CRISI E PRESTITI UE: IL NODO “RIFORME”
Domani la Commissione Europea presenterà il proprio piano di Recovery Fund per contrastare l’emergenza economica del coronavirus ma non è timore di pochi il fatto che la richiesta di aiuti e prestiti Ue che l’Italia dovesse fare nei prossimi mesi possa avere in realtà delle strette condizioni che “obblighino” il nostro Paese a riforme e tagli da “lacrime-sangue”, versione n.2. In particolare, oltre al crollo del Pil che mette in forte rischio possibili tagli agli assegni delle pensioni nei prossimi, ciò che viene temuto è un sostanziale piano di riforme su previdenza, stipendi e investimenti che l’Italia sarà costretta giocoforza a sottoscrivere per ottenere il Recovery Fund. «Domanda: obbligo di riforme in caso di prestiti UE possono essere un opportunità laddove la nostra politica sembra incapace di farle. Perché questa ostilità?», si chiedeva ieri sui social Ranieri Sabatucci, l’ambasciatore Ue per l’Unione Africana. La “risposta” arriva nei tantissimi commenti appena sotto il post con i tanti timori che il cittadino comune teme davanti a programmi futuri del genere: «Riforme? Chiamiamole con il loro nome: salari al minimo, licenziamenti facili, pensioni non prima di 70 anni, stipendi legati ai risultati aziendali (perdita di bilancio? Stipendio ridotto!) sanità pubblica al minimo, autonomi ridotti a vivere di sussidi …Grandi opportunità». (agg. di Niccolò Magnani)
GLI INTERVENTI A FAVORE DEI PENSIONATI
Anche gli enti locali cercano di aiutare i cittadini di fronte agli effetti della crisi determinata dal coronavirus. In tal senso, come riporta polesine24.it, la Cna Pensionati di Rovigo promuove gli interventi adottati da alcune Regioni, come la Campania, che hanno previsto per i mesi di maggio e giugno l’integrazione delle pensioni minime per portarle a 1.000 euro, anche tramite bonus o social card. Una misura utile che non richiede interventi specifici di riforma pensioni. A Santo Stefano di Magra, in provincia della Spezia, i consiglieri comunali del gruppo di opposizione Insieme per voltare pagina, Paola Lazzoni e Silvio Moreno Ratti, come riporta cittadellaspezia.com, segnalano invece che non è stato adottato alcuno sconto sull’Irpef: “Nel pieno di una pandemia mondiale, mantenere l’aliquota dello 0,80 senza alcuna distinzione tra i redditi dei dipendenti pubblici, dei pensionati e dei lavoratori autonomi, che è la categoria che più ha sofferto, senza tenere conto del fatto che ci sono famiglie che hanno perso pensioni e stipendi, è scellerato”.
FORNERO “GIUSTO TAGLIO ASSEGNI PER CRISI PIL”
I sindacati sono sul piede di guerra dopo che si fa sempre più concreta la possibilità di un taglio delle pensioni come immediato effetto della crisi coronavirus e del crollo Pil che si avrà nei prossimi anni: dopo l’intervento di ieri al Messaggero del segretario confederale Uil Proeitti che invita il Governo «a correggere subito gli effetti negativi che la caduta del Pil ha sulle pensioni future», interviene sulla vicenda l’ex Ministra del Lavoro Elsa Fornero, titolare dell’ultima riforma pensioni durante la precedente crisi economica devastante a livello mondiale. All’Ansa la professoressa spiega «La rivalutazione negativa dei contributi in caso di calo del Pil non è punitivo, è un criterio di sostenibilità». Secondo la Fornero, se la crescita del Pil è negativa si impoveriscono quelli che lavorano e così di conseguenza si impoverisce chi “paga” le pensioni e gli stessi che vanno in pensione: «Nel 2015 un decreto ha previsto che in ogni caso il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo come determinato adottando il tasso annuo di capitalizzazione non può essere inferiore a uno (quindi non negativo), ma salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive», conclude Elsa Fornero. (agg. di Niccolò Magnani)
GLI EFFETTI DEL CORONAVIRUS SULL’ADV
Se il crollo del Pil determinato dalla crisi da coronavirus potrebbe portare a una revisione al ribasso dei futuri assegni pensionistici, per via del sistema di calcolo adottato con il sistema contributivo, Il Messaggero ricorda anche che le tante vittime del virus dovrebbero anche incidere su un altro parametro importante ai fini delle misure di riforma pensioni: l’aspettativa di vita. Probabile che, come già avvenuto di recente, non ci sia alcun aumento dell’età pensionabile dovuto all’aspettativa di vita. Intanto a Cagliari, come riporta castedduonline.it, i pensionati dell’Usb hanno protestato sotto l’assessorato alla sanità e ricordato al Presidente della Regione Christian Solinas e all’assessore alla Sanità Mario Nieddu i sacrifici fatti per contribuire all’economia nazionale, tra cui la mancata perequazione delle pensioni, riferimento al blocco parziale della rivalutazione degli assegni che si sta protraendo da diverso tempo, anche se il Governo ha ampliato la platea di quanti hanno un’indicizzazione piena.
