ANTICIPATO IL PAGAMENTO DELLE PENSIONI FINO A MAGGIO

Come riporta Lapresse, “il Capo Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha firmato l’ordinanza (n° 740 del 12 febbraio 2021) che dispone, anche per i mesi di marzo, aprile e maggio, l’anticipo dei termini di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’Inps: trattamenti pensionistici, assegni, pensioni e indennità di accompagnamento per gli invalidi civili. Il provvedimento, anche al fine di consentire l’accesso scaglionato e contingentato degli utenti presso gli uffici di Poste Italiane, prevede l’anticipo delle riscossioni delle competenze del mese di marzo, dal 23 febbraio al 1° marzo 2021, del mese di aprile, dal 26 marzo al 1° aprile 2021 e del mese di maggio, dal 26 aprile al 1° maggio 2021”. Intanto Valerio Malvezzi, in un intervento riportato da radioradio.it evidenzia un problema del Recovery plan che riguarda anche i temi di riforma pensioni: “Noi di fatto siamo in un’Europa di burocrati che risponde ai mercati finanziari. L’Europa quei soldi ce li dà attingendoli ai mercati finanziari, però poi ci impone di rimborsarli”.



IL PESO DEI PENSIONATI SUL NUMERO DI OCCUPATI

In un articolo su corrieredellacalabria.it viene analizzata la situazione dell’economia regionale, ricordando alcuni numeri che si legano al tema della riforma pensioni. “Sono i numeri a far comprendere come la struttura produttiva calabrese sia particolarmente fragile sotto il profilo della creazione di ricchezza diffusa. Numeri che delineano un quadro a dir poco disarmante e che indicano la dipendenza da altre componenti: in gran parte esterne alle attività produttive regionali. A partire dell’incidenza, ad esempio del peso dei pensionati sul numero di occupati. La Calabria sotto questo aspetto, ci dice l’Istat, detiene un record nazionale: ci sono 88,1 pensionati ogni 100 lavoratori attivi. Come anche, rimanendo su questo tema, emerge che la Calabria è seconda solo alla Liguria per incidenza del reddito da pensioni sul prodotto interno lordo: 20,84%. Come dire che i nostri genitori o nonni permettono – con le loro pensioni – di tenere in piedi consumi e redditi e conseguentemente l’economia complessiva”, si legge nel pezzo a firma di Roberto De Santo.



DAMIANO SULLE “PROSSIME” PENSIONI

Interpellato da ”Pensioni per tutti“, l’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano vede con favore l’avvento del collega dem Orlando alla guida del Ministero, chiedendo subito che possano essere fatti passi avanti sia sul fronte pensioni che sulle riforme degli ammortizzatori sociali. «La scelta di coinvolgere le parti sociali, operata da Mario Draghi, e l’accelerazione impressa da Andrea Orlando nell’avviare immediatamente una politica di ascolto e di condivisione con i sindacati del lavoro e dell’impresa, con gli ordini professionali e con le associazioni rappresentative degli altri lavoratori autonomi vanno nella giusta direzione», spiega Damiano che poi punta dritto sulla riforma delle pensioni con una maggiore flessibilità in uscita, «misura di flessibilità previdenziale sostitutiva di Quota 100». (agg. di Niccolò Magnani)



LE SEGNALAZIONI AECI SULLE RICHIESTE INPS

L’Associazione europea consumatori indipendenti spiega di aver “ricevuto diverse segnalazioni da parte di pensionati, ai quali è stato notificato il recupero di somme erroneamente erogate da parte di Inps. Poche righe con le quali Inps comunica l’obbligo di restituzione delle somme, in alcuni casi anche molto ingenti, tramite decurtazioni mensili che vengono automaticamente applicate alle pensioni dei poveri malcapitati, senza possibilità di bloccare le trattenute”. Certo ci possono essere casi di richiesta legittima, ma occorre tenere presente che “la Corte di Cassazione ha dichiarato l’illegittimità della pretesa da parte di Inps di ottenere la restituzione delle somme in eccedenza versate per suo stesso errore, non imputabile al pensionato, salvo che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato”. In caso quindi di dubbi rispetto a una comunicazione Inps su una restituzione di somme erroneamente erogate, l’Aeci consiglia di rivolgersi ai propri sportelli per poter valutare il da farsi.

LE RICHIESTE DEI SINDACATI A ORLANDO

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha incontrato, seppur in videoconferenza, i sindacati ieri pomeriggio e tra i temi affrontati c’è stato anche quello della riforma delle pensioni. Annamaria Furlan, Segretaria generale della Cisl, come riporta Adnkronos, ha anche chiesto “al Ministro l’apertura di un confronto sulle pensioni ed in particolare sulla necessaria flessibilità in uscita, vista la scadenza a fine anno di quota 100”. Il suo omologo della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha anche evidenziato “la necessità di procedere nel percorso di separazione della previdenza dall’assistenza”. Prima ancora dell’incontro l’Usb aveva però espresso le sue perplessità e critiche sul nuovo esecutivo, in quanto “l’ingresso del vice segretario del Pd Orlando al Ministero del Lavoro segnerà di fatto un connubio inscindibile con Cgil Cisl Uil e una stretta obbedienza in materia di salari, pensioni, reddito ai diktat dell’Unione europea”. E Bruxelles da tempo chiede misure che portino a una diminuzione della spesa pensionistica e a una piena attuazione della Legge Fornero.

RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI GEROLDI

Non c’è dubbio che il tema più impellente degli incontri tra Governo e sindacati riguardi il termine del blocco dei licenziamenti, ma prima o poi andrà affrontato anche il nodo delle riforma pensioni. colletiva.it riporta la posizione di Gianni Geroldi, uno dei massimi esperti in Italia di sistemi previdenziali, secondo cui bisognerebbe da un lato introdurre una pensione di garanzia che permetta di fruire del diritto alla previdenza anche a tutti quei lavoratori e a quelle lavoratrici che hanno carriere professionali discontinue e deboli e dall’altro introdurre elementi di flessibilità in uscita oggi impossibili con le regole della legge Fornero. Quest’ultimo punto diventa cruciale alla luce della fine di Quota 100 prevista alla fine dell’anno.

LE PAROLE DI GHISELLI

Secondo Roberto Ghiselli, “vi sono le condizioni per intervenire nell’attuale sistema, che va superato, prevedendo una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni, o con 41 anni di contributi, interventi a favore delle donne, dei lavoratori precoci, dei lavori gravosi o usuranti, dei disoccupati. E occorre introdurre una pensione contributiva di garanzia per i lavori poveri o discontinui e per i più giovani”. Oltretutto, come riporta Avvenire, il Segretario confederale della Cgil ha ben presente, grazie agli studi della Fondazione Di Vittorio, che non tutte le risorse stanziate per Quota 100 verranno utilizzate e dunque vi sono anche dei margini per poter immaginare di destinare i risparmi di spesa a una nuova misura di flessibilità. Importante sarà però anche veder risalire il Pil, in modo che la spesa pensionistica sia più sostenibile.