RAGNI: QUOTA 41 SENZA COEFFICIENTI

Parlando venerdì scorso a Forlì nel corso del convegno “Difendere le pensioni attuali e future; un impegno per le famiglie” organizzato dai Seniores di Forza Italia, Fabrizio Ragni, coordinatore comunale del partito di Silvio Berlusconi, ha trattato un tema di riforma pensioni importante come quello di Quota 41, misura che la Lega pensava di introdurre una volta terminato il triennio di Quota 100. “Oggi si parla di quota 41, ovvero si propone per andare in pensione un totale di 41 anni di contributi. Ma anche questa volta c’è chi, come per esempio il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, ritiene che vi siano persone che possono uscire più tardi e altre prima dal mondo del lavoro, in base a non meglio precisati coefficienti di gravosità e distinte  categorie professionali. Noi siamo tra quelli , invece, che riteniamo che 41 anni di contributi siano più che sufficienti per tutti a prescindere dall’età e dal lavoro svolto. Tutti i mestieri sono ugualmente usuranti dopo 41 anni. Non vi pare?”, ha detto Ragni, stando a quanto riportato da forlitoday.it.



IL CONFRONTO TRIDICO-FORNERO

Pasquale Tridico, ospite dalla trasmissione diMartedì, è tornato a proporre la sua idea di riforma pensioni per il post-Quota 100: un sistema flessibile con l’attribuzione di indici di gravosità a seconda delle professioni svolte, in modo da consentire l’ingresso in quiescenza a seconda dell’attività svolta e non secondo quote o parametri “rigidi”. Elsa Fornero, anch’ella ospite della trasmissione, si è detta d’accordo in linea di principio con quanto enunciato dal Presidente dell’Inps, ma ha posto il problema delle risorse necessarie per questo tipo di intervento, come di altri da lui proposti, visto che oltretutto nel nostro Paese i giovani faticano a trovare lavoro e per questo spesso emigrano. Presente in studio anche il giornalista Sergio Rizzo, che ha criticato Quota 100 definendola l’ultima botta al patto intergenerazionale che, dal suo punto di vista, è dagli anni ’60 che viene continuamente e pericolosamente colpito, togliendo risorse al futuro, cioè ai giovani, per darle ai più anziani.



LA PROTESTA DEI SINDACATI

I sindacati dei pensionati portano avanti la loro protesta sulle mosse attuate dal Governo in tema di riforma pensioni. A Messina c’è stata una manifestazione davanti alla Prefettura e tempostretto.it riporta le dichiarazioni Gaetano Santagati, Bruno Zecchetto e Giuseppe De Vardo di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, secondo cui l’esecutivo “dà l’impressione che i pensionati siano ‘invisibili’ dando loro un amento annuo di appena tre euro, non riconoscendo il fatto che nel nostro Paese vivono 3 milioni di cittadini che versano in condizione di non autosufficienza e la maggior parte di essi sono anziani”. Una manifestazione si è svolta anche a Palermo, davanti alla sede dell’Ars. Palermotoday.it riporta le dichiarazioni di Antonino Toscano, Segretario generale pensionati Uilp-Uil Sicilia, secondo cui “è necessaria una piena rivalutazione delle pensioni e l’allargamento della quattordicesima perché attualmente copre solo una parte dei pensionati”. Non pare però possibile al momento che il Governo cambi qualcosa su questi fronti nella manovra.



I PREPENSIONAMENTI CHE PREOCCUPANO L’INPGI

Si discute molto dell’ipotesi di riforma pensioni riguardante gli operatori della comunicazione che potrebbero confluire nell’Inpgi. Ma c’è un’altra questione che riguarda l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani. Ne parla Il Sole 24 Ore, spiegando che è stato presentato un emendamento alla Legge di bilancio che consente prepensionamenti per le aziende editoriali dal 2020 al 2027. Un misura che non piace a Marina Macelloni, Presidente dell’Inpgi, sia perché l’istituto stesso stava cercando di frenare le uscite per pensioni anticipate, sia perché “lo stanziamento di 7 milioni di euro comporta l’uscita anticipata di circa 120 persone, con la conseguenza che l’istituto perde 5 anni di contributi per una valore di 4,5 milioni all’anno”. Come se non bastasse, poi, l’emendamento prevede che i prepensionamenti possano essere resi possibili a fronte di piani di riorganizzazione che prevedano un’assunzione ogni due uscite, ma con la possibilità di inserire “altre professionalità non giornalistiche”, cioè lavoratori che non verserebbero contributi all’Inpgi, determinando così un ulteriore problema per le casse dell’istituto.

