LA PRIORITÀ PER DAMIANO
Cesare Damiano, durante un’audizione parlamentare relativa alla riforma delle pensioni, ha spiegato che “se si sommassero tutte le richieste tra Ape social, Opzione donna, pensione di garanzia per i giovani e nuova flessibilità in uscita ne uscirebbe una spesa miliardaria insostenibile. In questi casi si sceglie cosa è più necessario”. Come riporta La Stampa, per l’ex ministro del Lavoro bisognerebbe dare priorità all’ampliamento dell’Ape social alle “mansioni operaie nel campo dell’industria, dell’edilizia e dell’agricoltura”. Nel corso della sua audizione, come riporta Il Sole 24 Ore, il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha ricordato l’importanza del riscatto gratuito della laurea per i giovani, ma ne ah anche ricordato il costo per le casse dello Stato che sarebbe compreso tra i 4 e i 5 miliardi di euro l’anno. La Uil, intanto, tramite il Segretario confederale Proietti e il Segretario generale della Uilp Barbagallo chiede al Governo “di sterilizzare subito gli effetti negativi che la caduta del Pil del 2020 avrà sulla rivalutazione del montante contributivo”.
RISCHIO PIL SULLA RIFORMA PENSIONI
Come informa il “Sole 24 ore”, vi è un meccanismo in atto che porterà sul fronte pensioni un “coefficiente negativo” dovuto all’impatto del PIL: come immediate conseguenze, il rischio di assegni pensionistici più bassi già nel 2022.
In attesa delle novità imminenti sulla riforma pensioni, non sono buonissime le novità in merito al calcolo stesso dell’assegno: l’andamento dell’economia avrà, come sempre avviene, un impatto sulle pensioni, il problema è che l’andamento “a V” del PIL dovuto alla pandemia «condizionerà quella parte dell’assegno pensionistico che è calcolata con il metodo contributivo e quindi legata alla crescita economica ed alla speranza di vita», si legge sul “Sole 24 ore”. I soggetti che potranno ricevere un ribasso del lato contributivo alla pensione sono: lavoratori dal 1° gennaio 1996 per l’intero importo (sistema contributivo puro); lavoratori che al 31 dicembre 1995 avevano maturato almeno 15 anni di anzianità per l’interno importo (la legge Dini); lavoratori che al 31 dicembre 2011 hanno maturato almeno 18 anni di anzianità (in sostanza, la legge Fornero). (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI LETTA E SALVINI
Come riporta Adnkronos, Enrico Letta, durante un evento elettorale a Sulmona ha detto: “In molti mi dicono ‘smetti di parlare di giovani, parla di pensioni, spara quota 300, visto l’altro…. E io invece ripeto che io parlo con gli elettori con i cappelli bianchi, ma quel che mi dicono, quel di cui mi parlano non è della loro pensione, ma dei figli e i nipoti che non riescono ad uscire dalla morsa della precarietà, ed è da qui che bisogna ripartire”. Matteo Salvini, invece, come riporta l’Agenzia Vista, prima di incontrare Mario Draghi ha detto: “Io sono preoccupato per il Paese. Ci sono milioni di cartelle esattoriali in arrivo, la riforma delle pensioni, del catasto, i bilanci dei comuni in dissesto”. La Uil di Ascoli Piceno ha invece organizzato per domani mattina un incontro dal titolo “La Previdenza Futura: Flessibilità d’Accesso, Rivalutazione delle Pensioni, Sostenibilità del Sistema” cui parteciperanno Domenico Proietti, Segretario confederale Uil, e Carmelo Barbagallo, Segretario generale Uilp.
IL RISCHIO PER LE MISURE POST-QUOTA 100
Secondo Mauro Marino le misure di riforma pensioni per il post-Quota 100 arriveranno molto a ridosso della fine dell’anno, quando verrà approvata la Legge di bilancio. In un articolo pubblicato su pensionipertutti.it spiega che “appare evidente il caos che si verificherà nei primi mesi del prossimo anno con i lavoratori che non capiranno nulla perché il testo dovrà prima essere “interpretato” dall’Inps che poi emetterà le circolari esplicative ed i vari patronati che saranno presi d’assalto e non sapranno cosa rispondere.Un Paese, l’Italia, dove non esiste la programmazione e dove ogni cosa è fatta sempre all’ultimo momento con grave danno per le persone che in un ambito così importante per il loro futuro si sentono trattati da cittadini del Terzo Mondo. A meno che all’ultimo momento proprio perché non in grado di affrontare compiutamente la problematica sulle pensioni non si opti per un intervento minimo e si attui una proroga magari di sei mesi di ‘quota 100’ proprio per dar tempo all’Esecutivo di preparare una legge che abbia una durata almeno decennale”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI GRONCHI
Secondo Sandro Gronchi, è “scontato che i provvedimenti attesi entro l’anno” in tema di riforma delle pensioni “si limiteranno a pasticciare, ancora una volta, sui requisiti per l’acceso alla pensione. È arduo prevedere se e quando il sistema contributivo italiano potrà meritare il nome che porta”. Al di là di questa considerazione finale, in un lungo articolo riportato sul sito del Sole 24 Ore l’economista sottolinea che nel nostro Paese si sono aggiunte nel tempo “forme di pensione anticipata il cui effetto complessivo è di ridurre l’età media di pensionamento a uno dei valori più bassi d’Europa”. E cita come modello virtuoso da cui trarre ispirazione la Svezia, dove esiste una forma d’uscita anticipata dal mondo del lavoro “non configurabile come pensionamento”.
IL MODELLO SVEDESE
Gronchi spiega infatti che nel modello svedese “l’uscita anticipata può essere richiesta fin dall’età di 62 anni, cioè fino a tre anni prima dell’età minima di pensione, e da diritto ad assegni mensili configurati come ‘prestiti’ garantiti dal montante contributivo maturato. Al compimento dell’età minima di pensione, il debito è rimborsato a valere sul montante stesso e, solo allora, la vera pensione è liquidata moltiplicando ciò che resta di quest’ultimo per il coefficiente dei 65 anni appena assegnato (con gli altri tre) alla coorte di appartenenza. La dimensione dei prestiti è quantificata simulando la liquidazione di una pensione vera e propria”. Finora, questa uscita anticipata “ha riguardato un terzo dei lavoratori svedesi, la maggior parte dei quali avevano perso il lavoro”.
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