LE “VICINANZE” TRA PD E LEGA SULLE PENSIONI
In un articolo pubblicato sul Quotidiano Nazionale, Raffaele Marmo spiega che nonostante le apparenze Lega e Partito democratico sono piuttosto vicini su alcuni temi, anche per quel che riguarda, per esempio, la riforma pensioni. Il giornalista ricorda infatti che “possiamo stare certi fin da ora, che gli stessi dem faranno fatica a mandare al macero Quota 100 senza aver trovato un meccanismo analogo”. In un articolo sul sito del Sole 24 Ore, invece, si analizzano i dati dell’ultimo Rapporto di Itinerari previdenziali relativi alle casse professionali. “Il numero dei contribuenti iscritti agli enti previdenziali privatizzati, che erogano le pensioni a avvocati, commercialisti, ingegnerie a tutte quelle professioni iscritte a un Ordine o a un albo, è di 1.332.886 unità a fine 2019, il 134% in più rispetto al 1989, mentre i pensionati nello stesso periodo sono cresciuti del 195% e sono arrivati a superare le 430mila unità”, si legge nell’articolo, dove si evidenzia anche che “il rapporto tra pensione media e contributo medio nel 2019 è stato di 1,869, che significa che la pensione media è pari al 187% del contributo medio”.
RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE ANIEF
Nel suo discorso programmatico al Senato, Mario Draghi si è soffermato anche sui problemi della scuola e sulla necessità di introdurre alcuni elementi di riforma, anche per fare in modo che ci siano docenti formati alle necessità educative che sono evolute nel corso del tempo. Marcello Pacifico si dice d’accordo con il Premier, evidenziando però che occorre anche “allineare gli stipendi alla media europea. Allineare l’età pensionabile, in Europa a 63 anni, allineare l’età di accesso, in Europa a 25 anni rispetto ai 40 in Italia. Noi abbiamo gli insegnanti più formati in Europa e con più titoli. Bisogna semmai snellire le procedure di reclutamento, evitare il precariato, stabilizzare i precari esistenti, adeguare l’organico di fatto all’organico di diritto”. Intervistato da orizzontescuola.it, il Presidente nazionale dell’Anief spiega anche che bisognerebbe anche riconoscere il burnout e introdurre una misura di riforma pensioni per “cercare di svecchiare con delle finestre ad hoc per le pensioni degli insegnanti, cercando di svecchiare la classe docente”.
LE PAROLE DI STIRPE
In un’intervista a La Stampa, Maurizio Stirpe spiega che durante l’incontro avuto martedì con il ministro del Lavoro Orlando si è parlato anche di previdenza. “Il tema delle pensioni va affrontato e anche qui siamo stati chiari. Abbiamo la legge Fornero che prevede già delle mitigazioni, si tratterebbe di estendere il regime delle salvaguardie anche ad altri casi, ma quella norma esiste, è inutile metterla in discussione ogni anno. Magari agiamo sulle circostanze che ne possono attutire gli effetti”, sono le parole del vicepresidente di Confindustria. Intanto sul Sole 24 ore Focus un articolo ricorda le novità della proroga (tra le misure di riforma pensioni della Legge di bilancio 2021) del contratto di espansione, che prevede anche la possibilità per le aziende con almeno 250 dipendenti di prepensionare i dipendenti più anziani. “Un raffronto tra i costi di questa forma di prepensionamento rispetto all’isopensione, prevista dalla legge Fornero, evidenzia una sicura maggior convenienza del contratto di espansione”. Vedremo quanto questo strumento verrà quindi utilizzato nel corso dell’anno.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DISTILLI
I dati contenuti nell’Ottavo Rapporto di Itinerari Previdenziali, in particolare quelli relativi al fatto che circa metà dei pensionati, non essendo riuscita a versare i contributi regolari minimi debba essere assistito dallo Stato con prestazioni che pesano per oltre 25 miliardi di euro sulla fiscalità generale, secondo Stefano Distilli, presidente Cassa Dottori Commercialisti, “impongono una profonda riflessione”. La prima è relativa al “ruolo quanto mai meritorio svolto, appunto, dalle Casse professionali a beneficio dell’intero sistema posto che, potendo far conto solo su risorse proprie derivanti dai contributi versati dagli iscritti e dai rendimenti generati dalla gestione del patrimonio e in un’ottica di tutela della sostenibilità prospettica, assicurano autonomamente il futuro previdenziale di centinaia di migliaia di professionisti, senza gravare sulla fiscalità generale e sul bilancio dello Stato”.
IL PESO DEL FISCO SULLE CASSE PROFESSIONALI
Secondo Distilli, a ciò si deve aggiungere il fatto che le Casse, “sempre con risorse proprie, assicurano funzioni assistenziali fondamentali nei confronti degli iscritti e delle loro famiglie. Ciò rende ancora più evidente l’incongruenza del regime di tassazione dei patrimoni immobiliari e dei rendimenti dei patrimoni mobiliari a cui sono assoggettate, che le vede assimilate ad investitori speculativi, mentre contribuiscono anche con le rendite patrimoniali generate a garantire una funzione pubblica di natura costituzionale, la sostenibilità futura e l’adeguatezza delle prestazioni, senza gravare sulla finanza pubblica”. Vedremo se ci saranno misure di riforma pensioni che interverranno su questo carico fiscale.