FORNERO E BOERI SU QUOTA 100
Sul sito di Manageritalia sono state pubblicate alcune dichiarazioni rilasciate dagli autorevoli ospiti del Congresso che si è svolto a Milano il 15 e il 16 novembre, che hanno toccato anche i temi di riforma pensioni. “È molto difficile uscire da quota cento. Non è possibile lasciarla andare in esaurimento nel 2021. Dovremmo introdurre possibilità di pensionamento flessibili. Dobbiamo poter applicare i coefficienti di trasformazione che applichiamo sulla parte retributiva. È un principio che serve a uniformare le regole del gioco”, ha detto Tito Boeri, mentre Elsa Fornero ha spiegato che “la riforma che porta il mio nome guardava al lungo periodo, alla demografia. La mini controriforma ‘quota cento’ non ha cancellato la Fornero come era l’obiettivo del ministro. Per tre anni chi raggiunge questa quota può andare in pensione. Non ci si è accorti cosa volesse dire in termini di aspettative per lasciare ad altri la responsabilità che muoia. C’erano persone che si aspettavano di andare in pensione prima. La pensione anticipata l’abbiamo mantenuta. Io non ho cambiato i requisiti per la pensione anticipata di anzianità. Una cosa è cambiata: la finestra”.
L’UTILITÀ DELLA CONTRIBUZIONE VOLONTARIA
La riforma pensioni con Quota 100 ha avvicinato il traguardo pensionistico per molti italiani e sembra che anche la contribuzione volontaria possa tornare molto utile. Come spiega la Fondazione Studi consulenti del lavoro, nel rispondere a una domanda posta all’esperto pensioni da un lettore del sito di Repubblica, “la prosecuzione della contribuzione mediante l’istituto dei versamenti volontari mantiene inalterata la retribuzione di riferimento ottenuta con la media delle retribuzioni imponibili percepite dal richiedente negli ultimi dodici mesi di contribuzione effettiva antecedenti la data della domanda di autorizzazione”. In questo modo, “la pensione sarà calcolata mantenendo inalterato il riferimento retributivo come se il soggetto avesse proseguito il proprio rapporto di lavoro e incrementando al contempo la quota contributiva”. Non va poi dimenticato che “oltre alla contribuzione volontaria il soggetto potrebbe arrivare alla pensione anticipata con qualsiasi altra gestione Inps o cassa professionale, con costi inferiori, attraverso il cumulo contributivo”.
PROIETTI: SEPARARE ASSISTENZA E PREVIDENZA
Una delle richieste dei sindacati in tema di riforma pensioni riguarda la separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale. Un’istanza che Domenico Proietti torna a rivendicare alla luce delle dichiarazioni di Pasquale Tridico, Presidente dell’Inps, che quantifica la spesa previdenziale al 12% del Pil. “È quanto mai necessario insediare immediatamente, una volta approvata la Legge di Bilancio, la Commissione istituzionale per separare la spesa assistenziale da quella previdenziale. Questa Commissione deve realizzare, in tempi ragionevoli, il lavoro che consentirà di attuare una ‘operazione verità’ sui conti previdenziali, così da permettere al Governo di portare in Europa e all’Ocse dati rispondenti al vero. Ciò consentirà di varare, nel confronto avviato con il Governo, un pacchetto di provvedimenti quali la flessibilità diffusa di accesso alla pensione, Quota 41, la valorizzazione del lavoro di cura e la maternità delle donne, la futura pensione dei giovani, il completamento delle salvaguardie degli esodati e la rivalutazione piena delle pensioni”, spiega il Segretario confederale della Uil.
OCSE CONTRO QUOTA 100
Nel suo economic outlook, l’Ocse, oltre a fornire stime sulla crescita del Pil, torna a parlare delle scelte di riforma pensioni compiute dall’Italia. L’organizzazione internazionale, tenendo anche conto dell’alto livello del debito pubblico, suggerisce al nostro Paese di effettuare una spending review in modo da razionalizzare la spesa, di cancellare i cambiamenti sui requisiti pensionistici introdotti per quest’anno e di preservare il meccanismo che collega l’età pensionabile all’aspettativa di vita, in modo da liberare risorse per investimenti pubblici e per migliorare l’equità intergenerazionale. Non è la prima volta che l’Ocse interviene sul tema evidenziando che i cambiamenti alla Legge Fornero sono dannosi per i conti pubblici italiani. Vedremo se ci saranno come in passato delle reazioni dal mondo politico (e anche sindacale) a questi rilievi dell’Ocse riguardanti il livello della spesa pensionistica e le regole riguardanti i requisiti per il ritiro dal lavoro nel nostro Paese.
