LO SCONTO CONTRIBUTIVO PER LE DONNE
Al tavolo di confronto con il Governo sulla riforma pensioni, i sindacati chiedono di valorizzare il lavoro di cura delle donne ai fini previdenziali. Come spiega il sito di Sky TG24, al momento “per le lavoratrici esiste poi un incentivo di 4 mesi di sconto di contributi per ogni figlio avuto. Si tratta di un bonus contributivo per le lavoratrici madri che permette di avere una contribuzione figurativa di 4 mesi, utile sia al diritto che alla misura della pensione, per ogni figlio avuto fino a un massimo di 12 mesi”. Tuttavia, questa agevolazione riguarda “solo chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996”. Non si può dunque utilizzare nemmeno per Opzione donna, che oltretutto prevede un ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Come spiega però pensionioggi.it, per una lavoratrice che percepisce la pensione di reversibilità, un assegno pensionistico più basso con Opzione donna potrebbe essere compensato da un maggior importo della reversibilità stessa, dato che di norma viene decurtata del 25% nel caso si percepisca un reddito da lavoro.
RIFORMA PENSIONI, IL DEBITO PER I GIOVANI
Su leggo.it, Gianluigi De Palo evidenzia come i giovani dovranno sobbarcarsi il pagamento delle pensioni degli adulti e avranno anche sulle spalle il debito che deriverà dai prestiti che l’Italia riceverà attraverso il Recovery fund. “Se vogliamo dirla tutta il problema del pagamento delle pensioni lo avremo per colpa dei nonni che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità. Siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo cominciare a dialogare seriamente tra le generazioni, altrimenti non andremo lontano”, aggiunge il Presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari. Intanto dal Siad-Cisal arriva la richiesta al Presidente della Regione Siciliana Musumeci “di adottare subito la Relazione sulla performance 2019, senza la quale il salario accessorio slitterebbe al 2021 bloccando pensioni e tredicesime dei pensionati regionali già a partire dal prossimo dicembre”. Il mancato introito al Fondo pensioni “e un’insufficiente copertura finanziaria dei capitoli di bilancio” non consentirebbero infatti “il pagamento ai pensionati delle spettanze del mese di dicembre e della tredicesima”.
CATALFO “AL VIA AUMENTO PENSIONI INVALIDITÀ”
Mentre si addensano le incognite attorno alla riforma pensioni da realizzare forse già entro i limiti della prossima Manovra di Bilancio, dal fronte invalidità civile giunge la conferma dal Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo dell’aumento al 100%: «Con la circolare applicativa emanata dall’Inps si compie l’ultimo, fondamentale, passaggio di un’importante misura che abbiamo inserito nel decreto agosto e che prevede l’aumento delle pensioni di invalidità civile al 100%», spiega la Ministra M5s sulla propria pagina Facebook. Con questo provvedimento i cittadini in condizioni di invalidità totale – spiega ancora la Catalfo – e di età pari o superiore a 18 anni «vedranno aumentare il proprio assegno mensile da 285 euro a circa 650 euro (considerati i livelli reddituali previsti dalla legge), in linea con i principi di una recente sentenza della Corte costituzionale». L’adeguamento decorre come noto dal 20 luglio, ovvero da quando sono stati riconosciuti tutti gli arretrati ai beneficiari della nuova misura. (agg. di Niccolò Magnani)
GUALTIERI: RIFORMA PENSIONI NON NELLA PROSSIMA MANOVRA
Come noto l’Inps ha diramato la circolare relativa all’aumento dell’importo degli assegni di invalidità a seguito del decreto agosto che è arrivato a valle della sentenza della Corte Costituzionale in materia. Sulla sua pagina Facebook Giorgia Meloni ha commentato la notizia con un video accompagnato da queste parole: “Dopo mesi di battaglia parlamentare, il Governo e l’Inps hanno finalmente realizzato quello che Fratelli d’Italia aveva già chiesto con un emendamento approvato a luglio nel dl Rilancio. L’Inps ha diramato la circolare applicativa e le pensioni degli invalidi civili totali verranno più che raddoppiate. Un primo passo per costruire uno Stato più giusto che si occupa di chi ha bisogno e delle persone più fragili”. Intanto Roberto Gualtieri, ospite della trasmissione Porta a porta, ha ribadito che il Governo non rinnoverà Quota 100 e che sta lavorando per una riforma pensioni che non entrerà però nella prossima Legge di bilancio. Dove dovrebbero però esserci misure in materia previdenziale, come aveva detto Nunzia Catalfo.
LA VITTORIA DI INARCASSA
Una sentenza del Tar di Roma dello scorso 1° ottobre avrà riflessi importanti per ingegneri e architetti liberi professionisti iscritti a Inarcassa. Come riporta catanzaroinforma.it, infatti, Inarcassa aveva deciso di prevedere una rivalutazione dei montanti sui contributi versati nel 2014 e nel 2015 del 4,5% anziché del 3%. Il ministero del Lavoro e il Mef avevano però bocciato la delibera e così Inarcassa aveva presentato ricorso. Il Tar le ha dato ragione, pertanto gli iscritti in pensione vedranno aumentare il loro assegno, mentre chi è ancora in attività incasserà una cifra più alta una volta in quiescenza. Quella piccola misura di riforma pensioni autonoma presa da Inarcassa dopo aver verificato il rispetto del mantenimento dell’equilibrio di lungo periodo dei conti alla fine è stata riconosciuta valida con soddisfazione del Presidente, del Comitato nazionale dei delegati e, si presume, degli iscritti, visto che andranno a incassare una somma più alta del previsto, anche se certamente non si sta parlando di tantissimi euro.
RIFORMA PENSIONI, IL FLOP DI QUOTA 100
Per la Confapi di Padova, Quota 100 è stata un flop. Poche le domande presentate rispetto alle previsioni, soprattutto, spiega il Presidente Carlo Valerio, per via della “penalizzazione sull’assegno finale, che in alcuni casi arriva a sfiorare il 15% della pensione. Una decurtazione percepita come particolarmente pesante in questo momento storico di profonda incertezza”. Dal suo punto di vista “Quota 100 fa il paio col reddito di cittadinanza: è una misura nata per motivi squisitamente elettorali. È stata la risposta ideologica a un problema che comunque c’era e andava affrontato, ma non in questo modo”. Se infatti la riforma pensioni targata Fornero “era indispensabile”, tuttavia “conteneva un baco, ovvero l’aver lasciato per strada moltissime persone che avevano un’età critica e che il giorno prima sarebbero potute andare in pensione e il giorno dopo rimanevano escluse. Quelle persone avevano il diritto di ricevere risposte”, come nel caso degli esodati.
IL PROBLEMA DEI GIOVANI
Per Valerio è quindi giusto portare a scadenza Quota 100 e cercare già “soluzioni diverse, anche perché esiste un altro dato di cui tener conto: nel 2020 la spesa per le pensioni toccherà il 17% del Pil, nuovo record di sempre”. “Alla luce di tutto ciò, possiamo davvero permetterci di abbassare i requisiti contributivi, come più di qualcuno propone? E chi pagherà queste pensioni?”, aggiunge il Presidente di Confapi Padova. Senza dimenticare che i giovani entreranno nel mercato del lavoro “in misura minore rispetto ai lavoratori in uscita e saranno costretti a pagare loro stessi queste pensioni anticipate”.