VERSO PAGAMENTO ANTICIPATO PENSIONI

Un importante annuncio è stato fatto oggi in televisione da Nunzia Catalfo, durante la trasmissione Tagadà, in onda su La 7. Come riporta Askanews, infatti, la ministra del Lavoro ha spiegato che “insieme con Poste e Inps stiamo anticipando il pagamento delle pensioni al 26 marzo e lo stiamo scaglionando fino 1 aprile per evitare affollamento all’interno degli uffici postali e garantire l’incolumità”. Quindi non solo, per effetto delle misure di riforma pensioni contenute nella scorsa Legge di bilancio, ci sarebbero degli assegni (quelli di importo compreso tra tre e quattro volte il trattamento minimo) più alti per via della rivalutazione piena (e del contestuale pagamento degli arretrati relativi ai mesi di gennaio, febbraio e marzo), ma il pagamento di tutte le pensioni per il mese di aprile avverrebbe con alcuni giorni di anticipo. Il tutto per evitare situazioni di affollamento negli uffici postali. Restano ovviamente consigliato il ritiro dei contanti allo sportello solo in caso di effettiva necessità, essendo anche operativi gli sportelli automatici Postamat per prelevare.



REZZA (ISS) A FAVORE DEL RINVIO DELLE PENSIONI

Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, è stato ospite della trasmissione Circo Massimo in onda su Radio Capital e ha anche commentato le misure che sono state prese in campo sanitario, compreso il sostanziale rinvio dell’ingresso in pensione del personale medico e sanitario, compresi quanto avranno fatto ricorso alle ultime misure di riforma pensioni come Quota 100. “Quando mi laureai, si diceva che c’erano troppi medici. Ora dicono che sono troppo pochi. Tutti i provvedimenti, dall’assunzione dei giovani ai rinvii delle pensioni, vanno presi”, ha detto Rezza secondo quanto riportato da Adnkronos. “I provvedimenti presi in Italia sono stati molto coraggiosi, anche perché l’Italia è stata la prima a prenderli. Poi l’Europa è andata in ordine sparso, e molti paesi sono arrivati in ritardo”, ha aggiunto Rezza, spiegando che risulta esserci un problema di fattibilità nel fare tamponi a tappeto alla popolazione, dato che “ci sono regioni che sono molto indietro, alcune non riescono a fare i tamponi neanche ai sintomatici”.



LA BATTAGLIA SULLE RIVALUTAZIONI ANCORA APERTA

Come noto, per effetto di quanto disposto in tema di riforma pensioni nella Legge di bilancio, ad aprile ci saranno pensionati, quelli che hanno un assegno tra le tre e le quattro volte il trattamento minimo, che percepiranno un importo più alto per via della rivalutazione piena e degli arretrati dei tre mesi precedenti, nei quali la rivalutazione era stata ancora limitata come l’anno scorso. Come ricorda Il Giornale, tuttavia, “sul fronte delle rivalutazioni c’è anche un’altra partita che si gioca ed è quella che riguarda i ricorsi per recuperare lo scippo di Stato subito dai pensionati in questi anni. L’avvocato Alessandro Milano e l’avvocato Celeste Collovati di Dirittissimo portano avanti la loro battaglia e ricordano quali sono le fasce che possono impugnare il provvedimento: ‘Per tutti coloro che percepiscono pensioni al di sopra delle 6 volte il minimo Inps, ovvero pensioni pari o superiori ad Euro 3.090,42 mensili, coloro che sono stati colpiti in misura evidente da tale blocco, riteniamo ci siano buoni presupposti per non arrendersi e ad andare avanti sul fronte dei ricorsi’”.



LE CONDIZIONI PER L’APE SOCIAL

Con le misure di riforma pensioni contenute nell’ultima Legge di bilancio si è deciso di prorogare l’Ape social. Rispondendo a un lettore di Repubblica, la Fondazione studi consulenti del lavoro ricorda che per accedere a tale misura “bisogna cessare il rapporto di lavoro” e che “le domande vanno presentate, per il 2020, entro il 30.11 prima per la certificazione del diritto poi per il vero e proprio accesso ad Ape”. Viene anche specificato che “l’Ape sociale ha una misura massima di 1.500 euro lordi mensili per 12 mensilità annue, sicuramente risulta più basso della pensione, d’altra parte garantisce un anticipo dell’accesso al trattamento di almeno 4 anni rispetto alla pensione di vecchiaia”. Tra le risposte arriva anche la conferma che rispetto al confronto avviato tra Governo e sindacati nelle scorse settimane, “la riforma pensionistica risulta in cantiere anche se l’esborso straordinario di finanza pubblica per l’attuale emergenza sanitaria potrebbe provocare un differimento rispetto alla sua emanazione.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GALLI DELLA LOGGIA

L’Italia sta affrontando un’emergenza non semplice e si sta anche accorgendo di come la spesa sanitaria, mette in evidenza Ernesto Galli della Loggia in un articolo sul Corriere della Sera, non sia stata usata al meglio in tutti i territori. Per l’editorialista “sarebbe sbagliato però credere che ogni responsabilità ricada esclusivamente sui governanti. Ha pesato, eccome, anche la responsabilità di chi li ha eletti. Così come sarebbe sbagliato credere che il discorso valga solo per il Mezzogiorno. Vale per tutto il Paese, per tutti gli italiani”. Lo storico indirettamente cita anche la volontà di misure, in tema di riforma pensioni, da parte degli italiani, non sempre in una direzione che si potrebbe definire “lungimirante”.

QUEL CHE IMPORTA AGLI ITALIANI

Galli della Loggia scrive infatti: “La verità è che agli italiani più che la possibilità di contare su reti di servizi efficienti, su prestazioni dagli standard adeguati, in tempi rapidi e in sedi attrezzate e accoglienti, più di questo è sempre importato avere dallo Stato un’altra cosa: soldi”. L’editorialista spiega che per gli italiani è stato quindi importante “avere soldi direttamente dalle casse pubbliche alle proprie tasche. Aumenti di stipendio, pensioni di invalidità fasulle, baby pensioni, cassa integrazione, regalini di 80 euro, reddito di cittadinanza, sussidi e agevolazioni più varie alle imprese: sotto denominazioni le più diverse purché si trattasse di soldi da spendere come a ognuno faceva comodo”. Comprese il fatto che la concessione di alcune erogazioni come le pensioni di invalidità è servita ai singoli politici “per acquisire il consenso dei beneficiati”.