DEROGHE RIFORMA PENSIONI
Concludendo il ciclo di “misure” che i sindacati inizieranno ad avanzare nel tavolo di domani conio Governo, un capitolo a parte merita il tema degli “scivoli” e delle deroghe che potrebbero scattare con la prossima maxi-riforma: le tre sigle propongono particolari “scivoli” per i lavori gravosi (ampliando la platea delle categorie) e per chi ha fatto lavoro di cura e assistenza a malati. Non solo, verrà riproposta la misura dei bonus sui versamenti alle donne per ogni figlio e senza alcun vincolo di numero (tre anni per 3 figli, quattro anni per 4 figli ecc. ecc.): dalla proposta di legge della sottosegretaria Puglisi fino all’allargamento dell’Ape Social per le categorie protette. In quest’ultima misura i sindacati chiedono l’anticipo di 4 anni del pensionamento senza però alcuna decorazione sul conteggio dell’assegno pensionistico. Anche qui rinverrebbero sia i disoccupati che i lavoratori impegnati a lungo con attività gravose. (agg. di Niccolò Magnani)
RICETTA UIL SULLA RIFORMA PENSIONI
Alla vigilia del confronto al Ministero del Lavoro con il Governo, il segretario confederale della Uil Domenico Proietti approfondisce la proposta che domani porterà sul tavolo della previdenza in merito alla prossima riforma pensioni: «Per fare una riforma strutturale il Governo deve postare risorse adeguate la legge Fornero ha risparmiato 80 miliardi in dieci anni, una parte di queste risorse deve tornare nel sistema. È una questione di equità». In questo modo, spiega ancora Proietti, la Uil assieme a Cgil e Cisl chiedere ufficialmente al Governo Conte-2 una uscita dal lavoro per tutti, donne e uomini, con 41 anni di contributi a qualsiasi età. Secondo richiesta dei sindacati riguarda l’automatismo dell’aumento dell’età di vecchiaia per la pensione legato alla speranza di vita: per le sigle tale automatismo va fermato, anche se già l’Inps nei giorni scorsi ha spiegato che non potrà scattare prima del 2023 visti i dati sulla speranza di vita “congelati” nel 2021. (agg. di Niccolò Magnani)
DOMANI VERTICE SULLE PENSIONI AL MINISTERO
Confermato per domani il via al nuovo confronto tra Governo e sindacati sulla flessibilità in uscita verso le pensioni dopo la fine di Quota 100: da quanto riporta il Messaggero, il Governo Conte-2 con la Ministra Catalfo non dovrebbe presentare almeno immediatamente una “nuova” riforma pensioni ma servirà per iniziare a fissare da un lato i “paletti” delle risorse, dall’altro le richieste delle categorie. Come spiega Marco Leonardi (professore di Economica politica e tecnico del Governo per la previdenza) «il pacchetto pensioni deve costare meno di quanto previsto per Quota 100, ovvero otto miliardi per quest’anno». I sindacati non vogliono la chiusura anticipata della riforma Lega-M5s e in più chiedono un pensionamento flessibile a 62 anni di età: Ghiselli (segretario confederale Cgil) spiega «bastano 20 anni di contributi a fronte di 62 anni di età» in più sottolinea come l’anno prossimo «si esaurirà gran parte della platea che ha il metodo retributivo fino al 2011 e che quindi il costo per lo Stato sarebbe inferiore rispetto alle stime circolate nelle ultime settimane». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, IL GAP UOMINI-DONNE
In tema di riforma pensioni si discute spesso di introdurre misure per ridurre il gap esistente tra prestazioni erogate agli uomini e alle donne. Una differenza frutto del divario esistente sia tra i redditi percepiti che nell’anzianità contributiva. L’Eurostat ha fatto sapere, come ricorda l’Agenzia Nova, che stando ai dati del 2018 “le donne nell’Unione europea di età superiore ai 65 anni hanno ricevuto una pensione mediamente del 30 per cento inferiore a quella degli uomini. In Italia, questo divario è stato del 32 per cento”. Dunque il nostro Paese ha una situazione peggiore rispetto alla media europea. Vi sono però altri Paesi, come Lussemburgo, Malta e Olanda, dove il divario arriva o supera il 40%. In Estonia, invece, la differenza è pressoché nulla visto che si attesta all’1%, mentre in Danimarca e Slovacchia è inferiore al 10%.
LA RICHIESTA DEI SINDACATI
Vedremo quali saranno gli interventi del Governo per cercare di ridurre il gender gap esistente nel campo previdenziale. I sindacati chiedono di valorizzare il lavoro di cura, istanza portata avanti anche dal Comitato Opzione donna social. In una nota a commento dei dati Eurostat, la Cisl spiega di aver segnalato “al ministro del Lavoro al tavolo sulla previdenza anche la necessità di tutelare meglio le donne dal punto di vista pensionistico. Questo lo si fa con varie misure: valorizzando i lavori di cura, in prevalenza svolti dalle donne; eliminando le soglie economiche imposte dal sistema contributivo per andare in pensione; riconoscendo un anticipo sulla pensione di 12 mesi per figlio”.