenza complementare.
IL NODO DELLE RISORSE
Carmelo Barbagallo ha sollevato un tema importante nel momento in cui Governo e sindacati si stanno confrontando sulla riforma pensioni. “Se non si capisce cosa il ministero dell’Economia mette sul tavolo non si può arrivare a una proposta condivisa. Quanto sono disponibili a investire su questo capitolo?”, ha detto il Segretario generale della Uil. “Noi continuiamo a sostenere la necessità di stanziare risorse in più manovre, così da poter gestire questa vicenda. Peraltro i dati relativi al monte salario e al monte orario ci dicono che i giovani continuano a lavorare nella precarietà e con contratti a termine e, dunque, è prevedibile che, in futuro, non abbiano pensioni degne di questo nome. Ecco perché dobbiamo intervenire su questo punto”, ha aggiunto. Il nodo delle risorse è come si può prevedere cruciale per capire quali misure potranno essere messe in campo. E se i sindacati, Nunzia Catalfo e Pasquale Tridico ritengono che occorrerebbe lasciare alla previdenza le risorse risparmiate da Quota 100, bisognerà vedere se il Mef sarà dello stesso avviso.
LE PAROLE DI CATALFO
Con un post su Facebook, Nunzia Catalfo ha fatto il punto dopo il primo tavolo di confronto coi sindacati sul tema della riforma pensioni. “Ho voluto partire dai giovani, e ringrazio le parti sociali per aver condiviso appieno questa mia decisione, perché è arrivato il momento di intervenire per permettere loro di avere un domani una pensione dignitosa”, ha scritto la ministra del Lavoro, spiegando che “quella a cui stiamo pensando, e che costruiremo anche attraverso il dialogo con i sindacati, è una misura grazie alla quale ragazzi con carriere discontinue possano ottenere coperture di eventuali ‘buchi’ contributivi. Una pensione di garanzia, così com’è stata definita nel programma di Governo. Nel frattempo, interverremo per mandare in porto altri interventi per assicurare ai giovani percorsi di continuità lavorativa e retribuzioni dignitose che incideranno positivamente anche sull’importo degli assegni pensionistici”. Catalfo ha anche ricordato che il confronto coi sindacati proseguirà per tutto il mese di febbraio.
RIFORMA PENSIONI, I VANTAGGI DELLA CONTRIBUZIONE VOLONTARIA
Come ha recentemente ricordato Il Sole 24 Ore, “per i lavoratori dipendenti iscritti alle gestioni Inps i mezzi per potere incrementare il valore dell’assegno pensionistico sono normalmente quelli del riscatto della laurea o l’accredito di contribuzione come quella collegata al servizio di leva. La contribuzione volontaria viene invece utilizzata per coprire periodi privi di contribuzione”. Nel mondo delle Casse dei liberi professionisti, non per effetto di misure di riforma pensioni, le cose funzionano diversamente e i contributi volontari servono a integrare “la contribuzione dovuta per legge, in modo da massimizzare il futuro assegno pensionistico. Questo perché a differenza della gestione dei dipendenti, la copertura contributiva di ogni anno è garantita dai contributi minimi in caso di assenza di redditi professionali”.
IL VANTAGGIO DELLA DEDUCIBILITÀ
Il quotidiano di Confindustria ha fatto alcuni esempi. I consulenti del lavoro possono scegliere l’entità del contributo aggiuntivo, pari ad almeno 500 euro, “dando così vita a una quota di pensione che si unirà a quella alimentata dalla contribuzione ordinaria”. Per quanto riguarda gli avvocati, la scelta è variabile tra l’1% e il 10% del reddito professionale netto dichiarato ai fini Irpef entro il tetto reddituale previsto anno per anno”. Tale contribuzione aggiuntiva viene inoltre “rivalutata su base annua in riferimento al 90% del rendimento medio registrato”. Un meccanismo simile è previsto anche per ingegneri e architetti. C’è da aggiungere che a differenza della previdenza complementare, questi versamenti aggiuntivi sono completamente deducibili dal reddito senza alcun limite.