DAMIANO REPLICA A RUTTE
In un nota riportata dall’agenzia Nova, Cesare Damiano commenta le dichiarazioni di Mark Rutte sulla riforma pensioni che sarebbe necessaria in Italia. “Da antiquato liberista, ha il chiodo fisso di colpire il welfare e soprattutto le pensioni degli italiani”, dice l’ex ministro del Lavoro, ricordando che “nel nostro paese abbiamo già dato e lo possiamo dimostrare, conti alla mano, riferendoci ai documenti ufficiali: la relazione tecnica del ministero dell’Economia dimostra analizzando le ultime quattro riforme previdenziali che nel periodo 2004-2050, grazie a questi interventi, si risparmieranno dalle pensioni 60 punti di Pil, pari a circa 900 miliardi di euro”. Per l’ex deputato è inoltre sbagliato parlare di spesa pensionistica al 16% del Pil, “dimenticando di specificare che si tratta di una cifra al lordo delle tasse e che i pensionati del nostro Paese restituiscono allo Stato 50 miliardi l’anno”. Da Damiano arriva quindi l’invito al Governo italiano a riprendere il confronto coi sindacati sulle pensioni.
LA PREOCCUPAZIONE SU QUOTA 100
In un articolo sul sito del Sole 24 Ore, Vincenzo Galasso commenta la richiesta di Mark Rutte di cancellare la riforma pensioni con Quota 100. Dal suo punto di vista, probabilmente il Premier olandese, “dati Ocse alla mano, avrà notato che nel 2018, quindi prima dell’introduzione di Quota 100, in Italia l’età effettiva di pensionamento per gli uomini era di 63 anni e 3 mesi contro 65 anni e 2 mesi in Olanda. Sempre dai dati Oecd avrà appreso che l’aspettativa di vita è di 18 anni e 8 mesi per un sessantacinquenne olandese, ma di 19 anni e 7 mesi per un sessantacinquenne italiano. A conti fatti, quindi, gli uomini italiani beneficiano in media di quasi tre anni di pensionamento in più degli olandesi. Inoltre, anche la generosità delle pensioni italiane è superiore a quelle olandesi”. Per il Professore della Bocconi, “se l’autunno porterà una crisi occupazionale, ma anche le risorse del Recovery Fund, si riuscirà a non cedere alla tentazione dell’ennesima ondata di pre-pensionamenti?”. Ecco dunque da dove nasce la richiesta di Rutte.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI AGRUSTI
In tema di riforma pensioni val la pena riportare quanto evidenziato da Raffaele Agrusti in una recente intervista al Sole 24 Ore. “Nei prossimi anni molti saranno espulsi dal mercato del lavoro senza i requisiti per la pensione che, con l’adeguamento automatico alla speranza di vita, tenderà ai 70 anni. Ci sarà un gap da colmare di 4-6 anni e la rendita anticipata, per chi ha una posizione previdenziale rappresenterà l’unica soluzione immediata e sostenibile”, afferma l’ex dg di Generali oggi membro del cda di Propensione. Dal suo punto di vista occorrerebbe cercare di rafforzare “questa funzione della previdenza integrativa” prevedendo “per le fasce reddituali medio basse più esposte al rischio di trovarsi prive di reddito per alcuni anni, ma con bassa capacità di risparmio previdenziale, una deducibilità maggiorata” per gli anticipi come la Rita.
IL MOLTIPLICATORE PER LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Agrusti spiega che concretamente si potrebbe pensare “a un moltiplicatore sul modello dell’ecobonus al 110%, sarebbe un buon incentivo per mobilitare da subito risparmi che non sono stati allocati in prospettiva previdenziale. Una soluzione sostenibile che uniformerebbe il contributo dello Stato in termini di risparmio fiscale tra i titolari di diverso ammontare di reddito consentendo proprio ai lavoratori più bisognosi di poter raggiungere al momento della cessazione un capitale che sotto forma di Rita gli consenta di coprire i loro bisogni in attesa della pensione”. Vedremo se questo suggerimento verrà colto per ampliare le possibilità di utilizzo della Rendita integrativa temporanea anticipata.