LA RIFORMA TRIDICO E CONFUSIONE SU PENSIONI QUOTA 100
«La strada da seguire, secondo me, è quella di approfondire gli strumenti che già oggi permettono di lasciare il lavoro a 63 anni come l’Ape sociale. La fine di ‘Quota 100’ non è la fine del mondo»: lo sostiene il presidente Inps Pasquale Tridico, intervistato da “Repubblica” sulla prossima riforma pensioni da lanciare entro fine anno. Secondo il professore nominato dal Governo Conte-1 e molto vicino al M5s, la sfida è quella di anticipare il ritiro dal lavoro prima dei 67 anni per tutti coloro che svolgono mansioni gravose ma allargando di molto la platea attuale. Resta un problema però, evidenziato dal giornalista del “Foglio” Luciano Capone su Twitter, ovvero la confusione fatta dallo stesso Tridico in merito al destino della riforma pensioni: non più tardi di qualche giorno fa, su “La Stampa” lo stesso Presidente Inps aveva così illustrato il suo progetto previdenziale, «stiamo pensando ad un superamento graduale della riforma Fornero che costerà 11 miliardi annui. Con la nostra riforma», spiega Tridico, «si potrà andare in pensione o dopo 41 anni di contributi versati, qualunque sia l’età, o quando la somma tra età contributiva ed età anagrafica fa 100». In poche parole, sottolineava ancora il n.1 Inps, «sia quota 412 che quota 100». Ebbene, dove sta allora la “verità” in merito ai contenuti della prossima riforma pensioni? (agg. di Niccolò Magnani)
INFO E REGOLE SUL FONDO CREDITO PENSIONI
Dal 20 agosto 2021 sono stati riaperti i termini per pensionati e dipendenti pubblici che non avevano rispettato le scadenze al 1 gennaio 2020 sul fondo credito Inps: in sostanza, ora vi sono altri 6 mesi di tempo per aderire alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali. In attesa di una robusta e consistente riforma pensioni che rinnovi anche i minimi dettagli del sistema previdenziale nazionale, la nuova circolare Inps numero 128/2021 informa di tutti i contenuti del Decreto 110 del 12 maggio 2021, attuativo delle norme contenute nella Legge di Bilancio 2020.
Come ricorda la circolare, la Gestione Unitaria – istituita dalla L. 662/1996 – eroga «una serie di prestazioni creditizie e sociali sia agli iscritti che ai propri familiari, tra cui ad esempio l’erogazione di piccoli prestiti a condizioni di vantaggio o di mutui ipotecari per l’acquisto della prima casa, formazione ed istruzione, prestazioni per persone non autosufficienti, ospitalità residenziale, soggiorni studio e benessere». Tramite iter telematico, patronato o contact center è possibile ora aderire ancora al fondo credito, con tutte le modalità illustrate qui nella circolare Inps con valore attivo dal 20 agosto 2021. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LA NECESSITÀ DI UN INTERVENTO
In un articolo pubblicato su Ipsoa, Giuseppe Rocco evidenzia che nella Legge di bilancio ci sarà l’ennesimo intervento di riforma pensioni, “con particolare riferimento alla sostenibilità e all’adeguatezza delle prestazioni, nuove soluzioni di flessibilità in uscita che sostituiscano quota 100 per garantire il turnover generazionale nelle imprese e maggiori tutele per maternità, caregivers e lavori usuranti. Importante sarà il rilancio della previdenza complementare, con una revisione delle agevolazioni fiscali per rafforzare il ruolo dei fondi pensione quali investitori istituzionali e diversificare le fonti di finanziamento delle aziende. Ma anche un riassetto del sistema sanitario, in cui al fianco del pilastro pubblico si abbinerà il pilastro della sanità complementare”.
IL DUBBIO SULLE AZIONI DEL GOVERNO
Resta però da capire quale strada concreta vada intrapresa. Il sito del Corriere spiega che “su come superare la fine di quota 100, governo, partiti e parti sociali sono ancora in alto mare. Al ministero del Lavoro ci sono stati solo due incontri preliminari che non sono entrati nel merito ma la sensazione che circola negli ambienti della maggioranza è che si stia valutando di fare ‘non molto’, solo qualche aggiustamento”. I sindacati, come ha chiarito Luigi Sbarra in un’intervista proprio sulle nostre pagine, non sembrano però intenzionati ad accettare piccoli aggiustamenti sul fronte previdenziale e ritengono importante la flessibilità a 62 anni e Quota 41. Non sarà quindi semplice per il Governo limitarsi a ad alcuni aggiustamenti.
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