LE DOMANDE OPZIONE DONNA RESPINTE NELLA SCUOLA

Lo Snals Confsal di Verona, attraverso una scheda curata da Renzo Boninsegna e riproposta da orizzontescuola.it, segnala che vi sono casi in cui le domande presentate da alcune dipendenti della scuola per accedere alla pensione tramite Opzione donna sono state respinte. Poiché nella comunicazione non sono resi noti nel dettaglio i motivi per cui la domanda è stata respinta, nella scheda viene ricordato che l’Inps non accetta alcun arrotondamento relativo ai 35 anni di contribuzione necessaria per accedere alla pensione con Opzione donna: “basta anche un solo giorno in meno” per non aver diritto alla pensione. Nella scheda viene spiegato che dopo opportune verifiche si può avere contezza della situazione e se mancano effettivamente dei periodi contributivi vi si può porre eventualmente rimedio tramite il riscatto cui si può aver diritto e la richiesta all’Inps di ricalcolare il diritto alla pensione, in modo da non dover aspettare un altro anno per accedere alla quiescenza. È consigliato farsi assistere da un professionista o da un patronato per tutte le verifiche del caso.



ALLARME CNEL SU PENSIONI SANITÀ

Alla presentazione della Relazione sulla qualità dei servizi pubblici fornita dal Cnel, sono emersi – prima dell’intervento del Ministro PA Brunetta che ha annunciato la norma sblocca-concorsi nel prossimo Decreto Covid – alcuni punti di allarme sulla situazione delle pensioni in Italia nel 2021: la riforma di Quota 100, sottolinea la relazione del Cnel, ha inciso e non poco sulla Sanità. In pensione anticipata tra il 2019 e il 2020 11.897 unità, di cui 1.676 medici: se a questi si aggiungono le vittime per il coronavirus dei tanti sanitari colpiti stando al “fronte” della pandemia, si può ben intuire come servano interventi importanti tanto sulla tutela dei lavoratori, quanto su nuove riforme pensionistiche, quanto infine sulle assunzioni nel mondo della Sanità che occorreranno ancora molto nei prossimi mesi di vaccini & lotta alle varianti Covid-19. (agg. di Niccolò Magnani)



LA PREOCCUPAZIONE DELL’ANP-CIA PER GLI OVER 65

L’Associazione nazionale pensionati aderente alla Cia della Sardegna, come riporta Askanews, segnala che nella regione “gli ultrasessantacinquenni rappresentano circa il 25% della popolazione complessiva. La lunga crisi economica, aggravata dalle conseguenze della pandemia in corso, ha purtroppo portato i pensionati, unitamente al settore primario, a essere i soggetti che garantiscono la tenuta sociale e economica isolana. Molte famiglie sopravvivono e si reggono con le pensioni dei genitori e dei nonni”. Per questo l’Anp chiede alla Regione Sardegna “di fare in modo che sia immediatamente riprogrammata e rilanciata la campagna di vaccinazione contro il Covid, con tempi certi, maggiore efficienza organizzativa e nel rigoroso rispetto dei criteri di priorità indicati dalle autorità sanitarie”. Infatti, “ritardi, disattenzioni e inefficienze della attuale campagna vaccinale colpiscono l’intera popolazione dell’isola e in particolare gli anziani e i soggetti con disabilità, che hanno pagato e stanno pagando un prezzo altissimo in vite umane e ben lungi dall’essere considerati prioritari nel processo di vaccinazioni, appaiono dimenticati da tutti”.



L’ETÀ EFFETTIVA DI PENSIONAMENTO

In un articolo che introduce un ampio e utile vademecum sulle “dieci scorciatoie” per le pensioni, frutto anche delle misure di riforma pensioni approvate con l’ultima Legge di bilancio, su Italia Oggi viene ricordato che “in Italia l’età legale per andare in pensione è di 67 anni, una delle più alte al mondo. In realtà, però, secondo dati Ocse, l’età media nella quale ci si ritira dal lavoro è di circa quattro anni inferiore: meno di 64 anni per gli uomini e a meno di 62 per le donne. È opportuno precisare che, pur essendo il dato di gran lunga più frequente, non sempre il ritiro dal mondo del lavoro coincide con l’inizio del pensionamento, perché tra i due momenti ci può essere un periodo di disoccupazione o altro. Resta il fatto però che, mentre ufficialmente l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia è molto alta (la media europea è intorno ai 64 anni), nel Belpaese non mancano le scappatoie per mettersi a riposo con qualche anno di anticipo”. L’Inps ha pochi giorni fa evidenziato che nel 2020 l’età media di pensionamento è passata a 64,3 anni dai 63,9 del 2019.

RIFORMA PENSIONI, LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE NEL PUBBLICO

Il Messaggero torna a occuparsi della previdenza complementare dei dipendenti pubblici, in particolare sulla denuncia di Confintesa, secondo cui lo Stato non starebbe versando la quota aggiuntiva di contributi (pari all’1% della retribuzione) per quei lavoratori che decidono di versare al fondo Perseo-Sirio contributi volontari pari ad almeno l’1% della retribuzione. Il quotidiano romano spiega che Cgil, Cisl e Uil hanno accusato il sindacato autonomo di diffondere notizie false, ma è lo stesso Presidente del fondo, Wladimiro Boccali, a scrivere al ministro dell’Economia Franco e a quello della Pubblica amministrazione Brunetta, oltre che al Presidente dell’Aran Naddeo, per segnalare “che sono più di due anni (tutto il 2019, il 2020 e questo scorcio di 2021), che il Fondo degli statali che lui presiede non vede un euro del contributo aggiuntivo”.

I SOLDI FERMI AL MEF

Boccali spiega anche che i soldi ci sono, “ma sono fermi nelle casse del ministero dell’Economia” perché “prima di pagare bisogna stabilire quanto deve essere versato ad ogni singolo ministero”. E per compiere questi conteggi il Tesoro ha già aperto un canale “con le singole amministrazioni per avere i dati”. Una discussione che, secondo il fondo Perseo-Siro va avanti da troppo tempo e risulta inutile perché “i dati non sono in possesso dei singoli ministeri, ma sono in possesso della ‘Direzione dei sistemi informativi del Dipartimento dell’Amministrazione generale del Mef’, il soggetto cioè che elabora le buste paga ed effettua il pagamento degli stipendi ai dipendenti pubblici iscritti al fondo pensione”. Basterebbe quindi che al Mef i diversi uffici si parlassero tra di loro.