LA PROPOSTA DI ASSOPREVIDENZA

Intervistata dal Corriere della Sera, Maria Cecilia Guerra spiega di essere favorevole a una riforma fiscale che porti a un taglio delle tasse “sul lavoro dipendente e sulle pensioni, che sono le categorie sulle quali grava l’onere maggiore”. La sottosegretaria all’Economia ricorda anche che con la Legge di bilancio bisognerà stanziare delle risorse per misure di riforma delle pensioni, in modo da “evitare lo scalone pensionistico quando finirà Quota 100, introducendo nuove forme di pensionamento flessibile con particolare attenzione alle donne”. Intanto, in audizione alle commissioni Finanze di Camera e Senato, Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, come riporta insurancetrade.it, ha avanzato una proposta di “superbonus” destinato ai giovani under 30 in modo da incentivarli ad aderire alla previdenza complementare: “A mille euro versati dovrebbe corrispondere un credito d’imposta di pari importo. Il fondo pensione compensa il credito con le imposte che paga, lo trasforma in denaro contante e lo versa sul conto individuale del giovane, il quale si ritroverebbe così ad avere per ogni euro versato un importo doppio”.



I CONTI SULLA PROSSIMA RIFORMA PENSIONI

Il margine di manovra della prossima Finanziaria sulla riforma pensioni non potrà essere particolarmente “ampio”: lo si è capito ormai nelle dichiarazioni di Draghi e Franco nelle ultime settimane, sebbene ancora un piano specifico sul fronte previdenziale manca all’appello.



Secondo i calcoli fatti da “Sole 24 ore” e “Il Tempo”, in Manovra ai fondi per aumentare la lista dei lavori usuranti (per ottenere la pensione anticipata) vanno aggiunte altre risorse per la rivalutazione degli assegni, visto anche il rinnovato tasso di inflazione in crescita dopo anni di “calma piatta”. Serviranno circa 4 miliardi per le rivalutazioni, mentre da Cgil-Cisl-Uil si cerca di puntare anche sull’estensione delle pensioni di garanzia dopo la fine della riforma Quota 100: «occorre un importo dignitoso dei futuri assegni ai più giovani», hanno rilanciato ancora in questi giorni i sindacati nazionali, mentre da Ugl (vedi focus qui sotto, ndr) torna l’appello per rinnovare Quota 100, «proroga di almeno un anno». (agg. di Niccolò Magnani)



UGL SPINGE PER PROROGA DI QUOTA 100

Come riporta agenpress.it, Fiovo Bitti, in un’audizione presso la commissione Lavoro della Camera relativa alla riforma delle pensioni, ha ricordato che “al 31 dicembre saranno più di 400mila i lavoratori e le lavoratrici che avranno beneficiato della possibilità di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro rispetto alle rigide regole della riforma Monti-Fornero del 2011”. Per il dirigente confederale dell’Ugl, “Quota 41, misura sostenuta con convinzione dall’Ugl, da sola non è sufficiente a raggiungere l’obiettivo di avere un sistema previdenziale equo e sostenibile, come pure la stabilizzazione di Opzione donna. Si tratta quindi di mettere in campo strumenti convergenti e, per questo, molto complessi, evitando pericolosi errori di valutazione, tanto che non sarebbe da escludere a priori una proroga di almeno un anno di Quota 100”. L’Ugl vede con favore anche la creazione di un fondo finalizzato a favorire il ricambio generazionale nel mondo del lavoro.

LE PAROLE DI GANGA

Per Ignazio Ganga “è preoccupante che nella Nadef non si riscontri alcun riferimento alla necessità di interventi sul tema delle pensioni che interessa milioni di lavoratori e lavoratrici i quali non possono essere lasciati nell’incertezza con la prossima scadenza di quota 100”. Il Segretario confederale della Cisl ritiene “indispensabile prevedere la possibilità di andare in pensione a partire dall’età di 62 anni e per chi ha iniziato a lavorare presto con 41 anni di contributi senza vincoli sull’età. Inoltre, come abbiamo già detto più volte, bisogna prestare particolare attenzione a chi svolge lavori usuranti e gravosi”, ma “di certo non è sufficiente l’allargamento dell’Ape sociale. Inoltre, non possiamo dimenticare le donne, la cui previdenza è stata particolarmente penalizzata dalle riforme degli ultimi anni; chi svolge lavori di cura e i giovani a cui è importante dare fiducia nel futuro anche prevedendo una pensione contributiva di garanzia che assicuri un assegno pensionistico adeguato, modulato sui contributi versati, anche in caso di discontinuità lavorativa elevata”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI BALDUZZI

In un articolo pubblicato sul Messaggero, Paolo Balduzzi evidenzia che probabilmente la proposta di allagare la lista dei lavori gravosi che hanno accesso anticipato alla pensione è “stata pensata per addolcire la pillola dell’abbandono di Quota 100. Se così fosse, allora anche questo si caratterizzerà come l’ennesimo tentativo di smantellare, o perlomeno indebolire, la riforma Fornero di dieci anni fa, l’intervento in campo previdenziale più coraggioso e lungimirante di questo primo ventennio di secolo. Una riforma non priva di problemi, anzi: ma se i ben nove interventi di salvaguardia dei lavoratori cosiddetti ‘esodati’ erano delle correzioni necessarie, qui si rischia di uccidere il buon senso”, perché ogni promessa in tema di riforme pensioni aumenta “sia il costo monetario della sua realizzazione sia quello politico ed elettorale di chi sarà poi costretto a rimangiarsela”.

LO SVANTAGGIO DEL SISTEMA CONTRIBUTIVO

Balduzzi ricorda anche che “rispetto alle previsioni iniziali del governo, sono pochi i lavoratori che hanno fatto richiesta di anticipo pensionistico sociale. Una ragione di questo fenomeno potrebbe essere che, poiché l’Ape è calcolato interamente con logica contributiva, i lavoratori si rendono conto che il trattamento non è sufficientemente generoso. Era ora che anche gli adulti si rendessero conto del sistema previdenziale che hanno regalato ai loro figli. Un sistema più equo dal punto di vista attuariale ma decisamente meno generoso di quello retributivo cui le vecchie generazioni erano abituate. Una bella lezione di consapevolezza che andrebbe allargata all’intera popolazione”.

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