SBARRA RILANCIA SU QUOTA 41

Secondo Luigi Sbarra, “in vista della fine di Quota 100 vanno introdotti meccanismi più equi di pensionamento, perché le pensioni non sono un premio o un privilegio, ma un diritto”. Ai nostri microfoni il Segretario generale della Cisl ha spiegato che in tema di riforma pensioni “riteniamo necessario introdurre la possibilità di andare in pensione a partire dall’età minima di 62 anni con la possibilità di accedervi in ogni caso con 41 anni di contributi. Va valorizzato il lavoro di cura e sostenuta la maternità con il riconoscimento di almeno 1 anno di anticipo per figlio. Chiediamo poi di rendere strutturale l’Ape Sociale ed estendere le categorie di lavoratori gravosi e usuranti, come pure di istituire una pensione di garanzia per i giovani, dal momento che i lavori precari, part-time e il sistema contributivo non danno accesso a pensioni dignitose. Infine, va consolidato il sostegno alla Previdenza complementare e, per le pensioni in essere, estesa la 14ma e ripristinata la piena rivalutazione di tutti gli assegni pensionistici”.



I PAESI DOVE CI SI GODE DI PIÙ LA PENSIONE

Il sito del Corriere della Sera riporta i risultati di una classifica pubblicata dal broker assicurativo  “Compare the market” che ha analizzato i dati dell’Ocse per capire qual è il Paese dove la popolazione si gode la pensione più a lungo, considerando tre elementi: “l’età pensionabile ufficiale del governo per una persona che è entrata nel mondo del lavoro all’età di 22 anni; l’età pensionabile effettiva e gli anni previsti in pensione in base all’aspettativa di vita”. Il risultato è che “la Francia, che ha un’età ufficiale a 63,3 anni e una effettiva a 60,8 anni, è il Paese dove la popolazione ha davanti a sé l’aspettativa di trascorrere più anni in pensione: 24,8 anni. Il secondo Paese è la Spagna (età ufficiale a 65 ed età effettiva a 61,7 anni) , con 24,15 anni per godersi la vita senza lavorare, ma con l’assegno mensile. Terzo Paese è la Grecia (età ufficiale a 62 ed età effettiva a 60,85 anni) , con 24,1 anni di pensione”. “Gli italiani non sono messi tanto male. Con 23,2 anni in media da passare in pensione siamo sesti, dopo il Lussemburgo quarto con 23,65 anni e il Belgio, in quinta posizione con 23,3 anni di pensione”.



ENTRO IL 2030 45.000 POLIZIOTTI IN PENSIONE

Nel commentare quanto avvenuto a Valentano, con il rave party non autorizzato e il successivo sgombero, il Segretario provinciale del Siap di Viterbo, Roberto Coletta, come riporta tusciaweb.eu, ricorda “che entro il 2030 andranno in pensione per raggiunti limiti di età circa 45mila appartenenti alla polizia di stato, tra uomini e donne. Già tra gli anni 2021/2023 saranno pensionati circa 15mila di loro, quasi tutti ufficiali di pg. Il blocco del turn over e dei concorsi perpetrato sino al 2015 dai governi di allora ha causato questo enorme danno. A ciò si potrà dare un parziale ristoro procedendo in due direzioni: approvare lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi già banditi e realizzati e che hanno visto una grande quantità di idonei non ammessi con voti molto alti, segno di una evidente buona preparazione degli aspiranti poliziotti; dando la possibilità, su base esclusivamente volontaria e senza modificare l’assetto delle norme che disciplinano la previdenza nel Comparto, di poter permanere al personale ‘anziano’ per ulteriore periodo in servizio, in modo da consentire il trasferimento delle conoscenze alle giovani leve”.



RIFORMA PENSIONI, IL NODO PER IL GOVERNO

In un articolo pubblicato su lasicilia.it viene ricordato come il Governo dovrà presto affrontare il tema della riforma delle pensioni. “Riforma del fisco, ammortizzatori, pensioni: parte già con un menù ben definito la preparazione della prima manovra targata Draghi-Franco, che dovrà anche dare seguito all’impegno di prorogare il Superbonus al 110% per le ristrutturazioni green fino al 2023. Al solito le proposte dei partiti prefigurano interventi da almeno 15-20 miliardi ma sul piatto al momento ce ne sono 4-5 già a bilancio e pochi margini per agire in deficit, visto il maxi-debito già accumulato in un anno e mezzo di emergenza Covid”, è infatti l’incipit di un articolo nel quale vengono evidenziate le difficoltà a reperire tutte le risorse necessarie per gli interventi di cui si parla da diversi mesi.

IL RISCHIO DI PICCOLI AGGIUSTAMENTI

Entrando più nello specifico del tema previdenziale, viene ricordato che “su come superare la fine di quota 100 governo, partiti e parti sociali sono ancora in alto mare. Al ministero del Lavoro ci sono stati solo due incontri preliminari che non sono entrati nel merito ma la sensazione che circola negli ambienti della maggioranza è che si stia valutando di fare ‘non molto’, solo qualche aggiustamento. Anche perché il grosso delle risorse dovranno andare agli ammortizzatori: la riforma della cassa integrazione è quella a uno stadio più avanzato, con lo schema messo a punto dal ministro Andrea Orlando condiviso con le parti sociali in un ultimo incontro prima della breve pausa estiva”. Il rischio è quindi quello di misure di riforma pensioni non certo rivoluzionarie.

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