LA SCELTA DELLA CASSA FORENSE
La Cassa forense è pronta a prolungare la sospensione del versamento dei contributi (decisa in seguito all’emergenza determinata dal coronavirus) che per il momento resterà in vigore fino a settembre. A dirlo è il Presidente della Cassa, Nunzio Luciano, in un’intervista al Sole 24 Ore. “Se lo stato di emergenza dovesse perdurare siamo pronti a estendere la sospensione dei contributi fino a dicembre. Queste misure hanno un costo, sia chiaro: secondo un calcolo a spanne, la sospensione fino a settembre impatterà per circa 600 milioni con notevoli ricadute nella gestione finanziaria dell’ente”, fa presente Luciano, evidenziando che “noi siamo una Cassa, una fondazione privata e la nostra funzione, anche in questi tempi complicati, è garantire la sostenibilità dei conti che significa riuscire a pagare le pensioni ai nostri iscritti. Invece sulla mia email piovono ogni giorno domande di aiuto di ogni tipo, anche quelle che purtroppo non ci possiamo permettere”. Da tenere presente che “la sospensione dei versamenti si trascina dietro il blocco di tutti gli altri adempimenti amministrativi: rateazioni, riscatti, eccetera”.
LE DIFFICOLTÀ PER LE BANCHE
Non sono mancate le difficoltà in occasione dell’accredito delle pensioni sui conti correnti bancari, fatto che ha spinto molti anziani a recarsi alle filiali, come pure avvenuto agli uffici postali, determinando anche situazioni rischiose. A Catania, infatti, come riporta catania.livesicilia.it, è stato necessario l’intervento “degli uomini della Polizia di Stato per disciplinare le file, spesso caotiche e non rispettose delle distanze di sicurezza, come previsto dai decreti governativi”. È stato lo stesso Prefetto della città siciliana a richiedere tale intervento. Sempre in Sicilia, come riporta ilmoderatore.it, Carmelo Raffa, Cetty Di Benedetto e Gaetano Motta, componenti del Comitato Direttivo Centrale della Fabi hanno evidenziato che “la gran parte dei lavoratori bancari sul nostro territorio, sono in balia del rischio di contrarre il Coronavirus, per gli innumerevoli contatti con la clientela” e “l’assenza dei presidi sanitari: kit con mascherine, guanti e gel”. Una situazione cui si dovrà porre rimedio al più presto.
I CHIARIMENTI URGENTI DA PARTE DELL’INPS
In tempi di domande e aiuti richiesti allo Stato per far fronte all’emergenza coronavirus, uno dei punti più complessi e “oscuri” da comprendere per i cittadini riguarda un drammatico fatto legato alla stessa emergenza sanitaria: con i tanti decessi, specie per le persone più anziane, spesso ancora non sono chiarissimi i regolamenti sulle pensioni di reversibilità specie in relazioni ai bonus e aiuti possibili dello Stato. Come ben sottolinea un focus di “Qui Finanza”, in merito al diritto di chi percepisce la pensione di reversibilità a fare domanda per il bonus da 600 euro stanziato per le partite IVA, ad oggi il decreto Cura Italia non chiarisce al meglio.
«Le predette categorie di lavoratori non devono essere titolari di un trattamento pensionistico diretto», si legge in un messaggio Inps del 20 marzo che traccia i contorni dei requisiti al bonus 600 euro. Essendo le pensioni di reversibilità delle pensioni “dirette” (sono invece indirette quelle per i superstiti di lavoratori defunti), al momento sembrano esclusi al bonus i vedovi o le vedove che prendono la pensione di reversibilità. Il problema è che ancora non è stata normata al dettaglio questa possibilità che purtroppo, sempre più spesso, cittadini italiani si ritrovano ad affrontare. (agg. di Niccolò Magnani)
TRIDICO “NO PROBLEMI SU PAGAMENTO PENSIONI”
Dopo il giorno “orribilis” dell’Inps per le domande sul bonus 600 euro che hanno bloccato il sito, con caos difficilmente visti in anni recenti per una macchina burocratica, inevitabilmente lo spavento per tanti pensionati italiani che dentro il gran marasma del portale Inps potessero sorgere grossi problemi anche per il pagamento delle pensioni. E invece il n.1 dell’INPS Pasquale Tridico ha tranquillizzato la platea sostenendo che sul fronte ordinario le pratiche dell’Istituto non hanno avuto alcun problema e tutto sta procedendo nella norma. Nell’attesa di avere novità e soluzioni per una riforma pensioni che nell’immediato post-crisi coronavirus dovrà essere affrontato all’interno di una ristrutturazione semi-totale della macchina pubblica italiana, i pensionati si devono “accontentare” di ricevere gli assegni che già hanno garantito: «Per il sistema pensionistico e il pagamento degli assegni non temo nulla. Assolutamente no – ha detto Tridico a Rainews24 – le pensioni di marzo sono già state pagate. Continuiamo a gestire tutto l’ordinario». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LA DECISIONE DELL’INPS
Per quanto riguarda i pensionati all’estero, è noto che periodicamente l’Inps compie una campagna di accertamento dell’esistenza in vita degli stessi, che richiede da parte loro la consegna di un modulo, debitamente compilato, presso dei soggetti abilitati. Proprio in queste settimane era in corso una di queste campagne, con scadenza prevista, per la presentazione della modulistica, al 19 marzo scorso. In un messaggio del 30 marzo, l’Inps ha fatto sapere che “Citibank, alcuni Patronati e Uffici consolari hanno rappresentato che spesso i pensionati sono impossibilitati a recarsi da ‘testimoni accettabili’ o nelle locali agenzie di Western Union (in alcuni casi addirittura chiuse) per la riscossione della rata di marzo, che costituisce valida prova dell’esistenza in vita”.
L’AVVIO DELLA SECONDA FASE DI ACCERTAMENTO
Questo in particolare per via dell’emergenza legata al coronavirus, che in alcuni Paesi non consente la libertà di movimento dei cittadini, specie in età avanzata. Proprio per questo l’Inps “ha deciso di non sospendere i pagamenti a partire dalla prossima rata di aprile e di includere i pensionati che non sono riusciti a completare il processo di verifica tra i soggetti che saranno interessati dalla seconda fase dell’accertamento generalizzato dell’esistenza in vita che, come già comunicato con messaggio n. 1249/2020, sarà avviata presumibilmente ad agosto 2020”. Una notizia importante, dato che diversamente i pensionati non avrebbero più ricevuto la pensione a partire dalla rata di aprile, dovendo poi recuperarla con una procedura che avrebbe richiesto del tempo.