In merito al quadro pensionistico attuale italiano e agli sviluppi possibili connessi alla riforma pensioni, il portale “pensionipertutti.it” ha intervistato l’esperto Claudio Maria Perfetto, il quale ha fatto un accurato punto della situazione. “Teledidattica (e-learning) e telelavoro (smart working) hanno varcato i confini di scuole e aziende e sono entrate di prepotenza tra le mura domestiche. Per sostenere la trasformazione digitale è necessario un ricambio generazionale, perché i giovani si adattano più velocemente alle nuove tecnologie e ai nuovi modi di lavorare. È necessario favorire il pensionamento dei sessantenni, il solo modo per liberare posti di lavoro da dare ai giovani in un’economia stagnante prima e in recessione ora (se non in depressione)”. Secondo il dottor Perfetto, tuttavia, con la trasformazione digitale le donne saranno, ancora una volta, penalizzate: il doppio lavoro (in azienda e in casa) che oggi svolgono in modo separato, con lo smart working lo svolgeranno in contemporanea. Inoltre, i punti da includere nella riforma sono, a suo giudizio, i seguenti: garantire ai giovani un lavoro, ancor prima di una ‘pensione di garanzia’; assicurare un salario minimo a chi lavora, e una copertura per i vuoti contributivi a chi lavora saltuariamente; favorire il ricambio generazionale; tassare i robot. “Lo si potrà fare utilizzando la moneta digitale di Stato”, ha concluso Perfetto. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
6 BUONE RAGIONI PER ADERIRE A UN FONDO PENSIONE
Recentemente anche Pier Paolo Baretta ha ricordato l’importanza della previdenza complementare, non escludendo che tra le prossime misure di riforma pensioni ve ne siano alcuni rivolte proprio a incentivare l’adesione al secondo pilastro pensionistico. Su we-wealth.com sono stati elencati sei buoni motivi per aderire a un fondo pensione: “Le pensioni future saranno calcolate col sistema contributivo, molto penalizzante rispetto al precedente; chi non ha lavorato sempre, avrà versato meno contributi; quando sarai anziano, avrai bisogno di cure sanitarie che saranno sempre più costose; la famiglia tradizionale sta sparendo e con essa l’assistenza che offre a chi ha bisogno; la globalizzazione disperde: capita spesso che i figli sono lontani; la longevità aumenta sempre di più, molti andranno in pensione e per lungo tempo”. Importante quindi anche capire a quanto dovrebbero ammontare gli accantonamenti. Secondo quanto scrive Gianluca Vumbaca, “per un medio risparmiatore italiano, andrebbe bene pensare di avere sul proprio fondo 100.000€ al momento della pensione”.
IL COLLEGAMENTO CON L’ANDAMENTO PRODUTTIVO
A Trieste, in piazza Unità, si è tenuta una manifestazione per chiedere la riapertura dei negozi. Un lettore di triestecafe.it tiene in proposito a ricordare a “quelli che hanno la fortuna di essere dipendenti, pubblici e non, quelli che sono pensionati, a capire che se le aziende e le attività commerciali, o qualsiasi altra attività saranno costrette a chiudere, vorrei far capire, anche i loro stipendi e le loro pensioni sono a rischio”. Intervistato dal Riformista, Alessio Rossi, Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, evidenzia l’importanza di interventi efficaci da parte del Governo per aiutare il tessuto produttivo: “Sì a misure che favoriscano l’aggregazione, la capitalizzazione delle imprese e quindi la possibilità per fondazioni bancarie, enti di previdenza, fondi pensioni di investire non in fondi internazionali ma nei capitali delle nostre aziende. Abbiamo bisogno di dare forza e struttura alle imprese facendole crescere di dimensione, altrimenti il problema della produttività scarsa italiana non farà altro che peggiorare”.
