L’AUMENTO DELLE PENSIONI DI INVALIDITÀ

Con il Decreto agosto il Governo si adegua alla sentenza della Corte Costituzionale sule pensioni di invalidità “Aumentiamo le pensioni agli invalidi civili al 100% a partire già dai 18 anni, come agli inabili, ai sordi e ai ciechi civili assoluti titolari di pensione”, sono state le parole di Giuseppe Conte in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri riportate da Adnkronos. Il Premier ha ricordato che “si passa dai circa 285 euro attuali fino a 648 euro al mese per 13 mensilità”. “Consideriamo una misura di civiltà aver previsto nel decreto di Agosto un sostanziale e altrettanto significativo aumento delle pensioni di invalidità civile al 100% a partire dai 18 anni, che passano dagli attuali 285 euro fino a 648 euro al mese per tredici mensilità”, dicono in una nota riportata da Askanews i senatori del Movimento 5 Stelle della commissione Lavoro. “Parliamo di una categoria di cittadini che per troppi anni non ha avuto il giusto sostegno da parte dello Stato”, aggiungono i pentastellati.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SCROSOPPI

In un’intervista a we-wealth.com, Dario Scrosoppi, Presidente di Propensione, società di intermediazione assicurativa on-line, specializzata nel settore della previdenza, spiega che “la sostenibilità del sistema pensionistico è un tema noto già dalle ormai lontane Riforme degli anni Novanta, che oltre al metodo di calcolo contributivo delle pensioni a tutela delle generazioni più giovani, tra cui chiaramente i Millennials, hanno introdotto il secondo pilastro della previdenza integrativa per tutelare i futuri pensionati da un inevitabile taglio delle pensioni”. Le mosse di riforma pensioni che introducono ingressi anticipati alla quiescenza, per Scrosoppi, “vanno invece nella direzione opposta, creando non solo un problema di sostenibilità di un sistema a ripartizione ma aumentando maggiormente il divario tra reddito da lavoro e pensione pubblica”.



L’IMPORTANZA DELLA PREVIDENZA INTEGRATIVA

Dunque, “il pilastro della previdenza integrativa rappresenta senz’altro una componente indispensabile per la tenuta del sistema ma più in generale per il benessere dei cittadini. Se da un lato, infatti, l’allungamento della speranza di vita e tutte le sfide che la longevità porta con sé spostano sempre più in là l’età di pensionamento futura, che per i precari si prospetta addirittura a 73 anni, dall’altro è pienamente comprensibile che non si voglia terminare l’attività lavorativa da settantenni. Ecco che anche in questo il sistema di previdenza integrativa rappresenta un’opportunità imperdibile per il lavoratore grazie alla possibilità di richiedere” la Rita che  “consente un pensionamento anticipato (di 5/10 anni rispetto alla pensione di vecchiaia)”.

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