LE PAROLE DI BOMBARDIERI (UIL)
Come riporta Lapresse, il Segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri esprime preoccupazione per lo “scenario di guerra: acuisce problemi già esistenti, come la possibilità di avere materie prime, aumento dei costi, aumento dell’inflazione”. Anche per questo, serve “un intervento che sia in grado di dare risposta a salari e pensioni dei lavoratori che hanno perso potere d’acquisto”. Una preoccupazione simile viene espressa, come riporta l’edizione di Massa Carrara della Nazione, dal consigliere regionale toscano del Pd Giacomo Bugliani: “Viviamo in un periodo complicato con gli effetti della pandemia ancora in corso da una parte e dall’altra una crisi internazionale che condiziona le vite di tutti. In un contesto come questo bisogna tornare a riflettere sui bisogni primari dei cittadini. C’è la necessità di un adeguamento dei prezzi e di retribuzioni e pensioni. Ritengo doveroso essere qui in piazza perché la politica non deve dimenticare le persone e le loro necessità quotidiane”.
LA RIFORMA PENSIONI NEL 2022, IN ATTESA CHE SI RISOLVA LA CRISI UCRAINA
Qualsiasi ambito della politica e società in queste settimane sono inevitabilmente “tramortite” dall’emergenza esplosa in Ucraina il 24 febbraio scorso: con l’invasione russa cominciata, il tavolo delle riforme avviato dal Governo, primariamente quello sule pensioni, è stato “congelato”.
Punti fermi restano la Quota 102 per quest’anno e soprattutto l’imbastire di una riforma pensioni per l’anno prossimo, quando ci sarà un significativo movimento verso una ristrutturazione contributiva del sistema previdenziale italiano. Ad indicarlo lo stesso Governo nella recente Direttiva 28/2022 del Ministero del Lavoro: «Intervento sul sistema pensionistico, attraverso il dialogo e il confronto con le parti sociali, volto a garantire un sistema equo e flessibile nell’uscita dal mercato del lavoro». In vista del prossimo Def il Governo dovrà tornare ai tavoli per la riforma pensionistica, ma le tempistiche continuano ad allungarsi sempre più visto anche l’emergenza umanitaria, energetica e social che rappresenta la guerra attuale alle porte dell’Europa. (agg. di Niccolò Magnani)
IL PESO DEI RINCARI ENERGETICI SULLE DONNE
In un articolo pubblicato su leggo.it viene evidenziato che “le donne, soprattutto se anziane o capofamiglia, subiranno più di altri i rincari attesi per il costo dell’energia. Lo dicono due studiose (l’economista Giovanna Badalassi e l’esperta di mainstreaming di genere Federica Gentile), lo confermano i dati di Ladynomics (sito di economia e politica di genere) e le tabelle di Bankitalia che sottolineano la peggiore condizione economica delle donne”. Infatti, esse “possiedono un quarto in meno delle risorse economiche rispetto agli uomini, quelle che lavorano sono di meno rispetto agli uomini, sono occupate in settori peggio pagati, subiscono il pay gap, spesso sono obbligate a lavori precari, flessibili, al part-time”. Anche per questo “gli aumenti peseranno di più sulle spalle delle donne anziane che vivono da sole e delle famiglie monogenitoriali con capofamiglia una donna e con uno o più minori a carico. Tra gli over 80, sono donne il 79,3% dei beneficiari delle pensioni assistenziali e sono donne il 74,2% dei titolari di pensioni sotto i 750 euro”.
GLI SVANTAGGI PER LE DONNE
Alessandra Biagini, Segretaria generale della Cisl Toscana Nord, ricorda che la pandemia “ha avuto tante ripercussioni sulla vita delle persone e principalmente su quella delle donne, a partire dall’isolamento imposto dalle normative anti Covid che hanno scatenato dinamiche violente di convivenza familiare, purtroppo atti di violenza si registrano continuamente anche sul nostro territorio. Come riporta valdinievoleoggi.it, la sindacalista evidenzia che “la pandemia poi ha influito negativamente sull’occupazione in genere ma senza dubbio di più su quella delle donne”. Basti considerare che “in Italia solo il 49% delle donne lavora ,molte di esse sono precarie, hanno un salario più basso rispetto agli uomini, molte donne hanno difficoltà a conciliare impegni di lavoro e familiari, di conseguenza sono loro a scegliere il tempo parziale e ad interrompere continuamente la propria carriera, con conseguenze dirette sui salari e soprattutto sulle future pensioni, anche per questo la Cisl ha chiesto più volte che fosse riconosciuto alle donne un anno di contributi in più per figlio”.
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI TROTTI
In un periodo in cui non mancano le proposte di riforma delle pensioni, David Trotti, sul sito di Ipsoa propone invece di rivedere il sistema contributivo con un sistema che andrebbe a rivoluzione il ruolo dell’Inps, che “offrirebbe le coperture universali previdenziali per alcune situazioni di bisogno (es. cassa integrazione), per quelle legate a coperture successive alla fine del rapporto di lavoro (es. disoccupazione) ed alla maternità, mentre la contrattazione e/o gli enti bilaterali potrebbero farsi carico di alcune prestazioni che assicurino alcuni eventi specifici legate all’attività lavorativa (es. malattia, permessi vari, ecc.) o forniscano coperture integrative (long term care, pensione e assistenza sanitaria integrativa, ecc.)”.
IL NUOVO RUOLO PER L’INPS
Il Professore di Selezione e valutazione delle Risorse Umane evidenzia che “tutte le coperture fornite dalle aziende nel periodo in cui si lavora sarebbero erogate mantenendo al lavoratore il netto e non sarebbero sottoposte a contribuzione, né a tassazione. A questo riguardo sarà però necessario definire il tema della rappresentanza sindacale in relazione alla contrattazione collettiva, perché sicuramente non potremo avere l’universalità con ottocento contratti collettivi diversi! Questo sistema dovrebbe diventare uno strumento di welfare sensibile ai nuovi bisogni e alle nuove esigenze. Si dovrebbe passare, dunque, dalla previdenza sociale al benessere sociale. E l’Inps dovrebbe cambiare nome: da Istituto Nazionale per la Previdenza sociale a Istituto Nazionale per il Benessere sociale”.
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