I DANNI DEL CATTOCOMUNISMO

In un editoriale sull’Opinione delle Libertà, Alfredo Mosca commenta le parole pronunciate ieri da Giuseppe Conte citando anche temi di riforma pensioni. Evidenzia infatti che “prima di digitalizzare bisognerebbe tagliare con l’accetta la burocrazia generata ad hoc in decenni di statalismo cattocomunista, che ha creato il mito del posto fisso per la clientela, assunzioni pubbliche a gogò, posti assegnati in aziende, organismi, uffici, società che non servivano a niente ma che si sono messe in piedi pur di coltivare il bacino elettorale. Il cattocomunismo della serie giallorossa è proprio quello che ha devastato le casse pubbliche a partire dalla previdenza e dall’assistenza, utilizzate non per garanzia sociale, ma per la sinergia sindacale elettorale delle parrocchie, dalle baby pensioni, agli scivoli, ai regali contributivi, per una infinità di enti ed apparati statali. Per questo ci ritroviamo con le pensioni d’oro, con chi è andato in quiescenza a 40 anni, con chi ha versato per 10 anni e il resto se lo è ritrovato regalato a suon di privilegi di stato”.



LE PAROLE DI BALOTTA

Tra i nuovi 57 Cavalieri della Repubblica nominati da Sergio Mattarella c’è anche Claudia Balotta, docente dell’università Statale di Milano ora in pensione, a capo del team che ha isolato il coronavirus, che, in un’intervista all’Adnkronos, confessa la sua intenzione di dedicarsi, una volta passata del tutto l’emergenza, al volontariato, in particolare verso gli extracomunitari, anche se “sarà assolutamente necessario continuare a fare qualche lavoretto, perché se dovessi dire l’importo della mia pensione dopo 25 anni di insegnamento universitario qualcuno stramazzerebbe al suolo”. “A chi le chiede quanto percepisce dopo tanti anni da docente universitaria e dopo l’addio alla cattedra l’esperta risponde che ‘è la pensione di un postino con 40 anni di anzianità grosso modo. Del resto, quando non si superano duemila euro’ ragiona. ‘Quindi dovrò lavorare un po’ per quanto sarà possibile’”. Claudia Balotta dedica inoltre l’onorificenza ricevuta “ai giovani precari”. “La cosa fondamentale che mi auguro è che gli italiani capiscano che occorre pagare le tasse”, aggiunge.



ANTICIPO TFR STATALI SU QUOTA 100

Come anticipata già negli scorsi giorni, c’è il via libera della Ministra Pa Fabiana Dadone sul decreto che permette l’anticipo di Tfr-Tfs per i lavoratori statali che escono dal lavoro con le pensioni di vecchiaia o la riforma di Quota 100: il meccanismo permette ora ai dipendenti della Pubblica Amministrazione di farsi anticipare in banca la somma fino a 45mila euro della liquidazione spettante, sia nel caso del Trattamento di Fine Rapporto che per quello di Fine Servizio. Il nuovo decreto è stato “bollinato” dalla Corte dei Conti e nei prossimi giorni entrerà in vigore: come spiega Qui Finanza, successivamente dovrà essere perfezionata la convezione con il sistema bancario per non far superare il tasso di interesse oltre il 2%. Una volta svolto questa “modifica”, allora i pensionati potranno recarsi nel propria banca per avviare ufficialmente la pratica di anticipo. (agg. di Niccolò Magnani)



RISCATTO LAUREA, IL MESSAGGIO INPS

Una delle misure di riforma pensioni approvate dal Governo Conte-1, oltre a Quota 100, è quella del riscatto agevolato della laurea, che ha riscosso un discreto successo, data la possibilità di aumentare il proprio monte contributi, e avvicinare così l’ingresso in quiescenza, con un costo decisamente più contenuto rispetto a quello del normale riscatto degli anni di studio universitario. In un articolo sul sito di Ipsoa viene ricordato che il mese scorso “l’Inps, con il messaggio n. 1982 del 2020, ha fornito le prime istruzioni operative per presentare le domande di riscatto agevolato del corso di studi universitario, nelle ipotesi di esercizio di una delle opzioni che comportano la liquidazione della pensione con il solo sistema contributivo. La presentazione delle domande, a cui deve essere allegato il modulo AP142, deve avvenire unicamente tramite i canali telematici dell’Istituto, ad opera diretta degli interessanti o attraverso Patronati o intermediari, oppure per mezzo del Contact Center Inps”.

LE CRITICHE AL DISCORSO DI CONTE

Sta facendo discutere non poco quanto detto da Giuseppe Conte durante la conferenza stampa tenutasi ieri. Su fai.informazione.it, Vincenzo Petrosino critica in particolare la mancanza di visione sul futuro del Paese da parte del Premier. “Finiamola con il reddito di cittadinanza per come è costruito, diamo forza al lavoro e che ci sia un vero piano per il lavoro, facciamo lavorare la gente creando posti di lavoro non inutili elemosine. Bellissimo sostenere gli indigenti, ma chi può deve… deve lavorare. L’Italia è un Paese di anziani e si è allungata l’età per andare in pensione, ma ci si è dimenticati che questo avrebbe ritardato l’ingresso di molti giovani nel mondo del lavoro”, scrive l’autore, rimarcando quindi quella che è stata una delle principali critiche alla riforma pensioni targata Fornero: aver cioè costretto gli italiani più avanti con l’età a restare al lavoro, bloccando così l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. “Qui la gente, gli anziani, cercano il cibo nella spazzatura e questa non è l’Italia che vorremmo vedere. Basta chiacchiere”, è la conclusione di Petrosino.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PASHAJ

Nei giorni scorsi si è parlato molto degli effetti che il rallentamento dell’economia avrà sul calcolo delle future pensioni. In un intervento sul Sole 24 Ore, Silvin Pashaj ha evidenziato che proprio per far fronte al calo dell’attività economiche, che determina minor entrate contributive e maggiori uscite per interventi di assistenza, con gli interventi di riforma pensioni varati nel corso degli anni si sono introdotti due principi per riequilibrare il sistema: 1) agganciare gli importi e le decorrenze di pensione alla speranza di vita dei pensionati – scaricando sul pensionato il rischio di una struttura demografica in evoluzione continua e peggiorativa per il sistema; 2) commisurare la rivalutazione dei contributi accreditati all’andamento dell’economia in generale (Pil) – scaricando sempre sul pensionato l’effetto recessivo delle eventuali contrazioni economiche. Oggi è il momento della seconda leva. Leva che è già intervenuta nel decennio trascorso, senza fare grande clamore”.

IL REBUS SUL MONTANTE CONTRIBUTIVO

Il Presidente di Epheso ha ricordato infatti che quando negli ultimi anni ci sono stati dati negativi sul Pil, il montante contributivo non è mai andato in negativo. Tuttavia le rivalutazioni nominali, se esaminate alla luce dell’andamento dell’inflazione, possono effettivamente far emergere dei tassi negativi. “A titolo d’esempio 100€ di montante nel 2010, dopo 10 anni di rivalutazioni (al netto inflazione) diventano … 96€”, ha scritto Pashaj. Non è quindi facile determinare ora quanto gli assegni pensionistici futuri verranno penalizzati dall’attuale calo del Pil.