RIFORMA PENSIONI, RIZZETTO SUI CONTRIBUTI SILENTI

Walter Rizzetto ha presentato una proposta di legge perché venga riconosciuto il diritto alla restituzione dei contributi che non risultano sufficienti a raggiungere i requisiti per l’accesso alla pensione. “Quella dei contributi silenti è una questione annosa che va risolta una volta per tutte per eliminare una grave ingiustizia che viola il diritto alla pensione. Tanti lavoratori perdono i contributi corrisposti anche per molti anni, che restano nelle casse di Inps o degli altri enti previdenziali a cui il lavoratore è iscritto”, spiega il deputato di Fratelli d’Italia secondo quanto riportato da lavocedelpatriota.it. Dal suo punto di vista “si tratta di una situazione profondamente iniqua poiché non tutti hanno la possibilità di ricorrere alla totalizzazione o alla ricongiunzione per utilizzare quei contributi. Penso ad esempio alla situazione di tanti agenti di commercio che hanno versato per anni ad Enasarco, senza ottenere alcuna prestazione”. La proposta di riforma pensioni di Rizzetto mira quindi a far restituire, dietro domanda, i contributi previdenziali versati “che non hanno determinato un trattamento pensionistico o altra prestazione di welfare”.



IL FUTURO DEGLI ASSEGNI TRA CONGUAGLI E RIVALUTAZIONI

In un articolo sul sito del Giornale viene ricordato come tra le misure di riforma pensioni contenute nella manovra vi fosse l’estensione fino al 31 dicembre 2022 “del sistema penalizzante delle rivalutazioni. Poi, dopo lo scontro con i sindacati e le polemiche sollevate dal trucco dell’esecutivo, nel testo finale della manovra sarebbe sparita la proroga (sottolineamo il ‘sarebbe’) con un ritorno ad un adeguamento più favorevole a partire dall’1 gennaio 2022 e non dall’1 gennaio 2023 come voluto, in un primo momento dall’esecutivo”. Tuttavia, “come hanno più volte sottolineato i sindacati servirà porre attenzione sul testo che uscirà poi dalle Camere per il rischio di eventuali blitz sulle tasche dei pensionati”. Nel frattempo, dal prossimo 1° gennaio ci sarà un conguaglio per le pensioni pari allo 0,1%. “Si tratta di 1 o 2 euro lordi mensili con un assegno da conguaglio tra i 10 e i 25 euro che riguarda appunto la rivalutazione avallata nel periodo che va dall’1 gennaio al 31 dicembre del 2020”.



RIFORMA PENSIONI, LA MISURA NELLA LEGGE DI BILANCIO

Tra le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio ce n’è anche una riguardante i lavoratori esposti all’amianto. Come ricorda pensionioggi.it, infatti, ci saranno “tempi certi per il riconoscimento dei benefici previdenziali per i lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario esposti all’amianto. I datori di lavoro avranno 90 giorni di tempo per produrre l’eventuale documentazione integrativa dalla richiesta dell’nps e l’intera istruttoria dovrà essere conclusa entro i 75 giorni successivi con il rilascio o meno delle certificazioni necessarie ai lavoratori interessati”. In questo modo si spera di semplificare l’accesso alla maggiorazione contributiva del 50% per quanti hanno lavorato nel settore della produzione di materiale rotabile ferroviario.



I TEMPI DETTATI A INPS, IMPRESE E INAIL

“L’Inps, in particolare, avrà 15 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio per il 2021 (cioè entro il 15 gennaio 2021) per richiedere la documentazione integrativa al datore di lavoro il quale dovrà produrla all’ente previdenziale entro i successivi 90 giorni (cioè entro il 15 aprile 2021). Entro i 15 giorni successivi (cioè entro il 30 aprile 2021) l’Inps dovrà inviare la documentazione all’Inail che a sua volta, entro i successivi sessanta giorni (cioè entro il 29 giugno 2021) dovrà rilasciare all’Inps le certificazioni tecniche attestanti la sussistenza o meno dei requisiti previsti dalla legge per l’accesso ai richiamati benefici previdenziali”. Non resta che attendere l’approvazione definitiva della manovra per vedere se ci saranno modifiche alla norma.