MISIANI SU QUOTA 100

A poche ore dalla ripresa del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni, Antonio Misiani, intervistato dal Quotidiano Nazionale, spiega che Quota 100 “era una misura transitoria, scade a fine 2021, non verrà prorogata. Bisogna discutere con le forze sociali meccanismi diversi di flessibilizzazione dell’età di pensionamento”. Il viceministro dell’Economia conferma quindi l’intenzione dell’esecutivo di mantenere in vigore la misura che consente il pensionamento anticipato a 62 anni con almeno 38 di contributi fino alla sua naturale scadenza. Resta da capire se il confronto con le parti sociali servirà per individuare già da quest’anno le misure che dovranno entrare in vigore nel 2022 o se invece per predisporre analisi e commissioni utili per prendere questa decisione l’anno prossimo. Andrà anche capito se quest’anno ci saranno misure sul tema previdenziale come l’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi, la proroga di Opzione donna e una nuova salvaguardia per gli esodati.



LA RICHIESTA DI FDI PER I POLIZIOTTI

Da Wanda Ferro arriva la richiesta al Governo di impegnarsi “per risolvere le criticità accertate nel funzionamento della banca dati dell’Inps che stanno comportando gravi ritardi nel pagamento del primo assegno di pensione per il personale della Polizia di Stato collocato in quiescenza”. La deputata di Fratelli d’Italia, come riporta catanzaroinforma.it, ricorda come il suo partito abbia segnalato ritardi “che sfiorano l’anno, e i lunghi tempi di attesa che vanno dai 18 ai 24 mesi anche per la liquidazione della prima rata del trattamento di fine servizio, sono gravissimi”. Commentando la risposta all’interrogazione presentata insieme ad alcuni colleghi di partito, Ferro aggiunge: “Bene l’ammissione di responsabilità da parte del ministero del Lavoro e dell’Interno così come accogliamo con soddisfazione la volontà dell’Inps di costituire un nuovo polo organizzativo con la Polizia di Stato per migliorare i propri servizi e le prestazioni verso i lavoratori e i pensionati della polizia. Ora però, non c’è più tempo da perdere. Il Governo si dia da fare e non rinvii alle calende greche la soluzione di un problema che crea importanti disagi economici”.



QUOTA 100 NEL MIRINO DEL MEF

Dopo l’accordo sul Recovery fund torna ad affacciarsi l’ipotesi di un intervento di riforma pensioni. Come scrive il Quotidiano nazionale, infatti, “a via XX Settembre, sia pure con cautela per non rovinare il successo europeo, hanno cominciato a tirare fuori i dossier del cantiere pensioni, chiuso all’improvviso a febbraio per l’incalzare dell’emergenza Coronavirus. Nel mirino c’è Quota 100: la volontà del Ministro dell’Economia, ma anche di larga parte del Pd e di Italia Viva, di smantellare il meccanismo di uscita anticipata verso la pensione, frutto del governo gialloverde, c’era già prima della pandemia. Ma a settembre, in vista del varo del piano di riforme e della manovra per il 2021 da presentare a Bruxelles, la fine anticipata (o il drastico ridimensionamento) del pensionamento a 62 anni di età e 38 di contributi potrebbe rivelarsi una carta decisiva per ottenere lo sblocco delle risorse del Recovery fund. Insieme con misure correttive che riguardino reddito di cittadinanza semplificazione burocratica e il mercato del lavoro”.



RIZZO E LA TRAPPOLA DEL RECOVERY FUND

Marco Rizzo non ha dubbi: “La trappola della finta trattativa sui recovery fund imporrà al nostro Paese condizionalità che saranno pagate con attacco a pensioni, prima casa, sanità pubblica e piccolo risparmio. Ricordatevi nomi e facce dei traditori che ci consegneranno alla Troika e alle multinazionali”. Il Segretario generale del Partito comunista attraverso diversi tweet spiega che “la dittatura mediatica obbliga ai festeggiamenti con #Conte vincitore(?), ma basta saper leggere: «Governance e condizionalità» Tutto subordinato a “riforme” Ue che distruggeranno patrimonio pubblico, lavoro, pensioni e stato sociale!”. In particolare, per l’Italia si è già parlato, nelle ultime Raccomandazioni della Commissione europea, di “riforme di pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità”. Rizzo evidenzia anche che “tra le tante condizionalità con cui l’Unione europea vorrà strangolarci ci sarà l’eliminazione del contante. Così le banche e le multinazionali sapranno dove e come spendiamo il denaro derivato dal poco lavoro che ci resterà. Così anche il controllo sarà totale”.

GLI INVERVENTI CHIESTI DALL’ANAP

L’Associazione nazionale anziani e pensionati aderente a Confartigianato apprezza alcune misure contenute nel Decreto rilancio, ma chiede al Governo degli interventi specifici per risolvere alcuni problemi. Il Presidente dell’Anap Guido Celaschi ricorda infatti che “il potere d’acquisto delle pensioni è calato e di molto in questi ultimi anni arrivando, secondo alcuni studi, anche al 10%. E molti pensionati vivono oggi in una condizione assai disagiata, con il rischio, per quelli che sono al limite più basso, di scivolare verso una condizione di povertà relativa se non assoluta”. Inoltre, “si impone una più equa imposizione fiscale in favore dei pensionati che sono stati sinora ignorati dai vari provvedimenti presi nei confronti dei lavoratori dipendenti. E l’attuale imposizione fiscale è una delle cause della perdita del potere d’acquisto delle pensioni”. Vedremo se ci saranno già con il prossimo decreto del Governo delle misure che possano andare incontro a queste richieste. Celaschi intanto si dice disponibile al confronto con l’esecutivo.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI

In un articolo pubblicato sul numero di luglio della rivista Lavoro & Welfare dedicato alla previdenza complementare, Roberto Ghiselli evidenzia come “una riforma della previdenza negoziale dovrebbe essere correlata a una, altrettanto auspicabile, riforma di quella pubblica, sulla base dei principi della flessibilità in uscita, dell’equità e della solidarietà”. In questo quadro, secondo il Segretario confederale della Cgil, “come in parte è già avvenuto con la Rita, la previdenza complementare può essere uno strumento non solo per integrare la pensione pubblica ma, a scelta del lavoratore, anche per poter anticipare la data del pensionamento”. Indicazioni utili da parte del sindacalista in vista del confronto che si riaprirà domani con il Governo sulla riforma pensioni.

L’IMPORTANZA DELLA LEVA PREVIDENZIALE

Ghiselli aggiunge poi di ritenere che la leva previdenziale possa “essere uno strumento ulteriore per contrastare gli effetti dell’emergenza sanitaria in corso, la quale ci propone, ad esempio, il tema di favorire l’accesso anticipato alla pensione ad alcune categorie di lavoratori e lavoratrici come le persone con una età avanzata, gli invalidi, i disoccupati, gli esodati”. Infine, una frase che suona come auspicio in vista dell’incontro con l’esecutivo: “La questione previdenziale, quindi, che era stata oggetto dell’avvio di confronto tra Governo e organizzazioni sindacali prima della crisi pandemica, dovrà tornare al centro dell’attenzione, anche per governare la nuova situazione che si è determinata”.