RIFORMA PENSIONI, LA SCELTA DEL CDA DELL’INPGI

Come spiega adginforma.it, il Cda dell’Inpgi ha approvato un piano in cinque punti per provare a mettere in sicurezza i conti dell’Istituto. Ecco le misure previste: “1) l’introduzione per 5 anni di un contributo straordinario, pari all’1%, a carico dei giornalisti attivi (nella formula di una maggiore contribuzione previdenziale) e pensionati; 2) la rimodulazione del limite di reddito cumulabile con la pensione, adottando la soglia di 5.000 euro annui; 3) la sospensione delle prestazioni facoltative (superinvalidità, case di riposo, sussidi); 4) l’introduzione di abbattimenti percentuali per le pensioni di anzianità liquidate con requisiti inferiori a quelli stabiliti dalla legge Fornero nella misura di 0,25% al mese; 5) la riduzione dei costi di struttura in misura pari almeno al 5% e per quanto riguarda i costi degli Organi collegiali, del 10%”. Queste misure di riforma pensioni non basterebbero però a salvare l’Inpgi senza allargamento della platea degli iscritti ai comunicatori.



LA CRITICA DELLA MINORANZA

Il piano viene però criticato da alcuni consiglieri di minoranza dell’Inpgi, riuniti nel Gruppo Gino Falleri – Giornalisti 2.0. Come riporta primapaginanews.it, infatti, dal loro punto di vista si tratta di “una promessa di tagli, inutili e temporanei, in cambio dell’ingresso dei comunicatori, almeno quelli pubblici, altrettanto inutile per le sorti dell’Inpgi”. Il piano approvato sarebbe quindi “un’operazione di facciata, priva di qualunque sostanza, visto che si tradurrebbe in nemmeno 20 milioni di euro di benefici l’anno per un quinquennio”.

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