DE LUCA SUGLI ASSEGNI DI REVERSIBILITÀ
Nelle scorse settimane si è parlato molto, in tema di riforma pensioni, delle misure adottate in Campania che hanno portato a un’integrazione fino a 1.000 euro degli assegni più bassi per due mesi. Un provvedimento che ha ricevuto anche delle critiche, anche perché non tutte le pensioni sono state comprese in quelle oggetto dell’integrazione. Come riporta la pagina dedicata a Napoli di fanpage, lo stesso Governatore Vincenzo De Luca ha voluto affrontare questa questione durante la sua ormai consueta diretta web del venerdì. “Per le pensioni di reversibilità noi non ce la facciamo. Siamo partiti con i più poveri, con coloro che percepiscono di meno, oltre questo non possiamo andare. Abbiamo ricevuto delle lettere…ma sono problemi che riguardano il governo nazionale e l’Inps, non possono riguardare il governo della Campania”. Un messaggio chiaro che appare indirizzato a Roma, dove però sulle pensioni non ci sono stati interventi nei decreti finora approvati dall’esecutivo. Anche la scelta di anticipare la riscossione in posta è stata presa da Poste Italiane e Inps.
LA RICHIESTA DEGLI ESODATI AL GOVERNO
Con degli emendamenti presentati da diverse forze politiche al decreto rilancio si è cercato di risolvere una volta per tutti il problema dei circa 6.000 esodati ancora in attesa, da oltre otto anni, di una salvaguardia. Tuttavia tali emendamenti, come ricorda in un comunicato stampa il Comitato 6.000 esodati esclusi, “sono stati tutti respinti e neppure discussi. Sono stati respinti anche i ricorsi presentati dagli stessi proponenti. Tutto ciò nel silenzio assordante del Governo dal quale ci si aspetterebbe che mantenesse finalmente le promesse di salvaguardare gli ultimi Esodati ripetutamente fatte dall’allora Ministro del lavoro Luigi Di Maio e che risalgono ormai a quasi due anni fa!”. Il Comitato chiede quindi all’esecutivo, in particolare al ministro Catalfo, di riconoscere “il diritto alla pensione alle stesse condizioni di tutti gli altri esodati a quest’ultimo sparuto drappello di lavoratori onesti che sembra siano gli unici italiani il cui grido di dolore non merita neppure ora di essere ascoltato”.
LE CONFERME SULLE PENSIONI DI INVALIDITÀ
In tema di riforma pensioni val la pena segnalare, come riportato da pensionioggi.it, che “con l’ordinanza numero 10613 del 4 giugno 2020 la Corte di Cassazione legittima pienamente sul piano giuridico il mantenimento del regime della finestra mobile, introdotto dall’articolo 12 del decreto legge 78/2010 convertito con legge 122/2010 (il cd. decreto Sacconi), con riferimento alla categoria dei lavoratori gravemente invalidi, cioè coloro che posseggono una invalidità non inferiore al 80%”. Sempre in tema di pensioni di invalidità, money.it ricorda che la quattordicesima che verrà erogata a luglio sulle pensioni di importo più basso, riguarda i “trattamenti di tipo previdenziale. Non spetta alcuna quattordicesima, quindi, sulle prestazioni di natura assistenziale, e questo basta per escludere dai percettori di questa misura i titolari dell’assegno per invalidi civili”. Viene però specificato che “la quattordicesima, invece, viene erogata ai titolari dell’assegno ordinario di invalidità”. Sempre che si abbiano almeno 64 anni e non si abbia un reddito superiore a 13.391,82 euro.
