PRECOCI E GRAVOSI, COSA CAMBIA IN PENSIONE DAL 2023

Sempre citando l’ultima circolare dell’Inps, novità dal 2023 si potranno avere anche per i lavoratori precoci e per i cosiddetti “gravosi”: per tutti quei lavoratori che abbiano svolto una o più delle attività considerate gravose «o che siano stati addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, per il periodo previsto dalla legge, e che siano in possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni, il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia è fissato anche per il biennio 2023/2024 al raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi».



I dati Inps in merito all’ultimo Decreto MEF-Lavoro riflettono novità anche per i lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno almeno un anno di contributi prima dei 19 anni e sono in una situazione di disagio come la disoccupazione o una riduzione della capacità lavorativa: «il requisito contributivo per l’accesso alla pensione anticipata resta fermo a 41 anni fino alla fine del 2026». Per chi invece sfrutta la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi, il trattamento pensionistico «decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti». (agg. di Niccolò Magnani)



CIRCOLARE INPS SU PENSIONI VECCHIAIA NEL 2023

Secondo l’ultima circolare Inps, in base al Decreto del Ministero Lavoro con MEF di ottobre, le pensioni di vecchiaia rimarranno a 67 anni anche per l’anno 2023: in attesa di una più strutturata riforma pensionistica dal prossimo anno, l’Istituto ribadisce che «nel 2023 i requisiti per l’accesso alla pensione adeguati all’incremento della speranza di vita non cambiano per cui si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni e in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne)».

Nonostante non siano rimasti invariati i dati Istat sulla speranza di vita, calata di circa 3 mesi rispetto al 2020, i termini sul requisito di accesso alla pensione di vecchiaia potranno cambiare solo dal 2025 (e dal 2027 per le pensioni anticipate): «Fermo restando l’adeguamento alla speranza di vita già applicato dal 1° gennaio 2021 che non ha previsto alcun incremento – si legge ancora nella circolare Inps – a decorrere dal 1° gennaio 2023, in attuazione di quanto previsto dal decreto 27 ottobre 2021, i requisiti pensionistici non sono ulteriormente incrementati». (agg. di Niccolò Magnani)



LE OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI DA AUMENTARE

In un articolo pubblicato su startmag.it, Alessandra Servidori ricorda che “prima della crisi finanziaria del 2008 l’incidenza della povertà era equamente distribuita tra vecchi e giovani, dopo la crisi ha iniziato a diminuire tra gli anziani e ad aumentare tra i e le giovani”. Dal suo punto di vista, “la questione occupazionale non va solo affrontata facendo uscire qualcuno per farne entrare un altro e dunque che per assumere un giovane bisogna pensionare un lavoratore maturo, magari in modo anticipato ma ci sono problemi reali e concreti: il pensionamento anticipato fornisce un alibi alle aziende, che invece possono e devono essere incentivate a riorganizzare l’occupazione interna per esempio con due strumenti ben poco utilizzati. I Fondi bilaterali e il Contratto di espansione che favorisce la partecipazione sia dei giovani sia delle/dei lavoratori grandi che hanno competenze ed esperienze da trasmettere in azienda a coloro che stanno imparando il mestiere e magari devono pensare ad un sostegno al reddito in caso di congedi per il bilanciamento tra vita e lavoro”.

LE RICHIESTE DELL’ANIEF

Come riporta Teleborsa, si avvicina il rinnovo dei contratti del comparto scuola e il sindacato autonomo Anief avanza alcune proposte. Il Presidente Marcello Pacifico spiega infatti che “per il rinnovo del contratto abbiamo chiesto al governo quelle risorse che aveva promesso a maggio: si parla di 107 euro in media come aumento e più di 20mila euro di arretrati”. Tuttavia, il sindacalista evidenzia che questa “non è la cifra giusta, non è quello che basta al personale della scuola. Abbiamo richiesto risorse aggiuntive fra quelle promesse ed abbiamo richiesto anche delle specifiche indennità”. Fra di esse, Pacifico sottolinea che “è importante l’indennità di sede per chi lavora lontano dalla propria residenza. C’è poi una indennità di burn-out con una finestra per le pensioni, una indennità per il rischio Covid per tutto il lavoro svolto durante questa pandemia e, soprattutto, una indennità di incarico per tutto il personale precario. Questo infatti non dovrà più ricorrere per avere quella parità di trattamento che gli spetta, ma avrà la giusta retribuzione, la stessa che viene data anche al personale di ruolo”.

RIFORMA PENSIONI, LA PDL DI COSTANZO E VOLPI

Jessica Costanzo e Leda Volpi hanno depositato in commissione Lavoro della Camera una proposta di legge “che mira a raddrizzare le troppe storture di un sistema ormai malato, quello degli Enti previdenziali privati, e a tutelare le Casse di previdenza e i loro iscritti, assicurando solidità finanziaria e solvibilità, una gestione seria e trasparente degli investimenti e degli emolumenti dei componenti dei CdA, una vera alternanza negli incarichi di amministrazione, e riducendo il numero di componenti dei Cda e dei revisori dei conti, e con un unico sistema contributivo basato sul reddito”. Un’iniziativa che nasce anche dopo il caso dell’Inpgi, che verrà in parte trasferito all’Inps con una norma di riforma pensioni contenuta nella Legge di bilancio.

IL CASO INPGI DA NON RIPETERE

Come riporta Agenpress, la deputata di Alternativa Costanzo ha spiegato che “la proposta istituisce un limite massimo di due mandati per i membri di tutti gli organismi statutari e chiarisce finalmente che i liberi professionisti appartenenti a categorie già dotate di una propria cassa di previdenza non possano essere iscritti anche presso la gestione separata dell’Inps”. Secondo le due deputate, “la situazione necessita di un intervento urgente e, visto che il tema sembra stia a cuore a diverse forze politiche, confidiamo si possa lavorare proficuamente insieme per riportare trasparenza nella gestione dei contributi previdenziali delle casse professionali e per fermare gli sprechi, che danneggiano non solo i professionisti e le loro pensioni, ma anche l’intera collettività”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI