IL SOLLIEVO PER I PENSIONATI
Si continua a discutere dei numeri relativi alle pensioni di cittadinanza, varate dal Governo insieme alla riforma pensioni con Quota 100 e al reddito di cittadinanza. Ugo De Girolamo, deputato del Movimento 5 Stelle, secondo quanto riportato da 4live.it, spiega che grazie agli strumenti varati dall’esecutivo “piccoli imprenditori, artigiani e commercianti duramente colpiti dalla crisi, studenti in cerca di lavoro, disoccupati, ma anche pensionati costretti a lungo a campare con pensioni minime sotto la soglia di povertà, possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. Ricordo che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di cittadini italiani: il recente rapporto trimestrale dell’Inps sul RdC ha infatti smentito mesi di falsità e confermato che il 90% dei beneficiari ha cittadinanza italiana”. “Presto i dati confermeranno anche gli effetti positivi che il Reddito di Cittadinanza produce sull’economia e sulla domanda interna, in particolare sul commercio di prossimità”, aggiunge De Girolamo.
LE DOMANDE BLOCCATE PER PENSIONI DI CITTADINANZA
In tema di riforma pensioni ultimamente si è parlato molto del numero di domande presentate per usufruire della pensione di cittadinanza. Un numero che è sembrato piuttosto modesto rispetto alle aspettative e agli annunci del Governo. In un articolo pubblicato su left.it viene però spiegato che ci sono circa 140.000 domande per reddito e pensione di cittadinanza che sono bloccate in virtù di una circolare dell’Inps riguardante ai cittadini extracomunitari. “La circolare stabilisce che ‘la norma, al comma 1-bis, pone l’obbligo in capo ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea di produrre in fase di istruttoria, ai fini dell’accoglimento delle domande, una certificazione dell’autorità estera competente, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall’autorità consolare italiana, conformemente a quanto disposto dall’articolo 3 del testo unico di cui al Decreto del presidente della Repubblica 445 del 2000 e dall’articolo 2 del Dpr 394 del 1999’”. Una documentazione “spesso impossibile da produrre”.
LA RICHIESTA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
La riforma pensioni ha previsto anche l’introduzione dell’assegno di cittadinanza e da Forza Italia continua ad arrivare la proposta di alzare le minime a mille euro. La Federazione di Vicenza di Rifondazione Comunista, chiede invece alla Regione Veneto di cambiare la legge “stana furbetti” riguardante le case Ater. “Noi comunisti siamo da sempre favorevoli all’applicazione dell’Isee per accedere ai servizi pubblici perché è attualmente lo strumento più equo disponibile, ma questa legge è stata applicata senza tenere conto che gli inquilini delle case Ater sono per lo più grandi anziani con pensione minima o poco più, ma con piccoli risparmi faticosamente raccolti dopo una vita di lavoro dipendente”, si legge in un comunicato riportato da vicenzapiu.com, che continua: “Entrerà mai nelle zucche vuote dei lorsignori che governano questa regione e questa nazione che garantire sicurezza significa, in presenza di una popolazione anziana, anzitutto garantire una casa, assistenza sanitaria pubblica ed efficiente e pensioni adeguate?”.
RIFORMA PENSIONI, GLI EFFETTI DELLA LEGGE FORNERO
Il settore agricolo è uno di quelli che paga maggior pegno alla riforma pensioni targata Fornero. Come spiega risoitaliano.ue, infatti, la prospettiva è quella “di andare in pensione con una media di assegno mensile intorno ai 540 euro”, anche perché la Legge Fornero ha portato “una forte penalizzazione per coloro che hanno i redditi nelle fasce più basse di tutti i settori, di conseguenza anche quello agricolo”. Anche per questo motivo recentemente “una delegazione di ANP-CIA Pavia, insieme al Presidente Carlo Ventrella, dal Vice Presidente Rosalba Geraci, dal direttore del patronato INAC Manuela Ogliari e dal direttore di Cia Pavia Elena Vercesi, ha presentato alla Prefettura di Pavia un documento nel quale sono contenute proposte e rivendicazioni”.
LE RICHIESTE DELLA CIA
Nello specifico, le richieste riguardano “l’aumento delle pensioni minime di almeno il 40%; la riconferma della quattordicesima per le pensioni sotto i 1000 euro; l’inserimento degli agricoltori tra le categorie che svolgono mansioni gravose e faticose per usufruire di anticipi pensionistici senza penalizzazioni; il welfare e i servizi socio-sanitari nelle aree rurali”. “Non c’è stato un netto miglioramento rispetto al passato. Per Cia 640 euro al mese è lo zoccolo duro su cui costruire i contributi e godere del privilegio è indispensabile una riforma se si vuole far aumentare anche l’occupazione ed il ricambio generazionale. L’imprenditore agricolo fa un lavoro usurante, chi va in pensione in questo settore, lo fa perché subentrano malattie professionali”, ha evidenziato Carlo Ventrella.