RIFORMA PENSIONI, LA SOLUZIONE POST-QUOTA 100

Secondo Mauro Marino, ex dipendente dell’Agenzia delle Entrate e appassionato di economia e pensioni, dal 2022, ovvero da quando Quota 100 sarà scaduta, “si potrebbe attuare un sistema flessibile partendo da un’età di circa 62/63 anni, si uscirebbe dal mondo del lavoro prima in cambio di una minima penalizzazione annuale (nell’ordine del 1-2% annuo). Andando in pensione prima si usufruirebbe per più anni della pensione e si dovrebbero accettare pertanto assegni leggermente più bassi”. In un articolo pubblicato su arezzoweb.it, Marino spiega che “non sarà facile anche perché gli assegni già di per se non altissimi anche a causa dei famosi coefficienti di trasformazione, ogni due anni diminuiscono, ma bisognerà trovare per forza una soluzione per uscire da questa impasse e dare agli italiani finalmente una legge più lineare”.



LE CERTEZZE DA DARE

Anche perché, sottolinea Marino, in passato vi sono stati dei casi di ingiustizie sociali, come nel caso della legge Fornero, “che ha creato anche “‘gli esodati’, persone che sono rimaste senza né stipendio né pensione”. La nuova riforma pensioni dovrà anche essere “duratura e con la certezza del diritto, e che dia a tutti la possibilità di scegliere e programmare la propria vita conoscendo esattamente ‘le regole del gioco’”. Un obiettivo non semplice in effetti da raggiungere, complicato anche dal fatto che potrebbero non esserci molte risorse disponibili, anche se non manca chi chiede di utilizzare quelle che verranno risparmiate rispetto agli stanziamenti previsti per Quota 100.

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