DI MAIO SU RIFORMA PENSIONI E RDC

Ieri Luigi Di Maio è stato ospite della trasmissione L’aria che tira, in onda su La 7, e, stando a quanto riportato da agimeg.it, ha parlato anche di riforma pensioni. “Per cinque anni mi sono sentito dire che non c’erano i soldi per Reddito di Cittadinanza e Quota 100, io sono il Ministro che li ha firmati. Io sono andato a prendere i soldi dal gioco d’azzardo, che è diventato il più tassato d’Europa ed era il meno tassato, dalle compagnie assicurative e dalle banche. Con i soldi del taglio alle pensioni d’oro abbiamo alimentato anche la pensione di cittadinanza per i pensionati minimi”, ha detto il vicepremier. Il sito del Sole 24, invece, parla della pace contributiva, altra misura prevista dalla riforma pensioni, evidenziando che lo stesso Governo non ne prevede un grande utilizzo. Nella relazione tecnica che accompagna la norma si legge infatti che “sono disattese nel breve periodo propensioni eccezionali all’utilizzo di tale strumento (…) poiché per le caratteristiche dei potenziali beneficiari l’operazione non è propedeutica per conseguire pensioni di vecchiaia”.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SALVINI

In questi giorni Matteo Salvini ha ricordato il varo della riforma pensioni con Quota 100, ma ieri, in un comizio a Putignano, ha parlato di un’altra misura previdenziale. Secondo quanto riporta borderline24.com, il leader della Lega ha detto: “Abbiamo una proposta di detassare le pensioni per chi viene a trasferirsi in alcune regioni del Sud. Ci sono migliaia di italiani in pensione che vanno a prendere la residenza in Portogallo perché la pensione è esentasse e quindi portano i loro soldi là. Ma la Puglia è più brutta del Portogallo, con tutto il rispetto per il Portogallo? E non possiamo fare lo stesso trattamento fiscale qua? Secondo me sì, ma dobbiamo cambiare le regole europee”. Intanto il taglio delle pensioni d’oro viene difeso da Paolo Capone, che ne parla come di “una scelta di equità sociale”. Per il Segretario generale dell’Ugl, “riequilibrare il nostro sistema pensionistico è una misura che garantisce il futuro dei giovani che entrano nel mercato del lavoro”. Dal suo punto di vista si tratta “di un vero e proprio patto generazionale, a beneficio di tutta la collettività, così come la riforma delle pensioni introdotta con ‘Quota 100’”.



BARBAGALLO: PENSIONATI BANCOMAT DEL PAESE

Anche Carmelo Barbagallo interviene sul tema caldo del blocco delle indicizzazioni contenuto nella riforma pensioni. “Purtroppo, da qualche anno a questa parte, i pensionati sono diventati il bancomat del nostro Paese. Blocco della perequazione, tagli, restituzione dell’indebito minano seriamente il potere d’acquisto di questi cittadini ai quali, invece, dovrebbe essere garantita una maggiore tranquillità sociale, anche perché spesso fungono da ‘ammortizzatori sociali’ per i giovani nipoti in cerca di lavoro o per i figli disoccupati”, dice il Segretario generale della Uil, evidenziando che “date alcune condizioni, un pensionato che nel 2011 percepiva poco più di 1.500 euro lordi mensili, oggi subisce un mancato adeguamento del suo assegno pensionistico di circa 1.000 euro lordi l’anno”. Il sindacalista ricorda anche la manifestazione unitaria del 1° giugno a Roma “per chiedere che sia ripristinata la piena rivalutazione delle pensioni e per rivendicare scelte di politica economica che creino coesione e sviluppo”.



M5S REPLICA A ZINGARETTI SU RIFORMA PENSIONI

Il Movimento 5 Stelle respinge al mittente le accuse di Nicola Zingaretti sul blocco delle indicizzazioni contenuto nella riforma pensioni. “Siamo all’assurdo. Il segretario di un partito che ha votato la Legge Fornero nel 2012 si permette di attaccare il MoVimento sulle pensioni, accusandoci in un tweet delirante di averle tagliate a 6 milioni di italiani. È esattamente il contrario”, “fino a 1.500 euro lordi le pensioni aumenteranno esattamente quanto il costo della vita (rivalutazione al 100%) e fino ai 4.500 euro lordi si rivaluteranno più di quanto avrebbero fatto se al governo ci fosse ancora il Pd”, si legge in un post sul Blog delle Stelle. Intanto da un’elaborazione dell’Ires-Cgil dell’Umbria risulta che i pensionati della regione hanno assegni più bassi della media nazionale. “In questo contesto il governo in carica, si appresta a riprendere e a trattenere i soldi delle rivalutazioni, quindi contribuendo a peggiorare la condizione anche dei pensionati umbri”, dice il Presidente regionale dell’Ires Mario Bravi, secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale.

