ASSOCIAZIONI DISABILI SULLE PENSIONI E L’ISEE

Un grido di aiuto quello lanciato da alcune associazioni in difesa delle persone disabili: «Gli aumenti delle pensioni agli invalidi civili decisi dalla Corte Costituzionale sono conteggiati come redditi ai fini Isee», lamentano CoorDown, Favo e Uniamo, parlando di «beffa e pessimo scherzo» compiuto.



In attesa di una sistematica riforma strutturale delle pensioni in Italia nei prossimi mesi, anche la nicchia delle associazioni pro-disabili prova a far sentire la voce, riferendosi direttamente al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. «Gi incrementi delle pensioni di invalidità, quelli sanciti dalla Corte Costituzionale, vengono conteggiati nell’Isee, da Inps e Agenzia delle entrate, alla stessa stregua di un reddito. L’Isee di chi percepisce le maggiorazioni si alza, i benefici diminuiscono… E se ne sono accorte molte famiglie che in questi giorni hanno ottenuto il nuovo Isee ‘stranamente’ più alto», sentenzia la dura nota delle associazioni, «chiediamo di sanare la situazione» in quanto una grave causa di «disorientamento e disagio di tante persone e famiglie con disabilità». (agg. di Niccolò Magnani)



L’ALLARME SULLE TROPPE MISURE DI PENSIONI ANTICIPATE

Sempre dalla Commissione tecnica istituita dal Ministero del Lavoro sulla riforma pensioni giunge un nuovo avviso-allarme circa la presenza di diverse modalità di “uscita anticipata” dal mondo del lavoro.

All’interno della relazione messa a punto dal professor Reitano si elencano le varie opzioni al momento attive sul fronte previdenza: Ape Sociale, Opzione Donna, Quota 100, Quota 102. Ebbene, secondo la Commissione, «si tratta di un insieme di misure eterogenee – e talvolta non particolarmente chiaro nei criteri ispiratori – nella definizione della platea dei beneficiari». Per questo motivo, continua il report di Reitano, una modalità generale «incapace di risolvere in modo permanente il problema di come offrire un’opzione di scelta a chi volesse ritirarsi prima di aver raggiunto i requisiti elevati (e crescenti nel tempo) stabiliti dalle riforme del 2009-2011, senza al contempo aggravare i conti pubblici». (agg. di Niccolò Magnani)



LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE LAVORO

Sul tavolo del Governo giunge una nuova proposta sul maxi-tema della riforma pensioni: in attesa del nuovo incontro sulla previdenza tra esecutivo e sindacati, il membro della Commissione tecnica istituita dal ministero del LavoroMichele Reitano – ha formulato una proposta per un anticipo dell’assegno all’interno della relazione di fine mandato del Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) Inps (in forma di valutazione “esperta” sul tema delle prestazioni previdenziali, fa sapere il “Sole 24 ore”).

Si tratta di permettere a partire da una fissata età (da definire) il pensionamento dei lavoratori con taglio del 3% della quota retributiva per ogni anno d’anticipo rispetto alla soglia di vecchiaia (67 anni). Con la medesima proposta di riforma pensioni, si consiglia anche una maggiore tutela previdenziale per tutte le categorie di lavoratori considerati più fragili. «I dati contenuti nel report «smentiscono chiaramente la retorica di chi ritiene ancora limitata l’età di ritiro in Italia grazie alle presunte troppe scappatoie che verrebbero offerte dalla nostra disciplina pensionistica», spiega il professor Reitano nella relazione oggi riportata in ampie parti dal “Sole”. L’uscita anticipata, chiosa la proposta della Commissione, subendo una riduzione della quota retributiva della pensione (ad esempio, intorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età legale) può compensare «in modo attuarialmente equo, il vantaggio della sua percezione per un numero maggiore di anni». (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI

Domani riprenderà il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni e Domenico Proietti spiega che un “importante step per una piena revisione del sistema è il superamento congiunto degli attuali automatismi di incremento dell’età e dei coefficienti. Un doppio meccanismo che agisce due volte sull’aumento dell’aspettativa di vita: da una parte si alza l’età di accesso, dall’altra si riduce l’importo della pensione. Chiediamo che venga superato l’automatismo per l’innalzamento dell’età e che sia introdotto un sistema a coorti di età per l’individuazione del coefficiente. L’attuale doppia penalizzazione disincentiva alla permanenza al lavoro, si corre il rischio, infatti, che restare a lavorare possa determinare un peggioramento dell’assegno previdenziale”.

LA RICHIESTA DELLA UIL

Ricordiamo che al momento i requisiti per la pensione di anzianità sono bloccati fino al 2026 e che quelli per la pensione di vecchiaia non hanno subito adeguamenti complice il calo dell’aspettativa di vita. In un intervento su pensionipertutti.it, il Segretario confederale della Uil evidenzia che “il sistema pensionistico ha bisogno di garantire ai cittadini, futuri pensionati e pensionate, il rispetto dei loro diritti e l’applicazione di un sistema equo e giusto. Per questo è quanto mai necessario agire adesso per le pensioni dei giovani e meno giovani: il sistema contributivo è, infatti, in vigore dal 1996 e già nei prossimi anni ci saranno persone che potrebbero accedere alla pensione totalmente contributiva”. Per Proietti, “il mercato del lavoro è cambiato e con lui devono cambiare le norme che regoleranno le pensioni”.

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