Ieri pomeriggio, 30 maggio, un po’ a sorpresa la Presidente Meloni ha convocato prima le parti sociali e successivamente le associazioni di categoria e le imprese per avviare un’interlocuzione su alcuni degli argomenti più significativi che dovrà affrontare il Governo nel corso della legislatura. In particolare, gli incontri specifici che proseguiranno nei prossimi mesi con i ministeri interessati affronteranno aspetti fondamentali per la vita delle persone come le riforme istituzionali, la delega fiscale, l’inflazione, le pensioni, la sicurezza e la produttività sul lavoro.
Una Meloni molto soddisfatta del recentissimo risultato elettorale delle Amministrative, tranquillizzata dai buoni risultati economici di questo inizio d’anno e anche molto determinata nel portare avanti e approvare nel corso della legislatura quelle riforme che a suo parere sono necessarie per dare al Paese quella spinta a uscire dalle secche in cui da troppi anni l’Italia si è incagliata.
Supportata da numerosi Ministri come Tajani, Piantedosi, Calderone, Schillaci, Bernini, Zangrillo, Locatelli e tanti altri, la Meloni ha comunicato che sarà istituito un Osservatorio governativo sul potere d’acquisto di salari e pensioni aprendo a un dialogo e a un confronto continuo tra Governo e parti sociali.
Entrando più specificamente sul tema previdenziale, la Premier si è soffermata sulla necessità, urgentissima, di intervenire per evitare quello che tutti gli addetti ai lavori temono da tempo, vale a dire uno scontro sociale derivato dall’esiguità degli assegni previdenziali che per effetto del sistema contributivo che esiste ormai in Italia da quasi trent’anni determina importi di pensione sempre più bassi che non permettono di vivere più in maniera dignitosa. Ha fatto sapere che uno dei primi confronti con i sindacati sull’aspetto previdenziale verterà sull’anticipo pensionistico e sul ricambio generazionale confermando che sarà necessario imprimere uno sforzo significativo sulla questione della denatalità concedendo dei bonus per i figli anche perché, ha aggiunto, ogni discorso sul futuro previdenziale è impossibile senza un numero adeguato di persone che sono in età lavorativa.
L’impressione che ha dato la Meloni, a mio parere, è di una leader molto sicura della sua stabilità politica, le prossime elezioni saranno appena tra un anno con le Europee, che sa di essere molto forte e che gode all’interno della maggioranza di una sicura leadership. Questo le consente di lavorare su più anni sfruttando tutto il tempo concessagli dalla durata della legislatura. Approfittando dell’assoluta mancanza dell’opposizione più impegnata a coltivare il proprio orticello piuttosto che trovare una sintesi con la conseguenza di ritrovarsi frammentata e isolata, ritiene di avere molto tempo (forse anche più di una legislatura) per affrontare i tanti problemi all’orizzonte.
Per quanto riguarda la necessaria, a mio parere, strutturale riforma previdenziale la rimanda a fine legislatura intervenendo in Legge di bilancio solo con operazioni di maquillage. Troppo poco per le necessità dei lavoratori con questioni ancora aperte come Opzione Donna e le odiate Quote che favoriscono alcuni a scapito di altri e, soprattutto, nulla sul problema principale quello degli importi troppo bassi delle pensioni.
Ai sindacati, che pure in maggio si sono fatti sentire con tre interessanti manifestazioni, la volontà e la determinazione di mobilitazione nel prossimo autunno, che sarà decisivo per le modifiche della Legge di bilancio, per cercare di modificare una situazione che sulla previdenza, al momento, è di assoluto stallo.
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