LE MISURE PER GLI AMMINISTRATORI LOCALI IN TAA

In Trentino-Alto Adige è stata approvata una misura di riforma pensioni riguardante i sindaci e gli amministratori locali. Come riporta ladige.it, l’assessore regionale agli enti locali, Claudio Cia, spiega che è stata introdotta “una forma di previdenza integrativa per sindaci, vicesindaci, assessori comunali e presidenti di comunità di valle, che non siano lavoratori dipendenti per sanare una disparità di trattamento”. “Attualmente infatti solo i lavoratori dipendenti potevano ricoprire determinate cariche amministrative negli Enti locali senza dover subire una perdita di contributi previdenziali o di reddito, come inevitabilmente accadeva per gli amministratori locali che fossero lavoratori autonomi o liberi professionisti, si pensi ad artigiani, contadini, architetti, farmacisti, commercianti. Del tutto privi di copertura previdenziale risultavano poi gli amministratori locali che non esercitavano attività lavorativa, ad esempio una casalinga, uno studente, o un disoccupato”. In totale, a livello regionale, la previdenza dei sindaci costerà 1,3 milioni all’anno e il fine mandato poco più di un milione all’anno.

BONOMETTI CONTRO QUOTA 100

Intervistato da La Stampa, Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, si dice convinto che c”ambiare il Patto di stabilità sarà un aiuto per rilanciare l’economia e le imprese, perché lo Stato potrà permettersi una maggiore spesa per gli investimenti”. Tuttavia sarà importante che tali investimenti vengano concentrati “prima di tutto nelle infrastrutture che possono diventare un volano per tutta la nostra economia. C’è così tanto da fare: porti, aeroporti e autostrade. Non solo costruirne di nuovi, ma intendo anche la manutenzione ordinaria che non si riesce più a fare”. Per l’imprenditore, l’Italia “dovrebbe anche creare un piano di investimenti per rimettere al centro l’impresa manifatturiera. Mentre in generale è necessario puntare su innovazione tecnologica, nella ricerca e sviluppo e sopratutto nella formazione, come fanno Stati Uniti e Cina. Bisogna investire sui giovani, sarebbe utile reintrodurre per esempio l’apprendistato”. Per Bonometti, in ogni caso, “l’importante è non sprecare le risorse, facendo investimenti a debito per misure assistenziali come reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni anticipate”.

RIFORMA PENSIONI, IL CANTIERE DA RIAPRIRE

Come spiega Il Messaggero, il Governo non introdurrà novità particolari in tema di riforma pensioni con la manovra. L’idea è quella di “riaprire il cantiere” a gennaio, tramite un confronto con i sindacati. “L’esecutivo, in particolare con la ministra Nunzia Catalfo, è impegnato ad avviare le due commissioni su lavori gravosi e separazione tra assistenza e previdenza. Nel primo caso si tratta di individuare in modo più sistematico le professioni che comportano uno stress fisico e mentale tale da giustificare eventuali pensionamenti anticipati, al di là delle categorie già oggi ammesse al cosiddetto Ape sociale e di quelle il cui lavoro risulta usurante in base a norme precedenti. Mentre una definizione precisa delle prestazioni non coperte da effettiva contribuzione – su cui una parte del sindacato fa grande affidamento – potrebbe portare ad una diversa e più trasparente rappresentazione contabile della spesa senza però liberare di per sé risorse aggiuntive, che dipendono sempre dalle disponibilità del bilancio pubblico”, scrive il quotidiano romano.

LE IPOTESI PER IL POST-QUOTA 100

Che ricorda anche il tema della pensione di garanzia per i giovani di cui si parla da tempo, ma su cui nulla si è fatto concretamente. Non mancano poi proposte per il post-Quota 100. Il Messaggero cita la “Quota 100 con penalizzazioni” di Brambilla, la flessibilità in uscita con il contributivo di Leonardi e la più recente flessibilità basata su dei coefficienti di gravosità ipotizzata da Tridico. Probabilmente la soluzione che verrà intrapresa dipenderà anche dalla stabilità dell’attuale maggioranza.