RIFORMA PENSIONI, L’ATTESA PER IL DEF
In un articolo pubblicato su trend-online.com viene ricordato che “c’è grande prudenza e grande timore quando si parla delle pensioni e delle eventuali riforme che vi ruotano intorno. Nessuno ne vuole parlare. Il dibattito politico continua e le prese di posizioni sono spesso in conflitto, difficilmente conciliabili”. In tema di riforma pensioni, in effetti, non è ancora chiara quale sia la visione del Governo Draghi, vista anche l’eterogeneità della maggioranza che lo sostiene. Il problema principale è che “sicuramente in futuro qualcuno dovrà rinunciare a qualcosa per il bene della Nazione. O più giustamente perché i conti possano tornare e perché il sistema previdenziale possa rimanere sostenibile anche per i nostri figli”. Le scelte per il post-Quota 100 verranno prese con la prossima Legge di bilancio, ma già questo mese, con la presentazione del Def, si potrà capire quali sono le intenzioni dell’esecutivo almeno per quel che riguarda le risorse che si vogliono mettere in campo. Un dettaglio sicuramente di non poco conto.
LA NORMA SUL PERSONALE SANITARIO IN PENSIONE
La Nuova Ferrara segnala come un emendamento della Lega al decreto Covid consenta alle aziende sanitarie e socio-sanitarie di attribuire incarichi con scadenza non oltre il 31 dicembre 2022 al personale sanitario in pensione di vecchiaia a condizione che durante le mensilità dell’incarico retribuito non venga erogato anche il trattamento previdenziale. Una norma che, spiega Carlo Palermo, segretario dell’Anaao Assomed, a ilfattoquotidiano.it, rischia di avere effetti controproducenti in un momento in cui si sta cercando di accelerare la campagna vaccinale. “Oltre un migliaio di medici hanno già dato disponibilità a fare da vaccinatori, ma se ci si deve impelagare in questioni burocratiche, pratiche previdenziali e sottoscrizioni di reimpiego, diventa tutto più problematico e c’è il rischio di rinunce”, evidenzia il sindacalista. Vedremo quindi se ci sarà un provvedimento per correggere questa norma e consentire quindi di mettere in campo tutte le forze necessarie per portare a termine la campagna vaccinale nel minor tempo possibile.
DE SABBATA (INPS) REPLICA ALLO SPI-CGIL
Marco De Sabbata, Direttore provinciale dell’Inps di Belluno, definisce come una “campagna autopromozionale dello Spi Cgil” l’allarme che è stato lanciato dal Sindacato dei pensionati italiani del territorio circa le richieste di restituzione da parte dell’Inps di somme erogate ai pensionati. Secondo quanto riporta il sito del Corriere delle Alpi, De Sabbata evidenzia che la segnalazione del sindacato è “vago e impreciso” e “genera, senza ombra di dubbio, uno stato di confusione e un senso di smarrimento tra i pensionati”, ma non consente nemmeno all’Inps di fare una verifica accurata. Dal suo punto di vista i casi segnalati dallo Spi-Cgil potrebbero riguardare pensionati che “molto probabilmente non hanno effettuato le dichiarazioni reddituali annualmente previste e ai quali, conseguentemente e correttamente, l’Inps è tenuto a recuperare le somme indebitamente riscosse in quanto legate a prestazioni di natura sociale e previdenziale erogate in base al reddito percepito”. Vedremo se arriverà una replica da parte del sindacato.
IL SONDAGGIO DI FENAPI
Le misure di riforma pensioni che riguardano chi è già in quiescenza possono avere effetti importanti anche su altri cittadini. Come viene riportato dall’edizione di Massa e Carrara della Nazione, infatti, secondo un sondaggio condotto dalla locale Federazione Nazionale Autonoma Piccoli Imprenditori tra le persone che si sono rivolte ai suoi sportelli, “il 90 per cento degli intervistati ritiene che la presenza di un pensionato in famiglia sia una vera e propria fortuna. In particolare ben il 45 per cento sostiene che un pensionato in famiglia sia determinante per contribuire al reddito, mentre il 35 per cento lo considerata un valido aiuto per accudire i nipoti”. “La presenza di un nonno in famiglia si sta dimostrando fondamentale per non far sprofondare molti cittadini nelle difficoltà della crisi. La solidarietà tra generazioni sulla quale si fonda la famiglia è un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale”, sono le dichiarazioni che vengono da Fenapi riportate dal quotidiano toscano.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAMILOTTI
Secondo Alberto Camilotti, Presidente dell’Ordine dei commercialisti di Udine, l’emergenza sanitaria dovuta al Covid “si sta piano piano trasformando in emergenza sociale. Quel che è peggio è che rischia di diventare così pesante per una parte della popolazione da creare una vera e propria contrapposizione fra categorie di lavoratori, o per meglio dire, fra categorie di percettori di reddito”. Come spiega ilfriuli.it, dal suo punto di vista “il cosiddetto ‘popolo delle partite Iva’ o i lavoratori ‘precari’, nonché i dipendenti che hanno subito la cassa integrazione, hanno avuto una contrazione del reddito importante se non, in certi casi, assoluta. Dall’altro lato abbiamo categorie intere di lavoratori (dipendenti pubblici e pensionati, ma anche dipendenti del settore privato di quei settori non colpiti dalla crisi o che hanno addirittura visto incrementare il lavoro) che, almeno dal punto di vista economico, non hanno subito alcuna perdita”.
LA NECESSARIA SOLIDARIETÀ TRA CATEGORIE
Addirittura in alcuni casi, “non potendo svolgere le attività abituali, come cenare fuori, andare in palestra, dal parrucchiere o viaggiare in vacanza, hanno perfino aumentato i propri risparmi, come dimostrano le statistiche bancarie”. Il problema principale, evidenzia Camilotti, è che le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici sono pagati dalle tasse di chi è rimasto senza lavoro. Per questo “è tempo di una necessaria solidarietà nazionale fra categorie”, che “assume in questa fase particolare della storia del mondo e del nostro Paese significato importantissimo”.