RIFORMA PENSIONI, 3,6 MILIARDI MANCHERANNO ALL’APPELLO

Si sta parlando molto delle riduzioni, frutto delle misure di riforma pensioni, che ci saranno sulle pensioni di giugno. Cesare Damiano parla di una “mossa furbetta” da parte del Governo, per rimandare gli effetti meno piacevoli dei suoi provvedimenti a dopo le elezioni europee. “Ma non basta. Perché il Governo nasconde un altro pezzo di verità parlando di ‘pochi spiccioli’. Ma, se si moltiplicano quei pochi spiccioli per i 6 milioni di pensionati coinvolti, si scopre che si tratta di 100 milioni di euro sottratti ai consumi di un’economia già stagnante, come denunciano anche i sindacati”, scrive l’ex ministro del Lavoro su Democratica, il sito di informazione del Partito democratico. “Insomma, il Governo ha penalizzato una categoria già debole, quella dei pensionati, ridimensionando l’indicizzazione delle pensioni per finanziare altri provvedimenti. E allargando ancora la prospettiva, dal 2019 al 2021, la somma assume i suoi contorni più realistici: 3,6 miliardi di euro. Ci troviamo di fronte a un Governo che fa cassa alla grande su pensioni non certo d’oro, dopo aver fatto sconclusionati e menzogneri proclami sul superamento della povertà”, aggiunge Damiano.

RIFORMA PENSIONI, LE PERDITE IN DIECI ANNI

Intervistato da Il Giornale sulle misure di riforma pensioni, Giuliano Cazzola spiega che “le indicizzazioni sono il miglior modo per fare cassa in breve tempo agendo su una platea stabile e nota come quella della spesa pensionistica”. Dal suo punto di vista, “quel che è grave è la destinazione di queste risorse. Le pensioni vigenti vengono penalizzate in nome di una solidarietà forzosa con coloro che decideranno di avvalersi di quota 100 (in quanto i risparmi derivanti dalla nuova indicizzazione su 7 fasce retributive anziché le tre previste, concorrono in parte a finanziare quota 100 e le altre misure)”. L’ex deputato ricorda anche che ci sono stati in passato altri interventi sulle indicizzazioni che hanno fatto sì che “un soggetto andato in pensione nel 2000 e che ha avuto la prima rivalutazione nel 2001, per effetto delle mancate o parziali indicizzazioni ha perso in termini reali oltre il 13%. Negli ultimi 10 anni oltre l’8%”. Poi aggiunge che “l’Ape è stato rifinanziato anche se quota 100 è sicuramente più conveniente se si posseggono i requisiti”.

AZZOLA (CGIL): IN GIOCO L’INTERO SISTEMA DI PREVIDENZA

Michele Azzola, Segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, in una nota ricorda che sabato 1° giugno, dalle 10:00, si terrà in piazza San Giovanni la manifestazione unitaria sindacale contro la riforma pensioni, con lo slogan “Dateci retta”. “Le ragioni alla base del motto sono presto dette: le politiche adottate finora dal governo hanno mostrato di ignorare le legittime istanze di milioni di pensionati, continuando di fatto a penalizzarli: è stata tagliata la rivalutazione delle pensioni, falcidiando la capacità di acquisto ed è stato tassato il reddito da pensione in misura molto maggiore che in altri paesi europei”, spiega Azzola, che, secondo quanto riportato dal sito di Rassegna sindacale, evidenzia anche che “in gioco è l’intero sistema di previdenza, gli interessi della totalità degli italiani, l’avvenire stesso dei giovani”. Della manifestazione ha parlato anche Giancarlo Leorin, segretario Stu Uilp Massa e Versilia. Dal suo punto di vista, secondo quanto riporta voceapuana.com, occorre tutelare le pensioni tramite la rivalutazione, aumentare la platea dei beneficiari della 14esima e separare la previdenza dall’assistenza.

RIFORMA PENSIONI, LE ACCUSE ALL’INPS

Con un articolo richiamato direttamente in apertura del giornale, Repubblica è tornata a parlare di Inps e di riforma pensioni. “L’Inps sta cambiando pelle. In tre mesi, l’Istituto che gestisce pensioni e assistenza per 40 milioni di italiani – un gigante da 800 miliardi, oltre un terzo del Pil – si è trasformato in agenzia del governo. Fin quasi ad assomigliare a un comitato elettorale. Incaricato non solo di spingere le misure bandiera di Lega e M5S – quota 100 e reddito di cittadinanza – anche a scapito di tutte le altre prestazioni e a colpi di deroghe mai viste, incentivi monetari ai dipendenti a fare presto, sconti sui documenti da presentare”, ha scritto Valentina Conte, che ha citato nuovi dati sulle lavorazioni delle domande di pensionamento presentate all’Inps: “Nei primi tre mesi dell’anno, le pratiche ‘normali’ sono calate del 25%. Le domande per le pensioni di anzianità contano una giacenza del 78%. Quelle di opzione donna del 56%. Contro il 100% di risposte per quota 100”.

LE PAROLE DI GUGLIELMO LOY

Il quotidiano romano cita anche lo spostamento di “50 dipendenti dagli uffici territoriali a Roma, ma solo per uno specifico profilo professionale. Procedura ‘scellerata, inopportuna, restrittiva, fintamente nazionale’, dicono Cgil, Cisl e Uil. Vuole creare quattro nuove direzioni in Inps: informatica, vigilanza, povertà, formazione. Moltiplica poltrone, disegna un cerchio magico. ‘Ma il modello della nuova Inps qual è?’, si chiede Guglielmo Loy, presidente del Civ, il Comitato di vigilanza composto da sindacati e imprese. ‘I dati non sono trasparenti, gli uffici del territorio soffrono. E la confusione di ruoli del presidente designato, tra propaganda e politica, non aiuta’”.