SALVINI VS PD SU FINE QUOTA 100
Farà discutere e di nuovo il riferimento del leader leghista Matteo Salvini al compianto leader Pci Enrico Berlinguer: rispondendo a tono al viceministro Misiani che invocava la fine della riforma pensioni di Quota 100 entro il 2021, l’ex Ministro degli Interni si oppone e sottolinea «Il Pd che ha nostalgia della Fornero è un insulto a milioni di italiani e farebbe inorridire Enrico Berlinguer». Rispunta così la polemica dopo che nei giorni scorsi il Centrosinistra si era ribellato su più fronti alle parole di Salvini che reputava la Lega la vera depositaria dei valori positivi del Pci di Berlinguer: «Ricordo una dichiarazione di Berlinguer», in cui il segretario comunista ribadiva «i pensionati sanno che la nostra avanzata può garantire la soddisfazione della loro aspirazione che non è quella di ricevere elemosine, ma aver diritto a una vecchiaia serena». Ecco, per il leader della Lega questo dimostrerebbe il “tradimento” del Pd di oggi a quei valori del passato: «ora a difendere il diritto alla pensione c’è la Lega e non la sinistra. Impediremo a questo governo di tornare a una legge ingiusta e infame. L’Italia e gli italiani meritano rispetto». Infine, tornando al tema della riforma, Salvini conclude «Il viceministro dell’Economia Antonio Misiani annuncia che ‘Quota 100’ non verrà rinnovata, guarda caso come chiesto dall’Europa. Quando la Lega tornerà al governo non solo confermerà ‘Quota 100’ ma farà anche ‘Quota 41». (agg. di Niccolò Magnani)
MISIANI “RIFORMA PENSIONI QUOTA 100 SOLO FINO AL 2021”
Dopo la richiesta netta del Premier olandese Mark Rutte di abolire al più presto la riforma pensioni di Quota 100 – emanata, lo ricordiamo, dal primo Governo Conte con Lega e M5s – la “risposta” arriva dal viceministro dell’Economia Antonio Misiani in una intervista a Repubblica. «Quota 100 scade nel 2021 e non verrà prorogata», spiega l’esponente Pd: una duplice “notizia”, da un lato non far scattare subito la “richiesta” dei Paesi frugali come segnale in vista di un Recovery Fund in campo europeo, dall’altra la volontà di interrompere la riforma Quota 100 non appena sarà scaduta la sua fase sperimentale. «Non è questo il momento di polemiche inutili o discussioni ideologiche su Quota 100, quanto di scrivere il Recovery Plan italiano. I governi dei Paesi frugali devono liberarsi dal condizionamento dei populisti come Wilders che è amico di Salvini, ma nemico dell’Italia. E in Italia dobbiamo andare oltre l’idea sbagliata che le riforme siano imposizioni esterne da rifiutare anziché necessità assoluta per la ripresa», attacca Misiani non prima di concludere «Siamo pronti a riavviare il confronto con le parti sociali e le opposizioni». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE
A maggio il numero di pensioni erogate ha superato quello degli italiani occupati. È quanto fa sapere l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui, considerando che al 1° gennaio 2019 il numero di pensioni erogate ammontava a 22,78 milioni e che l’introduzione della misura di riforma pensioni nota come Quota 100 ha portato ad accrescere tale cifra di almeno 220.000 unità, “possiamo affermare con una elevata dose di sicurezza che gli assegni stanziati alle persone in quiescenza sono attualmente superiori al numero di occupati presenti nel Paese”. Anche perché “nello scorso mese di maggio coloro che avevano un impiego lavorativo sono scesi a 22,77 milioni di unità”.
LE PAROLE DI ZABEO
Secondo le stime della Cgia, “tutte le otto regioni del Sud presentano un numero di pensioni superiore a quello degli occupati”, mentre al Nord tale situazione è presente solo in Liguria. Secondo il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo, a livello nazionale complessivo “il sorpasso è avvenuto in questi ultimi mesi. Dopo l’esplosione del Covid, infatti, è seguito un calo dei lavoratori attivi. Con più pensioni che impiegati, operai e autonomi, in futuro non sarà facile garantire la sostenibilità della spesa previdenziale che attualmente supera i 293 miliardi di euro all’anno, pari al 16,6 per cento del Pil. Con culle vuote e un’età media della popolazione sempre più elevata, nei prossimi decenni avremo una società meno innovativa, meno dinamica e con un livello e una qualità dei consumi interni in costante diminuzione”.