GHISELLI CONTRO SALVINI

Matteo Salvini, durante l’inaugurazione della sede della Lega a Torre del Lago, ha detto che “se questi proveranno a tornare alla Legge Fornero e ad aumentare l’età per andare in pensione, faremo veramente le barricate dentro e fuori il Parlamento, perché non si torna alla Legge Fornero, costi quel che costi”. Parole, queste, riportate da Adnkronros, che sono state commentate da Roberto Ghiselli su Facebook. Il Segretario confederale della Cgil ricorda anzitutto a Salvini che la riforma pensioni targata Fornero “è tuttora in vigore e non è stata per nulla intaccata da Quota 100, misura a termine che cesserà nel 2021. Il problema quindi non è quello di ‘non tornare alla Legge Fornero’, ma semmai quello di una riforma che superi veramente l’attuale sistema previdenziale favorendo la flessibilità in uscita e dando risposte a giovani, donne, lavori gravosi, precoci e esodati. È quello che il sindacato sta chiedendo anche a questo Governo dal quale attende risposte concrete, ad iniziare dal prossimo incontro previsto il 13 marzo”.



L’USO DI QUOTA 100 NELLA SCUOLA

La Federazione lavoratori della conoscenza aderente alla Cgil ha diffuso i dati relativi ai pensionamenti nel mondo della scuola forniti dal Ministero dell’Istruzione. Complessivamente le domande presentate per l’accesso alla quiescenza dal prossimo 1à settembre sono 33.886 “di cui 26.327 sono docenti, 7.088 Ata, 78 personale educativo, 393 insegnanti di religione”. “Chiederemo subito un incontro al Ministero e all’Inps per la gestione di queste domande: importante garantire la celerità nella certificazione della pensione e della liquidazione fin dal primo di settembre 2020”, fa sapere il sindacato. Da evidenziare che i dati non comprendono i dirigenti scolastici. Dai numeri emerge in ogni caso un ampio utilizzo di Quota 100. Le istanze per utilizzare la misura introdotta con la riforma pensioni dalla scorso anno, infatti, sono state 16.683 su un totale di 33.886. La Lombardia è la regione con cui più domande per Quota 100 è la Lombardia (2.442), mentre a livello provinciale il primato va a Roma (883).



I DATI SULLE PENSIONI ANTICIPATE

Analizzando i dati dell’ultimo rapporto di Itinerari previdenziali, Giuliano Cazzola evidenzia come “nel pubblico impiego – in misura maggiore che nei regimi del lavoro privato – sono assolutamente prevalenti le pensioni anticipate. Come numero rappresentano il 57% del totale, il quadruplo di quelle di vecchiaia”. In un articolo pubblicato su startmag.it, l’ex deputato spiega anche che “allargando lo sguardo all’intero sistema pensionistico (con esclusione delle casse ‘’privatizzate’’ dei liberi professionisti) si scopre – grazie al Settimo Rapporto in esame – che l’Italia è il Paese dell’anticipo della pensione. Se si considerano, infatti, non solo il settore pubblico (ex Inpdap) ma anche quello privato (Inps) e il settore dello spettacolo (ex Enpals) emergono dati abbastanza clamorosi che non sono percepiti come tali dall’opinione pubblica. Al 31 dicembre 2018 le pensioni di anzianità erano più di 6 milioni (il 36,1% del totale), quelle di vecchiaia 5,2 milioni (il 31,4%), quelle di invalidità previdenziale 1,1 milioni (6,8%), quelle ai superstiti 4,3 milioni (25,7%)”.



DURIGON CONTRO ELSA FORNERO

Claudio Durigon replica alle recenti dichiarazioni di Elsa Fornero riguardo la riforma pensioni con Quota 100, che di fatto hanno ribadito la posizione dell’ex ministra del Lavoro ben nota sul tema. All’Adnkronos il deputato della Lega spiega che “dall’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero c’è un approccio demagogico su quota 100 che per un professore mi stupisce. Se si pensa che dopo 3 anni si crea un effettivo scalone significa che non ha capito l’essenza di questa quota 100. Posso accettare la demagogia da politici, ma da un professore è un po’ basso profilo. Quota 100 è soltanto uno strumento per svuotare questo bacino creato dalla sua legge per poi dare una riforma effettiva dopo i 3 anni. Quello che oggi sta provando a fare il governo incontrando le imprese e i sindacati”. L’ex sottosegretario al Lavoro aggiunge che “non c’è un’emergenza, abbiamo due anni davanti. Anzi visto che il costo di Quota 100 è minore di quello previsto forse Quota 100 può essere uno strumento effettivo da mantenere per sempre”.

LE RICHIESTE DELLA UIL PENSIONATI

I sindacati siciliani hanno inviato all’assessore alla Famiglia, al Lavoro e alle Politiche sociali regionale una richiesta urgente per sollecitare la convocazione del tavolo di lavoro permanente frutto di un accordo tra i sindacati e l’assessorato del 2015. Antonino Toscano, Segretario generale della Uil Pensionati Sicilia, come riporta palermotoday.it, ricorda che “i tavoli, sia quelli istituiti sul fronte nazionale che a livello territoriale, costituiscono l’esito della mobilitazione degli ultimi mesi sui temi della nostra piattaforma a partire dalla legge sulla non autosufficienza per la quale sono state raccolte centinaia di migliaia di firme, per proseguire con l’ampliamento della quattordicesima mensilità, passando per la tassazione e la rivalutazione delle pensioni, il paniere Istat dei pensionati, il lavoro di cura e le pensioni future e devono chiudersi fornendo soluzioni adeguate alla collettività con l’adozione di strumenti debitamente finanziati per rispondere agli anziani e dare una speranza ai giovani”.

RIFORMA PENSIONI, ICHINO SU QUOTA 100

Secondo Pietro Ichino, in tema di riforma pensioni con Quota 100 andrebbe sostituita “con un meccanismo che consenta il pensionamento flessibile, ma a costo zero per l’Erario: chi vuole andare in pensione prima può farlo, ma ottenendo una rendita vitalizia calcolata in base alla minore contribuzione versata e al periodo più lungo durante il quale prevedibilmente la rendita verrà percepita”. Dal suo punto di vista, “la pretesa che a pagare l’anticipazione siano i nostri figli e nipoti – per effetto dell’aumento del debito pubblico – è assolutamente ingiustificabile. Una gravissima ingiustizia intergenerazionale”. Intervistato da formiche.net, il giuslavorista commenta anche la proposta di Cesare Damiano con un anticipo fino a 4 anni e con una penalizzazione del 2%, spiegando che non basterebbe “a coprire il fabbisogno”.

IL COMMENTO SULLA PROPOSTA DI DAMIANO

Ichino si spiega con un esempio: “Ipotizziamo che a 67 anni, l’età prevista dalla legge Fornero per il pensionamento, una persona abbia versato contributi pensionistici per 45 anni e abbia una attesa di vita di 15 anni. Quando va in pensione, ciascun anno di rendita è finanziato con tre anni di contribuzione. Ora ipotizziamo che questa persona intenda anticipare il pensionamento a 62 anni, come propone Damiano; che quindi gli anni di contribuzione si riducano a 40, e l’attesa di vita sia di 20 anni: ogni suo anno di rendita sarà finanziato con due soli anni di contribuzione. Perché questo anticipo sia a costo zero per l’Erario occorre che la rendita sia ridotta di un terzo: altro che il 2 per cento!”.