CANTONE SU QUOTA 100

Secondo Carla Cantone occorre modificare la riforma pensioni con Quota 100 “per recuperare ciò che non va”. Ospite della trasmissione Tagadà, la deputata del Partito democratico ha fatto un esempio per spiegarsi: “Se tu hai 39 anni di contributi e 61 anni di età, non puoi usufruire di Quota 100”. “Questo è un problema enorme, perché se tu hai cominciato a lavorare a 14 anni e adesso hai 62 anni, ma hai più di 40 anni di contributi non puoi andare in pensione e non puoi utilizzare Quota 100”, ha aggiunto Cantone. Giuliano Cazzola, ospite anch’egli del programma di La7, ha fatto presente che in questi casi c’è la strada delle pensioni di anzianità, che in effetti prevede l’accesso alla quiescenza, indipendentemente dall’età anagrafica, con il versamento di 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne), almeno fino al 2026. Infatti, la Legge di bilancio approvata lo scorso anno ha bloccato fino ad allora il meccanismo di adeguamento del requisito all’aspettativa di vita.



IL RINVIO DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Gli italiani continuano a ritenere utile il risparmio, specialmente come forma per affrontare degli imprevisti e delle emergenze. Lo mette in evidenza l’Osservatorio semestrale di Anima Sgr realizzato in collaborazione con Eumetra Mr. Secondo quanto riporta finanza.com, la ricerca mette comunque in luce un problema relativo alla previdenza complementare, un tema su cui da tempo si auspica un intervento, anche da parte dei sindacati nel loro pacchetto di richieste in tema di riforma pensioni. Se tra gli italiani sembra esserci appunto l’idea di risparmiare “per finalità di sicurezza o emergenze, “l’esigenza di costruirsi una pensione integrativa, ovvero il cosiddetto ‘rischio longevità’, invece, oggi non preoccupa più di tanto, ma viene ancora visto come una questione da affrontare in avanti nel tempo”, si legge tra i risultati della ricerca. Eppure, stante il sistema contributivo pieno per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, la pensione complementare dovrebbe essere avvertita come un investimento importante per il proprio futuro.



LE PENALIZZAZIONE PER LE DONNE

Dicembre è il mese della tredicesima, una parte dello stipendio che spesso si rivela importante in vista della festività natalizie. Il Sole 24 Ore evidenzia che “a essere penalizzate e ad avere la tredicesima più bassa saranno soprattutto le lavoratrici dipendenti donne. La causa? Il numero di ore lavorate inferiore. Il part time interessa infatti il 28,8% del totale dei dipendenti privati occupati nel mese di dicembre (pari a 13 milioni) e la percentuale sale al 46,4% quando si tratta di donne. Si tratta di una platea di oltre 2,5 milioni di lavoratrici. Gli uomini in part time, invece, sono solo il 16,2% del totale, circa quindi 1,2 milioni”. Rosario De Luca, Presidente della Fondazione studi consulenti del lavoro, spiega che “ciò che preoccupa di più è che da una parte aumenta sempre più il part time, soprattutto quello involontario e femminile, e dall’altra diminuiscono le ore lavorate, con notevoli ricadute sulle pensioni dei lavoratori e sull’economia dell’intero Paese”. Dati di cui occorre quindi tenere conto quando si parla di riforma pensioni.



INPS E SANITÀ ALLE PRESE CON LE PENSIONI

Sta per arrivare la conferma che l’Inps avrà come vicepresidente Marialuisa Gnecchi, ex parlamentare del Pd che ha lavorato insieme a Cesare Damiano alla messa a punto di un ddl di riforma pensioni. Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, Gnecchi ha evidenziato anche che nell’Inps c’è un problema che riguarda gli organici in futuro: più di 12mila dipendenti, circa il 45% del totale, andrà infatti in pensione nei prossimi 5 anni. Bisognerà quindi muoversi per tempo per non correre ai ripari all’ultimo come si sta facendo nel settore sanitario dove, con il varo del Patto per la salute dopo l’accordo tra Stato e Regioni, si cercherà di far fronte alla carenza di organici aprendo i concorsi agli specializzandi e i medici potranno restare in corsia fino a 70 anni. Restando in tema di scelte pubbliche sulla previdenza, in un articolo sul Messaggero vengono riportare le parole di Pier Paolo Barretta, che apre alle necessità di un dibattito l’anno prossimo sull’introduzione di una qualche forma di obbligatorietà per il cosiddetto secondo pilastro pensionistico.

PENSIONI BLOCCATE DA TROPPO TEMPO

Cgil, Cisl e Uil continuano le loro mobilitazioni a livello territoriale e nazionale per evidenziare i limiti dell’azione del Governo, anche in tema di riforma pensioni, soprattutto per quel che riguarda la rivalutazione degli assegni. A Rieti c’è stato un presidio davanti alla Prefettura. “I nostri anziani e le nostre anziane hanno le pensioni bloccate da troppo, troppo tempo e molto spesso aiutano con la loro pensione anche i figli ed i nipoti. La dignità della persona si rispetta anche in questo modo, quindi che il Governo sblocchi le rivalutazioni delle pensioni degli anziani, separando finalmente previdenza e assistenza. Il Governo inoltre faccia una legge per la non-autosufficienza, perché ci sono tanti non autosufficienti nelle nostre famiglie, anziani ma anche giovani e anche loro devono avere una risposta dignitosa”, sono le parole di Walter Filippi, Davide Nicoli e Felice Alfonsi delle Segreterie territoriali confederali di Rieti dei pensionati Cgil, Cisl e Uil riportate da rietinvetrina.it.

RIFORMA PENSIONI, IL PROBLEMA TRASCURATO

Si è parlato molto negli ultimi mesi, e si continua a farlo, della riforma pensioni con Quota 100, trascurando così “i problemi che le disuguaglianze fra le generazioni possono generare nel medio lungo termine per la sostenibilità del sistema pensionistico”. È quanto evidenziano i consiglieri comunali di minoranza di Mondovì Stefano Tarolli (Mondovì a Colori) e Paolo Magnino (Pd), che, come spiega targatocn.it, hanno presentato una mozione per “l’introduzione del principio di equità generazionale nelle politiche pubbliche”. I due consiglieri, nel documento, spiegano che “il sistema pensionistico italiano è fondato sul principio che chi lavora oggi paga attraverso i contributi la pensione a chi ne ha maturato il diritto. Perciò sarebbe particolarmente urgente intervenire sul problema della disoccupazione giovanile”.

L’ESEMPIO DELLA TOSCANA

I due ricordano che in Toscana è stata creata “la piattaforma di politiche ‘GiovaniSì’, con l’intento di favorire il processo di transizione dei giovani verso l’autonomia, attraverso il potenziamento e la promozione delle opportunità legate al diritto allo studio e alla formazione, il sostegno all’occupazione giovanile, alla crescita professionale e personale dei giovani, alle facilitazioni per l’avvio di start up innovative”. Quindi Tarolli e Magnino esortano l’amministrazione comunale “a inoltrare la proposta di mozione al Presidente della Regione Piemonte e all’assessore competente, affinché venga dedicata maggior attenzione alle disuguaglianze generazionali, anche nella futura progettazione per i fondi europei sull’esempio di quanto fatto dalla Regione Toscana”.