PROPOSTA +EUROPA SULLE PENSIONI
In vista degli Stati Generali sull’economia che per il Governo Conte rappresentano il punto di “svolta” per lanciare il Recovery Plan futuro, il leader di +Europa Benedetto Della Vedova a Rai News24 suggerisce tre immediate proposte da lanciare sul tema pensioni, sanità e Alitali: «il Governo deve abolire subito Quota 100, questa è la prima cosa che andrebbe sottoscritta nei prossimi Stati Generali», attacca il segretario in collegamento video con il programma “La Bussola” sui Rai News. Secondo Della Vedova è assurdo che in Italia negli ultimi anni «spendiamo miliardi e miliardi per mandare in pensione persone che hanno avuto le migliori carriere lavorative con soli 62 anni di età». Seconda proposta dopo una “riforma” previdenziale, la richiesta di adesione subitanea al Mes: «con quello possiamo metter mano alla sanità pubblica dopo l’emergenza Covid-19». Da ultimo, «rinunciare ai 3 miliardi stanziati per Alitalia e destinarli ad altre urgenze ben più importanti. Sarebbe un buon punto di partenza. O l’Ue, che ci sta dando una mano, tornerà a essere scettica», conclude Della Vedova. (agg. di Niccolò Magnani)
#StatiGenerali#Conte dovrebbe cominciare a dire delle cose.
Ne suggerisco tre:
1. Abolire #Quota100
2. Chiedere subito il #MES
3. Rinunciare ai 3MLD ad #Alitalia
Sarebbe un buon punto di partenza. O l’Ue, che ci sta dando una mano, tornerà a essere scettica. #LaBussola @RaiNews pic.twitter.com/0TuXe6bb8h— BenedettoDellaVedova???? (@bendellavedova) June 10, 2020
LA DETRAZIONE PER LA PACE FISCALE
Oltre a Quota 100, la riforma pensioni varata dal Governo Conte-1 ha introdotto la pace contributiva, che consente di riscattare dei periodi non coperti di contribuzione (massimo cinque anni) per quei soggetti che si sono iscritti a forme pensionistiche obbligatorie dopo il 1° gennaio 1996 e che sono pertanto nel sistema contributivo pieno. Come evidenzia ecnews.it, l’Agenzia delle Entrate, attraverso la risposta a un interpello, ha ricordato che la detrazione fiscale del 50% per i costi del riscatto sostenuti dal contribuente “spetta sull’ammontare effettivamente versato nel corso dell’anno d’imposta ed è ripartita in 5 rate di pari importo”. Nel caso di una rateizzazione dei costi relativi alla pace fiscale in dieci anni, ovvero il massimo possibile secondo quanto stabilito dalle norme, “per il primo anno (anno n) la detrazione sarà pari al 50 per cento della somma effettivamente versata nell’anno n e sarà ripartita nel medesimo anno e nei successivi 4 anni (n+1, n+2, n+3, n+4) in cinque quote di pari importo”.
RIFORMA PENSIONI, IL PROMEMORIA SUI REQUISITI
Il sito della Confederazione italiana agricoltori della Toscana ha pubblicato un articolo in cui vengono ricordate alcune questioni importanti in tema di riforma pensioni. In primo luogo, il fatto che “fino al 31 dicembre 2022 resta invariato l’indice ‘aspettativa di vita’, per cui nei prossimi due anni sia gli uomini che le donne potranno andare in pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi. Invariato anche lo sconto di 5 mesi sull’età pensionabile per gli addetti ai lavori gravosi, per i quali viene confermata la possibilità di pensionamento a 66 anni e 7 mesi di età, con almeno 30 anni di contributi”. Restano invariati anche i requisiti per la pensione di vecchiaia contributiva, mentre quelli relativi alla pensione anticipata erano stati già “congelati” fino al 2026.
LA PENSIONE IN TOTALIZZAZIONE
Viene poi ricordato che “la famosa pensione in Quota 100 dovrebbe vedere la sua fine allo scadere del 2021”. Ancora non si sa come verrà sostituita. Infine viene evidenziato che “particolare interesse ha riscosso negli ultimi mesi la pensione in totalizzazione, che spesso è l’unica alternativa per chi ha contributi accreditati in diverse gestioni previdenziali”. In questo senso viene specificato che “fino a tutto il 2022, per ottenere la pensione di vecchiaia in totalizzazione, l’interessato dovrà avere almeno 66 anni di età e 20 anni di contributi ed attendere 18 mesi per effetto della ‘finestra di uscita’. La pensione anticipata potrà essere richiesta con 41 anni di contributi ma con un’attesa di 21 mesi”.