CONTRIBUTI AGRICOLI INPS, LE NOVITÀ
L’INPS con l’ultimo messaggio n. 1867 del 5 maggio 2020 ha stabilito le ultime novità in merito al tema delicato dei contributi agricoli per le prestazioni sulle pensioni: di fatto ha annunciato lo stop alla rivalutazione dei contributi in regime di cumulo o di totalizzazione, spiegando nella circolare «divieto vale laddove il lavoratore possa far valere uno o più periodi di contribuzione in una gestione speciale dei lavoratori autonomi, come ad esempio la Gestione artigiani, commercianti e coltivatori diretti». Per questo motivo, spiega bene il focus di “Lavoroediritti.com”, i contributi agricoli versati o accreditati per periodi prima del 1 gennaio 1984 (in numero inferiore a 270 giornate per anno) non possono essere rivalutati «al fine di assicurare la copertura annuale minima per il diritto alle prestazioni pensionistiche». Non solo, secondo l’ultima comunicazione Inps non è possibile procedere neanche al trasferimento delle eccedenze della contribuzione totale agricola annua superiore alle 270 giornate: «Tale divieto opera qualora nell’anno stesso siano accreditati almeno 30 contributi giornalieri effettiv», riporta “Lavoroediritti.com”. (agg. di Niccolò Magnani)
ARMILIATO “SERVE QUOTA 100 ROSA”
Sulla pagina Facebook del CODS (Comitato Opzione Donna Social) la leader Orietta Armiliato ha spiegato come nel periodo di forte crisi economica che il Paese sta affrontando una decisa riforma pensioni è quello che occorrerà per non affondare anche dal punto di vista previdenziale. «Appena si sarà sopita la virulenta violenza del coronavirus e si saranno smorzate le polemiche ed acclarate le posizioni circa le modalità di esborso degli aiuti attesi da parte dell’Unione Europea, sarà necessaria l’implementazione di una chiara strategia socio-economica e quindi anche previdenziale e dunque riprenderemo, con maggior incisività, a sostenere le nostre istanze atte a traguardare gli obiettivi che il CODS si è posto», scrive la Armiliato indicando le proposte possibili da attuare anche da subito con la formula, vista l’eccezionalità del momento, anche della legge “di anno in anno”. Riconoscimento e Valorizzazione del Lavoro di cura domestico ordinario (anche via Quota CentoRosa); cumulare i contributi versati nelle diverse casse previdenziali per accedere all’istituto dell’Opzione Donna; proroga Ape Social e proroga dell’Opzione Donna fino al 2023. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DELLO SPI-CGIL
Le disuguaglianze rischiano di aumentare dopo la crisi da coronavirus e c’è la possibilità di vedere i pensionati con assegni più bassi. Lo ricorda anche lo Spi-Cgil del Veneto, analizzando i dati sui redditi dei residenti. Ilnuovoterraglio.it riporta le dichiarazioni di Renato Bressan, della Segreteria regionale del Sindacato dei pensionati italiani, secondo cui, “l’analisi dei dati, al netto di ciò che accadrà a causa dell’emergenza Coronavirus, non lascia spazio a interpretazioni. Ancora una volta, i numeri del Mef mettono in evidenza le diseguaglianze sociali esistenti anche nel Veneziano. La ricchezza si sposta sempre verso l’alto, aumentando il gap fra contribuenti”.
LE PAROLE DI BRESSAN
Per il sindacalista, “questo trend deve indurre le Amministrazioni locali a sottoscrivere i patti antievasione, sia per recuperare risorse utili al finanziamento del welfare territoriale, sia per arginare comportamenti illeciti che danneggiano tanti imprenditori onesti”. Lo Spi-Cgil rileva anche “l’iniqua distribuzione della ricchezza, che vede un terzo dei contribuenti – quelli che guadagnano meno di 15 mila euro lordi annui – dividersi il 13% del reddito complessivo prodotto, mentre un altro 13,6% va a una fetta piccolissima, il 2,3 % dei contribuenti, quelli che denunciano più di 75 mila euro lordi annui. Va da sé, che questi andamenti, oltre ad allargare le disuguaglianze sociali nel nostro Paese e nella nostra regione, contribuiscono a rendere ancora più pesante la situazione socio economica per tante famiglie e pensionati, già gravemente colpiti dalle conseguenze del Covid-19”.