PRESIDIO DEGLI ESODATI

Come noto, la riforma pensioni non ha previsto il varo della nona salvaguardia richiesta per i circa 6.000 esodati che sono rimasti esclusi dai precedenti otto interventi approvati dopo la Legge Fornero. Così, i Comitati dei 6.000 Esodati esclusi e dei Contributori Volontari hanno deciso di tenere un presidio, nella mattinata del 27 giugno, davanti alla sede del ministero del Lavoro. La richiesta al Governo è quella di “un immediato emendamento al ‘DDL Crescita’, oggi in esame del Parlamento, che preveda la riapertura dei termini previsti dalla L.11/12/2016, n. 232 comma 214 (Ottava Salvaguardia) e, per tutte le categorie in essa incluse, differendo al 31/12/2021 i requisiti necessari a maturare il diritto pensionistico con le norme ante L. 22 dicembre 2011, n. 214 oppure un nuovo provvedimento di pari contenuti”. Per i promotori del presidio, il Governo non ha “più alcun alibi per non chiudere sollecitamente la vergognosa pagina degli ‘esodati’ restituendo ai 6.000 esclusi il loro legittimo diritto alla pensione e con esso il futuro delle loro famiglie”.



LA QUATTORDICESIMA INPS

Dopo il clamore sollevato dai dati Inps sulla spesa delle pensioni nei prossimi 20 anni, l’Istituto si appresta a seguire le prime “contromosse” assieme al Ministero del Lavoro per provare fin da subito a mettere diverse “pezze” per evitare caos e nefaste conseguenze cui non basteranno una riforma come Quota 100 o Quota 41 per porvi rimedio. Nel frattempo, si avvicina luglio e la priorità ora per Insp e pensionati si chiama Quattordicesima: per i lavoratori dipendenti la 14esima mensilità viene pagata dall’azienda, per i pensionati è l’Inps ad accreditare il pagamento sul conto corrente del titolare del trattamento previdenziale. La data di pagamento della Quattordicesima ricordiamo è previsto per tutti i pensionati con almeno 64 anni di età e un reddito complessivo fino ad un massimo di 1,5 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti fino al 2016, mentre sarà fino a 2 volte il trattamento minimo annuo del Fondo lavoratori dipendenti dal 2017. Nei primi giorni di luglio verrà erogata dall’Istituto in attesa che lo stesso ente Inps ne annunci la data ufficiale per l’accredito diretto.



GLI STRUMENTI DELL’ENPAF

La riforma pensioni è sempre fonte di novità e le casse professionali cercano anche di adeguare i loro servizi in modo da essere sempre in grado di incontrare i bisogni degli iscritti. L’Enpaf, l’ente di previdenza dei farmacisti, ha recentemente presentato una serie di strumenti di welfare integrato durante un convegno organizzato dall’Ordine della provincia di Matera. Come riporta farmacista33.it, “i servizi di previdenza e assistenza dell’Enpaf, come l’assistenza sanitaria integrativa (proprio attraverso il progetto Emapi), le pensioni alla maternità, le borse di studio e il sostegno all’occupazione – con un contributo economico destinato a farmacisti titolari per favorire la creazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato – sono finalizzati alla costruzione di un welfare sempre più dinamico e inclusivo e alla crescita equa e sostenibile del Paese, per il quale le farmacie rappresentano l’unico vero presidio sanitario distribuito in modo capillare sul territorio nazionale”. Strumenti che, come si vede, possono risultare importanti per gli iscritti.



IL PROBLEMA APERTO NELLA SCUOLA

Come spiega oggiscuola.com, solo poco più di 7.000 domande per accedere a Quota 100 da parte del personale scolastico, sulle 27.000 totali per usufruire della novità di riforma pensioni, hanno visto già accertato il diritto all’ingresso in quiescenza, liberando di fatto dei posti utili per la mobilità nella scuola. Marcello Pacifico evidenzia che “ancora una volta la burocrazia, la lentezza degli uffici preposti al controllo delle pratiche e l’inerzia di chi gestisce la macchia scolastica, si andranno ad abbattere sulle teste di decine di migliaia di lavoratori. A iniziare da quelle di chi ha fatto domanda, che avrà una risposta, non è detto positiva o tale da essere accettata a mani basse, viste le decurtazioni a troppi zeri previste per chi aderisce a Quota 100”. Il Presidente dell’Anief evidenzia però che conseguenze negative ci saranno per personale di ruolo e precario, perché non ci saranno tanti posti per chiedere trasferimenti o immissioni in ruolo. Secondo Pacifico, per il Miur “diventerà ancora più difficile continuare a dire di no alla riapertura immediata delle GaE e al ricorso al doppio canale di reclutamento”.

QUOTA 100 E LO SVECCHIAMENTO DELLA PA

La riforma pensioni con Quota 100 dovrebbe essere usata anche nella Pubblica amministrazione, ma, secondo quanto riporta Affari & Finanza, l’inserto settimanale di Repubblica, questo non favorirà più di tanto lo svecchiamento del pubblico impiego. Del resto l’Italia è il Paese con la più alta quota di dipendenti pubblici over 55, pari al 45,5%, mentre nel mondo industrializzato la media è pari al 45,5%. Inoltre, la quota degli under 35 è solo del 2,2%, cosa che ci pone in fondo alla graduatoria di questa classifica, mentre la media Ocse è del 18%. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, per ridurre di un anno l’età media dei dipendenti della Pubblica amministrazione bisognerebbe assumere in via straordinaria circa 205.000 giovani, cosa che costerebbe circa 9,7 miliardi di euro. Inoltre, molti dei concorsi che si terranno a breve, potrebbero vedere partecipare dei lavoratori precari che hanno anche più di 40 anni, cosa che alla fine non farebbe scendere di molto l’età media dei dipendenti pubblici.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GRONCHI

In un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, Sandro Gronchi esprime le sue perplessità sulla riforma pensioni con Quota 100 partendo da quanto sosteneva Paul Samuelson: i sistemi a ripartizione possono restare in pareggio se, e solo se, implicano una remunerazione dei contributi pari al tasso di crescita dei redditi da lavoro. Con la novità previdenziale del Governo questa regola non è rispettata, dato che i contributi hanno un tasso di crescita del 3% contro l’1% dei redditi. Il Professore di Economia Politica alla Sapienza aggiunge anche che Quota 100 rischia di non creare nuove opportunità di lavoro per i giovani, ma di dare l’occasione alle imprese di eliminare posti di lavoro in eccesso senza fare assunzioni.

LA CRITICA A QUOTA 41

Gronchi critica anche il contributo di solidarietà e il blocco parziale delle indicizzazioni e sostiene che l’aumento della spesa pensionistica determinato da Quota 100 finirà per far aumentare le aliquote contributive e quindi il costo del lavoro. Dal suo punto di vista sarebbe poi sbagliato aprire le porte a Quota 41, consentendo l’ingresso in quiescenza per alcune persone a 56 anni, visto che potrebbero incassare la pensione per 44 anni. “La morale è che i sistemi pensionistici devono fare i conti con la longevità crescente: se non si vogliono tagliare le pensioni, occorre rassegnarsi a prenderle a età sempre più elevate”, è la conclusione di Gronchi. Che di certo non troverà d’accordo tanti lavoratori precoci, oltre che gli esponenti della maggioranza di Governo.