GLI EMENDAMENTI PROMOSSI DAI SINDACATI
Come si legge sul sito dello Sindacato pensionati italiani, aderente alla Cgil, dopo la manifestazione di sabato scorso contro le misure di riforma pensioni adottate dall’esecutivo, “Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil hanno mandato al governo e al Parlamento diversi emendamenti alla Legge di bilancio”. Con un breve video pubblicato sul suo profilo Facebook, Ivan Pedretti ha spiegato il contenuto degli stessi, che riguardano principalmente tre temi. Il primo è quello della “rivalutazione. Noi vogliamo che sia piena per tutte le pensioni fino a 7 volte il trattamento minimo. Il secondo riguarda la quattordicesima perché vogliamo aumentare gli aventi diritto oltre i 1.000 euro. Il terzo è sulla non autosufficienza, un tema importante per dare al Paese una legge di civiltà”. Il Segretario generale dello Spi-Cgil ha aggiunto che “entro il 31 dicembre ci sarà il varo della Legge di bilancio. Noi presidieremo il Parlamento giorno per giorno e verificheremo se risponderanno agli obiettivi che ci siamo posti”.
LE PAROLE DI CASELLATI
In tema di riforma pensioni è stato in diverse occasioni segnalato l’effetto che la situazione demografica può avere sul sistema previdenziale. Anche per questo Elisabetta Casellati ha ricordato che “senza più figli, sono a rischio conti pubblici e pensioni. Senza nuovi nati salta il patto tra generazioni. Ma l’emergenza va affrontata con un piano straordinario di lungo periodo e non con misure estemporanee. Un piano che coinvolga anche le imprese”. Stando a quanto riportato dall’agenzia Dire, la Presidente del Senato ha aggiunto che “bisogna conciliare famiglia e lavoro, investire su istituti e strutture, incentivare la natalità con misure fiscali ed economiche, sostenere il ruolo delle donne madri sul lavoro. E bisogna fare presto, perché un Paese che non fa figli è un Paese incollato a un eterno presente, incapace di spiccare il salto verso il futuro”. Casellati ha evidenziato anche che l’Italia “è ultima in Europa per tasso di nascite ed età media delle madri. Il calo delle nascite che va avanti da 10 anni, è un dramma epocale che incide sulla società, sull’economia, sul futuro”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI FNP-CISL
Da un’analisi della Fnp-Cisl di Bergamo riemerge un problema importante in tema di riforma pensioni. Quello delle cosiddette “posizioni silenti”. Si tratta di quei contributi versati da chi non è in grado di maturare i requisiti per avere poi diritto alla pensione. E che sostanzialmente si trovano nell’impossibilità di riavere indietro quanto versato. “Quello delle posizioni silenti è stato più volte definito ‘un vero e proprio furto’ da parte dell’Inps, il quale, ancora oggi, si ostina a non quantificare e rendere noto l’effettivo numero di tali posizioni attualmente giacenti presso l’Istituto previdenziale”, sono le parole di Stefano De Iacobis, coordinatore dipartimento politiche previdenziali Fnp-Cisl di Bergamo riportate dall’Eco di Bergamo.
IL PROBLEMA DELLE POSIZIONI SILENTI
Un problema che riguarda in particolare le donne, per esempio quelle che “hanno interrotto, per una serie di ragioni, la propria attività lavorativa versando pochi contributi e che, al raggiungimento dell’età anagrafica per la vecchiaia, non hanno potuto maturare, e mai lo potranno, il diritto a pensione per la mancanza dei 20 anni di contribuzione minima richiesta”. “Riteniamo che non sia più rinviabile la necessità di affrontare seriamente questo problema, al di là degli slogan e dei titoli che ogni anno puntualmente si ripropongono in sede di rivendicazione: bisogna infatti individuare insieme al Governo delle misure che consentano il recupero di tutte quelle posizioni iscritte all’Inps che hanno versato contributi senza tuttavia raggiungere i requisiti minimi previsti dalla legge per andare in pensione”, dice Caterina Delasa, Segretaria generale della Fnp-Cisl di Bergamo.