RIZZO (PC) RILANCIA QUOTA 95
Intervistato da lospecialegiornale.it, Marco Rizzo parla anche di riforma delle pensioni, spiegando che “Quota 100 è stata superata e si è assistito ad un indecoroso balletto delle cifre, 102, 103, 104, nel ridicolo gioco delle parti con la Lega che fa sempre finta di alzare la voce quando invece è già d’accordo con Draghi su tutto”. Il Segretario generale del Partito comunista lancia anche un’accusa alle organizzazioni sindacali evidenziando che “i sindacati non hanno mosso un dito per difendere i pilastri dello stato sociale. Hanno accettato tutto, dal Jobs act alla Legge Fornero e oggi stanno facendo il classico gioco delle parti, proprio come fa Salvini. La vicenda è già scritta. Ci sarà un aumento dell’età pensionabile e una riduzione drastica dei coefficienti”. Rizzo spiega quindi che la proposta del suo partito in campo pensionistico è “quella di sempre. Noi puntiamo ad un cambio di sistema che consenta ai lavoratori di andare in pensione a sessant’anni con 35 anni di lavoro”.
BOMBARDIERI SULLA RIFORMA PENSIONI
«Con il metodo contributivo, si toccano i lavoratori con il sistema misto, è toccare un diritto dei lavoratori. Quota 102? Non bisogna toccare il sistema dei diritti: noi chiediamo flessibilità in uscita ma misure in grado di coprire le grandi disuguaglianza tra giovani e anziani»: lo dichiara il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, intervenuto stamane a “Economia24” su Rai News24 per commentare la Legge di Bilancio pronta ormai ad approdare in Parlamento.
Mentre il Governo si appresta ad avviare un lungo processo di dialogo con le parti sociali per andare oltre alla prossima riforma pensioni Quota 102 e immaginare una legge più strutturale che parta dal 2023 (Opzione Tutti è un primo tentativo, ndr), il sindacalista conferma la scelta per il momento di non dar vita a scioperi nazionali, ma non per questo senza lesinare critiche all’esecutivo. «Mobilitazione nei prossimi giorni con iniziative regionali: Quota 102 è una presa in giro, non risolve problemi e ingiustizie della Fornero, rischia di creare nuovi esodati, il Parlamento deve cambiare rotta», conclude Bombardieri. (agg. di Niccolò Magnani)
IL GOVERNO PENSA A “OPZIONE TUTTI”
Secondo quanto riporta Repubblica, il Governo starebbe preparando una sua proposta di flessibilità da portare al tavolo di confronto con i sindacati sulla riforma delle pensioni che si dovrebbe aprire nelle prossime settimane. Una flessibilità che prevede però il ricalcolo contributivo dell’assegno, “come fosse un’Opzione Tutti, l’estensione cioè a tutti di Opzione Donna”, scrive Valentina Conte, evidenziando che “il pregio di Opzione Tutti sarebbe triplice: concedere libertà di scelta – esco quando voglio, ma prendo quanto versato -, pesare sui conti solo come anticipo di cassa e non come spesa viva, appaiare vecchie e nuove generazioni. I post-1996 – la generazione ‘Quota Zero’, perché priva delle scappatoie a forma di Quota – sanno già che potranno lasciare tre anni prima (oggi a 64 anni con 20 di contributi) con l’assegno tutto contributivo”, ma al momento solo se avranno una pensione pari a 2,8 volte il minimo potranno lasciare il lavoro prima dei 67 anni, altrimenti dovranno attendere.
PRONTA MODIFICA DEL TESORO A OPZIONE DONNA
In questi giorni la Legge di bilancio dovrebbe approdare al Senato per cominciare il suo iter parlamentare e, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, il Governo sarebbe intenzionato a trasmettere il testo del ddl con una modifica riguardante una delle misure di riforma pensioni inserite nella manovra: la proroga di Opzione donna. In particolare, l’intenzione sarebbe quella di eliminare “l’inasprimento dei requisiti di accesso” pari a due anni per la soglia anagrafica richiesta. “Si tratta di trovare una copertura, che però è minima, spiegano al Tesoro, per cui si sta tentando di risolvere il problema a monte, senza che sia il Parlamento a doverlo fare con emendamenti, per i quali del resto ci sono a disposizione non più di 500 milioni”, scrive Enrico Marro. Dunque non resta che aspettare di vedere come sarà il testo trasmesso al Senato per vedere se ci sarà questa “correzione” relativa a Opzione donna che era stata chiesta anche in maniera abbastanza esplicita da alcuni dei partiti della maggioranza.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CALEARO CIMAN
Sulla riforma delle pensioni interviene anche Eugenio Calearo Ciman, che intervistato da Repubblica dice: “Sento urla e stridore di denti perché si ipotizza di riportare l’età pensionabile a 67 anni. Io ho ricevuto una cartolina dall’Inps che mi avverte che non potrò andare in pensione prima dei 70 anni, ma a 75 sarebbe meglio”. L’ex Presidente dei Giovani imprenditori di Vicenza e del Veneto evidenzia che “nella mia generazione o uno è ricco oppure in pensione non ci andrà mai, perché non riuscirà mai ad accumulare una somma tale da permettergli di ottenere una rendita adeguata. Le pensioni saranno assolutamente insufficienti, avremo 100 lavoratori per 100 pensionati, si farà fatica a evitare uno scontro generazionale e sociale”.
IL PROBLEMA DEI GIOVANI DA RISOLVERE
Per Calearo, “la pensione di garanzia serve a mitigare il problema, ma piuttosto bisognerebbe invece sedersi intorno a un tavolo a carte scoperte per capire quali potrebbero essere i provvedimenti importanti da adottare prima, per evitare quelle carriere discontinue” che contraddistinguono la situazione lavorativa di molti giovani e che finiscono per pesare sul loro futuro previdenziale. Il responsabile delle relazioni istituzionali della Calearo Antenne non manca di sottolineare che “i sindacati dovrebbero fare una bella riflessione sul loro ruolo, se è vero che metà dei loro iscritti sono pensionati. Dovrebbero rappresentare invece la nazione produttiva, le persone che si ritrovano a non avere la formazione giusta per occupare i posti di lavoro di cui hanno bisogno le imprese”.
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