RIFORMA PENSIONI OPZIONE DONNA: LA PROPOSTA

Dopo aver passato in rassegna Quota 100 e Quota 41 (qui sotto i vari focus, ndr), soffermiamoci un momento su un altro punto in discussione nel tavolo tra sindacati e Ministeri che si aprirà nei prossimi giorni sulla riforma pensioni: a supporto dell’Ape Sociale da “rilanciare” e “rivoluzionare”, il Governo pensa alla messa strutturale e non più occasionale della riforma Opzione Donna. Si tratta, come noto, della possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutte le donne – con assegno interamente contributivo – con 35 anni di contributi e 58 d’età (59 se autonome). L’idea è quella di mettere a regime tale formulazione così da non doverla rilanciare ogni volta a fine anno con la Manovra di Bilancio: assieme, spiega il “Sole 24 ore”, il Governo studia la possibilità di rendere operativi anche per le imprese più piccole i contratti d’espansione (prepensionamento dei lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata). (agg. di Niccolò Magnani)



COSA SUCCEDE CON LA QUOTA 41

La Quota 100 non convince nessuno (tranne la Lega), mentre la Quota 41 con Carroccio, M5s e sindacati assai disponibili resta un’opzione importante per la prossima riforma pensioni: resta però quanto scrivevamo nel precedente aggiornamento, al momento il Governo con Orlando e Franco non sembra intenzionato a intraprendere una legge dai costi “incerti” come la riforma sulla pensione dopo 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica.



Al momento l’Inps ha freddato tutti spiegando come 4,3 miliardi di spesa nel 2022 e possibili 9,2 negli anni successivi consiglia di pensarci bene prima di intraprendere la strada della Quota 41. Al di là del successo o meno del tavolo con il Governo, i sindacati puntano a riscrivere per intero la legge Fornero dando l’uscita anticipata a tutti dai 62 anni con almeno 20 di contributi: il tema della flessibilità resta in primo piano anche se da Cgil, Cisl e Uil non traspare ottimismo circa il buon esito della discussione in merito a settembre con l’esecutivo. (agg. di Niccolò Magnani)



SCENARI DOPO RIFORMA QUOTA 100

Spesso di abusa del termine “autunno caldo” ma forse sul tema pensioni cosa bolle in pentola per i prossimi mesi potrebbe tranquillamente essere definito in questi termini: la riforma di Quota 100 vede solo la Lega in prima linea per tentare di prorogarla ulteriormente (con i fondi risparmiati dall’abolizione del Reddito di Cittadinanza, questo il progetto dichiarato da Salvini) mentre al momento la gran parte dell’esecutivo (Carroccio comunque non contrario) verte sul rinnovo cospicuo dell’Ape Sociale.

Non piace ai sindacati e la Lega preferirebbe comunque Quota 100, eppure la riforma pensionistica dell’Ape con un bacino più ampio dell’attuale resta al momento l’unico elemento con qualche chances di essere proposto in Manovra. Si aggiunge poi la resa strutturale dell’Opzione Donna e il rafforzamento dei contratti d’espansione: questo è l’indirizzo del MEF anche se non sarà facile il tavolo con i sindacati viste le distanze palesi già dimostrate, e con il Ministro Orlando intenzionato comunque a non permettere alcuna “quota” (né 100, né 41). Al momento, ricorda il Sole 24 ore, i tre parametri scelti, dalla Commissione tecnica nominata da Orlando, per allargare la platea dell’Ape sono frequenza infortuni, gravosità infortuni e gravosità delle malattie professionali. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, CGIL SU QUOTA 41

Ancora non è chiaro quali misure di riforma pensioni metterà a punto il Governo per la Legge di bilancio. Salvini ha fatto capire che la Lega vorrebbe prorogare Quota 100 utilizzando le risorse altrimenti stanziate per il Reddito di cittadinanza, mentre la proposta di Quota 41 dei sindacati appare troppo costosa secondo i calcoli dell’Inps. Calcoli che la Cgil, attraverso il Segretario confederale Ghiselli contesta. Secondo quanto riporta Repubblica, il sindacalista ritiene che non tutti i potenziali beneficiari ne usufruirebbero, come accaduto per Quota 100. Senza dimenticare che Quota 41 sostituirebbe la misura per i lavoratori precoci prevista nell’Ape social, determinando quindi un risparmio di risorse. Vedremo quale decisione verrà presa.

LE RICHIESTE DI RAVENNA PER I PENSIONATI

Intanto anche la politica locale sollecita un intervento di riforma pensioni per il post-Quota 100. Come riporta ravennanotizie.it, infatti, la lista “Ravenna per i pensionati”, che si presenterà alle amministrative di ottobre, ritiene che occorra “allargare la platea dei lavori gravosi e usuranti e favorire maggiormente le donne, che spesso si dedicano alla cura dei familiari anziani senza che questo incida sui contributi previdenziali versati. Fondamentali sono la difesa del potere di acquisto delle pensioni e la divisione tra assistenza e previdenza, commistione anomala tutta italiana, ma soprattutto una vera riforma fiscale che faccia pagare le tasse non più spremendo oltre misura i pensionati e i lavoratori”. Vedremo se queste istanze verranno accolte a livello nazionale.

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