LA PROPOSTA DI COTTARELLI

Con un tweet Carlo Cottarelli lancia una proposta in tema di riforma pensioni. “Secondo l’Istat, i nati in Italia nel 2021 scenderanno sotto i 400K. Con pochi figli ci saranno meno lavoratori a produrre ciò che è necessario per gli anziani, obbligando questi a ritardare il pensionamento. Servirebbe un meccanismo premiante: chi fa figli vada in pensione prima”, scrive infatti il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica. Sandro Colombi, Segretario generale della Uilpa, in un articolo pubblicato sul sito della Provincia di Cremona, analizza invece alcuni numeri della Nadef, evidenziando che “la spesa per prestazioni sociali appare destinata complessivamente a ridursi in percentuale sul Pil. Dal 24,1% del 2020 si scenderà al 22,7% del 2021, sino al 20,7% del 2024. All’interno di questa voce, tuttavia, si nascondono alcune differenze.  La spesa per le pensioni crescerà infatti di circa 25 miliardi di euro tra il 2021 e il 2024 (anche se diminuirà l’incidenza sul Pil), mentre le altre ‘prestazioni sociali’ diminuiranno nello stesso periodo di circa 10 miliardi. In pratica: quello che viene dato con una mano si toglie con l’altra”.



LA RISOLUZIONE DI FRATELLI D’ITALIA

Con una risoluzione presentata in commissione Lavoro della Camera, i deputati di Fratelli d’Italia Emanuele Prisco e Walter Rizzetto chiedono al Governo di adottare “tutte le iniziative per rivalutare i parametri di calcolo dell’assegno pensionistico della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria e dei Vigili del Fuoco, tenendo conto della specificità lavorativa di tutto il personale del comparto sicurezza”. Come riporta lavocedelpatriota.it, Prisco e Rizzetto evidenziano che l’Inps, “dopo una lunga querelle giudiziaria non ancora sopita, per il calcolo dell’assegno pensionistico del comparto ritiene applicabile la maggiore aliquota prevista dall’art.54 del Dpr 1092 del 1973, ossia il 44 per cento della base pensionabile”, una norma che risulta in contrato con un’altra norma dello stesso decreto che fissava il parametro al 35 per cento. Per i due deputati, quindi, “c’è una evidente disparità di trattamento tra il personale militare e quello della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria e dei vigili del Fuoco. Ecco perché l’art. 54 dovrebbe assurgere a principio generale per tutto il personale dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico”.



COBAS CHIEDONO PENSIONI DI VECCHIAIA A 60 ANNI

Oggi a Catanzaro si terrà un’iniziativa organizzata dalla Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo riguardante in tema delle pensioni dal titolo “Cambiare le pensioni. Adesso. La vertenza continua”. Come riporta catanzaroinforma.it, all’evento parteciperà anche Roberto Ghiselli, Segretario confederale della Cgil da tempo impegnato in prima linea nelle vertenze riguardanti la riforma delle pensioni. Lunedì prossimo, invece, come ricorda ilcittadinoonline.it, è in programma lo sciopero generale proclamato dai Cobas. Tra le rivendicazioni c’è “l’abolizione del Jobs Act e della riforma Fornero sui licenziamenti individuali e collettivi”, oltre alla richiesta di “pensioni di vecchiaia a 60 anni, rivalutazione delle pensioni attuali e pensioni pubbliche garantite ai giovani”. Portare le pensioni di vecchiaia a 60 anni vorrebbe dire di fatto far diminuire il requisito anagrafico di ben 7 anni. Verosimilmente, inoltre, i Cobas vorrebbe slegare tale requisito dall’andamento dell’aspettativa di vita.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MAZZAFERRO

In un articolo pubblicato su lavoce.info, Carlo Mazzaferro evidenzia che per una buona riflessione in tema di riforma pensioni, vista l’imminente scadenza di Quota 100, non si deve dimenticare che “nel corso del prossimo decennio la quota retributiva nelle pensioni di chi uscirà dal mercato del lavoro diminuirà velocemente il suo peso a tutto vantaggio di quella contributiva” e nel sistema contributivo “se si va in pensione presto, l’importo della prestazione si riduce non solo a causa della minore contribuzione, ma anche perché aumenta il numero di anni durante i quali si percepisce la pensione e viceversa. Tutto ciò ha effetti importanti sul bilancio del sistema pensionistico perché riduce adeguatamente l’importo delle pensioni quando sono liquidate in anticipo e le accresce in maniera ‘corretta” quando vengono pagate in ritardo”.

L’OPZIONE PER IL POST-QUOTA 100

Il Professore di Scienza delle Finanze all’Università di Bologna ricorda che “la maggiore corrispettività tra disavanzi e avanzi del sistema contributivo indica che il metodo ha” “un’indubitabile superiorità rispetto a quello retributivo. In questa ottica, per tornare al tema dell’imminente scadenza di ‘quota 100’, l’opzione di un ricalcolo della quota residua di pensione retributiva in cambio della possibilità di scegliere l’età di uscita, con un vincolo minimo attento alle esigenze di sostenibilità finanziaria e adeguatezza della prestazione, potrebbe essere uno scambio ragionevole. E, soprattutto, rispettoso nei confronti di quelle generazioni che, dopo il 2030 circa, andranno in pensione con una regola completamente contributiva”.

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