RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAPONE
Paolo Capone auspica che “la discussione sul Recovery Plan che si apre oggi alla Camera si concentri sulle misure necessarie a garantire la crescita dei posti di lavoro nel medio e lungo periodo. Il Paese ha bisogno di investimenti per la messa in sicurezza del territorio, della realizzazione di nuove infrastrutture e di incentivi alle assunzioni soprattutto nel Mezzogiorno”. Per il Segretario generale dell’Ugl, infatti, l’emergenza occupazionale resta una priorità e richiede interventi incisivi, anche se un primo passo avanti è stato fatto con il ritorno in zona gialla di quasi tutte le regioni, “un primo segnale positivo, fondamentale per ridare fiducia a lavoratori e piccole e a medie imprese”. Secondo quanto riporta napolimagazine.com, Capone ha anche parlato di riforma pensioni, spiegando che l’Ugl è contraria “al ritorno della legge Fornero e auspichiamo la convocazione di un tavolo con le parti sociali per discutere di una riforma delle pensioni che preveda meccanismi di flessibilità in uscita e che tuteli in particolar modo i lavori usuranti”.
FORNERO CRITICA DRAGHI SULLA RIFORMA PENSIONI
Non è piaciuto alla ex Ministra Elsa Fornero la “soluzione” adottata dal Governo Draghi nel Recovery Plan presentato oggi in Parlamento: nel testo finale del PNRR non si parla più di riforma pensioni Quota 100, come aveva chiesto (e quindi ottenuto) la Lega nelle ore convulse pre-Cdm tra venerdì e sabato. Ciò significa che nei prossimi mesi si discuterà direttamente al tavolo del Ministero del Lavoro il destino della legge M5s-Lega ed eventualmente approdare ad una mini-proroga, nonostante il “niet” più volte ribadito della Commissione Europea. O, in alternativa, approvare una nuova riforma di anticipo pensionistico sulla medesima scia (come ad esempio la Quota 41, ndr): in attesa di capire se effettivamente Draghi accetterà tale sviluppo, per la professoressa firmataria dell’ultima maxi-legge sule pensioni non ci sta e a “La Stampa” esprime il proprio dissenso. «Ora il governo dovrà garantire il salto di qualità nell’attuazione. Draghi dovrà essere bravo a difendere il suo lavoro: tutti inizieranno a chiedere questo o quel provvedimento per interessi di parte, ma il governo dovrà tenere la barra dritta e non farsi imbrigliare in discussioni infinite», spiega Fornero ribadendo la necessità di investimenti e lo stop a riforme di ulteriore spesa, «Una sola riforma non ci chiedono più: quella del sistema previdenziale, perché l’abbiamo fatta. Ecco perché quel cedimento su quota 100 non mi è piaciuto». (agg. di Niccolò Magnani)
ORLANDO: A MAGGIO PUÒ PARTIRE CONFRONTO CON SINDACATI
Intervistato dal Corriere della Sera, e interpellato anche sui temi di riforma pensioni, dopo l’esame del Piano nazionale di ripresa e resilienza da parte del Governo, Andrea Orlando spiega che “a maggio si porranno le condizioni per aprire un confronto e capire come si articolerà il tema dopo il venire meno di Quota 100, tenendo anche conto delle ristrutturazioni produttive che si renderanno necessarie. Concluso il protocollo per le vaccinazioni sui luoghi di lavoro ho ritenuto urgente attivare due tavoli, ammortizzatori sociali e politiche attive, perché credo siano le priorità”. Il ministro del Lavoro, quindi, risponde indirettamente ai sindacati che chiedono da tempo di essere convocati per riaprire il confronto sulla previdenza: ciò avverrà nel prossimo mese. Inoltre, Orlando sembra ribadire l’intenzione dell’esecutivo di potenziare il contratto di espansione, strumento che dovrebbe aiutare le imprese alle prese con processi di ristrutturazione, favorendo anche il prepensionamento dei lavoratori più anziani.
LA RICHIESTA DI LANDINI
Maurizio Landini rinnova la richiesta al Governo “di attivare un tavolo come Cgil, Cisl e Uil sul terreno della riforma delle pensioni: non c’è solo quota 100, qui c’è da rimettere mano complessivamente al sistema”. Il Segretario generale della Cgil, intervenendo alla trasmissione “Il caffè della domenica” in onda su Radio24 spiega che “noi siamo per l’uscita flessibile dai 62 anni in poi che le persone possono scegliere di poter andare in pensione ma allo stesso tempo va riconosciuto che i lavori non sono tutti uguali”. Come riporta Adnkronos, Landini evidenzia che “oggi i giovani non hanno un futuro pensionistico garantito. Noi avanziamo una proposta di pensione di garanzia per i giovani e per i tanti precari che ci sono” e per le donne “che il sistema ha penalizzato in modo drammatico. E allo stesso tempo poniamo il tema che i lavori non sono tutti uguali”. Temi che non si possono affrontare con il Pnrr e per questo “noi ci aspettiamo di essere convocati e di aprire i tavoli perché queste riforme si fanno con tutti i soggetti sociali”, aggiunge il sindacalista.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SALVINI
Si sta discutendo molto di riforma pensioni dopo la conferma dello stop a Quota 100 contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Matteo Salvini, interpellato da affaritaliani.it, spiega che “dopo un anno di Covid, di morte, di sofferenza e di paura, con 500.000 posti di lavoro già persi e migliaia di aziende chiuse, con almeno 2 milioni di donne e uomini che rischiano il posto di lavoro, non si può certo alzare l’età per andare in pensione”. Il Segretario della Lega aggiunge che “all’italia serve semmai il contrario, cioè andare verso Quota 41, per garantire quel ricambio generazionale e quelle opportunità di futuro si giovani che altrimenti sarebbero negate”. Claudio Durigon, intervistato da Repubblica, smentisce però che nella proposta di legge della Lega, di cui è primo firmatario, via sia una Quota 41 con il ricalcolo contributivo dell’assegno.
LE PAROLE DI DURIGON
A domanda di Valentina Conte “Nella sua proposta in Parlamento c’è Quota 41, ma con il ricalcolo contributivo. Assegno tagliato?”, il sottosegretario all’Economia risponde infatti: “Scherziamo? Quale ricalcolo. Dicevate questo anche di Quota 100. E invece…”. Durigon evidenzia anche la necessità di “uno strumento di flessibilità in uscita ancora più forte di Quota 100”, in particolare “uno scivolo per le imprese private che dovranno ristrutturare. Con la fine del blocco, si prevedono tra 500 mila e un milione di licenziamenti. Il modello è quello del mondo bancario: uscire sei anni prima. Bisogna trovare la formula migliore”. Per questi interventi il deputato leghista propone anche di utilizzare i 3-4 miliardi di euro stanziati per Quota 100 e che non saranno spesi.