I COSTI DEI VITALIZI IN SICILIA
Il sito del Quotidiano di Sicilia spiega che “l’Assemblea regionale siciliana ha approvato il bilancio di previsione per il triennio 2020-22. Un bilancio senza grosse sorprese sul fronte dei costi della politica che, rispetto al 2019, rimangono sostanzialmente invariati. Il costo dei deputati per l’anno 2020 è di 10,4 milioni di euro e incide per il 4,66% sulla spesa totale. Ma sono gli ex a costare molto di più: i vitalizi continuano a gravare sul bilancio per 16,3 milioni di euro”. Questo nonostante sia stata varata una misura di riforma pensioni per gli ex deputati regionali, che ha portato a una riduzione della spesa pari all’11,62%. Tuttavia, prudenzialmente, prevedendo ricorsi contro la legge approvata, è stato deciso di destinare quasi tutta la cifra risparmiata a un Fondo “per potere adempiere eventuali richieste di restituzione versamenti contributivi, come previsto dalle norme in materia”. Da segnalare che per i 218 dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana sono stati postati in bilancio 25,680 milioni di euro.
RIFORMA PENSIONI, I CHIARIMENTI INPS
L’Inps, rispondendo ad alcuni quesiti formulate dalle proprie strutture territoriali, ha chiarito, come spiega pensionioggi.it, che “il cumulo dei periodi assicurativi al fine di acquisire il diritto alla pensione anticipata o di vecchiaia può essere utilizzato anche dai soggetti appartenenti al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico (forze armate, forze di polizia ad ordinamento civile e militare). In alternativa ad una ricongiunzione onerosa dei periodi assicurativi ai sensi della legge 29/79”. Questo vuol dire che il cumulo può essere utilizzato solo per il “raggiungimento dei requisiti anagrafici e/o contributivi appena citati (non quindi di quelli più favorevoli previsti dalla normativa speciale per il comparto militare)”.
LA NUOVA DATA PER IL RINVIO DEL PAGAMENTO DEI CONTRIBUTI
L’Inps chiarisce anche che è possibile interrompere “il pagamento delle rate di onere di ricongiunzione ai sensi della legge 29/79 ottenendo il ripristino delle posizioni assicurative originarie e, quindi, esercitare il cumulo dei periodi assicurativi”, tranne quando la pensione sia già stata liquidata. Il portale specializzato sulle pensioni ricorda anche che il decreto rilancio prevede che “imprese, lavoratori autonomi e professionisti potranno rinviare il pagamento dei contributi sospesi all’Inps a causa dell’emergenza epidemiologica sino al prossimo 16 settembre 2020. Il versamento, senza applicazione di sanzioni e interessi, andrà effettuato in unica soluzione oppure con 4 rate mensili di pari importo, senza interessi, con la prima rata da versare entro il 16 settembre”.