ESODATI, LA SOLUZIONE È RIAPRIRE L’OTTAVA SALVAGUARDIA

Cesare Damiano ritiene indispensabile, come ha spiegato in un’intervista a pensionipertutti.it, un intervento per risolvere definitivamente il problema degli esodati esclusi. Gabriella Stojan, dalla pagina del Comitato 6.000 esodati esclusi, precisa che “ben pochissimi Esodati possono aver usufruito in questi anni di altre forme di anticipo pensionistico in quanto non in grado di raggiungere i requisiti minimi contributivi richiesti sia da Quota 100 che da Opzione Donna che dall’Ape, dal momento che il loro montante contributivo è rimasto ovviamente bloccato ante il 2011. Inoltre tali forme sono tutte penalizzanti e inique per Esodati che sono rimasti fuori dal mondo del lavoro, con o senza accordi, ante la riforma Fornero e a cui spettano comunque le stesse condizioni accordate a tutti gli altri Esodati già salvaguardati in precedenza, in particolare a quelli con pari requisiti salvaguardati con l’Ottava Salvaguardia, della quale infatti richiediamo la riapertura dei termini per chi raggiunge il requisito previdenziale entro il 31/12/2021”.



I DATI DEL BILANCIO DELLA CAMERA

Come spiega sardegnagol.eu, è stato approvato “il bilancio di previsione della Camera dei deputati per il 2020 e il bilancio pluriennale 2020-2022 predisposti dall’Ufficio di Presidenza, su proposta dei deputati Questori Gregorio Fontana, Edmondo Cirielli e Francesco D’Uva”. Dopo un periodo in cui si è tornati a parlare dei vitalizi dei politici può essere importante sapere che “relativamente alla spesa previdenziale per i deputati cessati dal mandato, gli assegni vitalizi erogati agli aventi diritto si riducono nel 2020 di un importo complessivo di 46,2 milioni di euro per effetto del ricalcolo di tali trattamenti secondo il metodo contributivo disposto dall’Ufficio di Presidenza della Camera nel luglio 2018”, mentre “per quanto concerne la spesa previdenziale per il personale in quiescenza, le pensioni erogate si riducono nel 2020 di circa 20 milioni di euro per effetto del recepimento da parte dell’Ufficio di Presidenza della Camera” della norma sul contributo di solidarietà per le pensioni d’oro in vigore dall’anno scorso.



LA RICHIESTA DI “CARROZZINE DETERMINATE”

Claudio Ferrante, Presidente dell’associazione “Carrozzine Determinate”, ha scritto ai parlamentari abruzzesi e a tutte le forze politiche regionali perché “si metta fine alle discriminazioni e si riconosca pari dignità a tutte le persone fragili, troppo spesso ai margini e dimenticate”. rete8.it riporta il testo dell’appello, con cui si sollecita un intervento di riforma pensioni soprattutto dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale. “È necessario intervenire in materia di previdenza sociale per riconoscere l’aumento delle pensioni di invalidità a tutti gli invalidi civili, così come è urgente e indispensabile rivedere gli importi dell’indennità di accompagnamento per le persone con disabilità grave che è attualmente erogato nella misura di €520,29 (che corrisponde a 70 centesimi l’ora!!) per coloro che hanno bisogno di un’assistenza 24 ore su 24 per la propria sopravvivenza!”, scrive Ferrante. Vedremo se ci saranno delle risposte a questo appello dei parte dei destinatari. Ricordiamo che nel Decreto agosto dovrebbe esserci un intervento anche sulle pensioni di invalidità.

FORNERO “QUOTA 100 È DEVIAZIONE PERICOLOSA”

Parlando ai microfoni di Tg Com24 l’ex Ministra del Lavoro Elsa Fornero ritorna sulla riforma pensioni di Quota 100 e ribadisce come sia decisivo nel post-Covid una “rivoluzione” previdenziale che cancelli l’impianto della legge M5s-Lega: «L’Europa ci chiede di fare attenzione a come spendiamo i soldi. Cosa vuol dire? Vuol dire spendere per il futuro, spendere per i giovani. Vuol dire abbandonare le abitudini del passato, che implicavano che noi spendessimo soprattutto per i pensionamenti anticipati». Come poi ripreso anche da una breve intervista a Trend Online, sempre la Fornero nei giorni scorsi ha ribadito tutta la sua ostilità alla Quota 100 sottolineando come la misura di quella riforma pensioni «rappresenta una deviazione importante rispetto alle riforme che sono state fatte nel passato, inclusa quella che porta il mio nome. Quella deviazione è un percorso pericoloso, non sostenibile nel tempo. Quindi dovete ritornare sulla strada della sostenibilità». (agg. di Niccolò Magnani)

POLIGRAFICI IN PENSIONE CON 35 ANNI DI CONTRIBUTI

Come spiega pensionioggi.it, l’Inps in una circolare chiarisce che fino al 2023 “i lavoratori poligrafici di imprese stampatrici di giornali quotidiani e di periodici e di imprese editrici di giornali quotidiani, di periodici e di agenzie di stampa a diffusione nazionale, le quali abbiano presentato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in data compresa tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2023, piani di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale in presenza di crisi”, potranno accedere alla pensione con 35 anni di contributi (da maturare non oltre il 31 dicembre 2023). “Il beneficio in parola è a disposizione esclusivamente a favore dei soggetti ammessi alla Cigs per causale di riorganizzazione aziendale in presenza di crisi (restano escluse le causali di crisi aziendale e cessazione dell’attività nonché le ipotesi di contratto di solidarietà)”, viene spiegato dal sito specializzato in notizie previdenziali. Inoltre, “la domanda di prepensionamento deve essere esercitata, a pena di decadenza, entro 60 giorni dall’ammissione alla cassa integrazione guadagni straordinaria”.

LE PAROLE DI PAGANINI

In un articolo su formiche.net, Pietro Paganini evidenzia che, secondo stime, dopo il 2050 ci sarà una diminuzione della popolazione mondiale. “Noi italiani ed europei dovremmo fare una riflessione circa gli scenari che potrebbero conseguire da questo radicale – drammatico – cambiamento: dovremmo ridurre lo stato sociale e i consumi, rinunciando al benessere raggiunto?L’automazione, l’intelligenza artificiale e i robot, sopperiranno all’indebolimento del mercato del lavoro? Non avremmo più bisogno di lavoro tradizionale, di fatto; dovremo favorire l’immigrazione economica dall’Africa e dai pochi Paesi che continueranno a fare figli? Ma avranno ancora bisogno di noi?”, scrive il Professore della John Cabot University.

IL PREZZO PAGATO DAI GIOVANI

Il quale ricorda che si sta anche registrando “la tendenza a ridurre il periodo di età lavorativa. Purtroppo solo alcuni di noi si preoccupano di affrontare la questione e chiedere un prolungamento dell’età pensionabile. Senza successo. La maggior parte, continua a chiedere di accorciare l’età pensionabile – Quota 100, per esempio”. Per Paganini occorre chiedersi “chi lavorerà per dare allo stato sociale abbastanza risorse per assistere i più anziani? Il sistema pensionistico nazionale si è dimostrato insostenibile perché lo Stato ha male amministrato le risorse riservate alle pensioni invece di tutelarle e capitalizzarle (pubblico e privato), preferendogli , fino a non molti anni fa (ancora con strascichi), il sistema sciagurato delle ripartizioni. Perciò, sono i giovani a dover pagare rinunciando al loro welfare e ai loro investimenti”. Ma tra poco ci saranno sempre meno giovani.