LE PAROLE DI NANNICINI
Come riporta albanianews.it, “si è conclusa positivamente la missione a Tirana del Senatore Tommaso Nannicini”, con incontri tesi a “intavolare il prossimo accordo sul riconoscimento reciproco delle pensioni”. Il Senatore del Pd ricorda che “quest’anno abbiamo portato a casa un ottimo emendamento che crea un fondo ad hoc per chiudere, finalmente, il gap di diritti che queste persone hanno nel nostro Paese (al pari di tanti italiani che hanno lavorato e lavorano in Albania). Da qui siamo partiti – con i miei due compagni di viaggio e di battaglia Geri Ballo e Giovanni Lattanzi – per incontrare il governo albanese. Ci siamo confrontati con la Viceministra delle finanze e dell’economia Ornela Demiraj, con il Presidente dell’ente di previdenza albanese Astrit Hado, con la Viceministra degli esteri Megi Fino, e infine con il Primo Ministro Edi Rama. Incontri importanti e rassicuranti. Siamo ottimisti: il 2022 sarà l’anno giusto”. Il Premier albanese Rama ha espresso “pieno sostegno all’inizio dei negoziati tra Italia e Albania che dovrebbero concludersi entro l’anno”.
LA NOTA DI CONFAEL SULLE PENSIONI E LA PEREQUAZIONE
La Confederazione Autonoma Europea dei Lavoratori lamenta che il Governo italiano negli ultimi 10 anni non abbia provveduto a varare una riforma pensioni adeguata: in particolare, il segretario generale Confael Domenico Marrella in una nota pubblica sottolinea, «A gran parte dei pensionati italiani è stata bloccata la perequazione, da sciagurate decisioni dei Governi che si sono succeduti, da Monti a Conte. Misure incostituzionali, come sancito dalla sentenza 70/2015 della Corte Costituzionale, che hanno sottratto ai pensionati oltre 30 mld di euro e procurato un danno economico irrecuperabile per il resto della vita del pensionato».
Occorre intervenire subito, riflette il leader di Confael, affinché il Governo metta in atto un provvedimento che restituisca «la mancata perequazione e successivamente deve incrementare le pensioni minime per consentire a tanti anziani di non essere lasciati in condizioni non dignitose, come richiamato dal Presidente della Repubblica con parole chiare, condivise, e dal grande significato etico e sociale». Dal caos Covid ai rischi per inflazione, caro energia e “dissesto” geopolitico con la guerra in Ucraina: la Confederazione chiede al Governo di non abbandonare i tanti anziani pensionati, «in questi difficili momenti pandemici, sono stati il vero welfare per tante famiglie e tanti giovani». (agg. di Niccolò Magnani)
I DATI SULL’USCITA DAL LAVORO IN ITALIA
In un articolo pubblicato su investireoggi.it viene ricordato che mediamente in Italia si va in pensione “a 62,9 anni e siamo al di sotto della media Ue”. “Nei Paesi Ocse la stima dell’età media effettiva di pensionamento è pari a 63,8 anni per gli uomini e 62,4 per le donne. Nei Paesi Ue l’età media effettiva di uscita stimata è più bassa, pari a 62,6 anni per gli uomini e 61,9 per le donne. “L’Italia si posiziona di circa un anno al di sotto della media Ocse e poco al di sotto della media dei 27 Paesi europei, con l’età media effettiva di pensionamento stimata pari a 62,3 anni per gli uomini e un anno in meno per le donne (61,3 anni)”. Dati interessanti nell’ambito del dibattito sulla riforma delle pensioni, anche perché “in Italia le pensioni anticipate, a differenza che in altri Paesi, non sono penalizzate. Fatta eccezione per Opzione Donna”. Dunque anche per questo la riforma pensionistica che si sta studiando potrebbe “introdurre nel nostro ordinamento una penalizzazione diretta per chi volesse anticipare l’uscita dal lavoro”.
LE PAROLE DI BALLEARI (FDI)
Come ricorda il capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio Regionale ligure Stefano Balleari, “oggi stanno arrivando a tutti gli italiani, liguri compresi, bollette di luce e gas dagli importi davvero importanti, se a queste aggiungiamo le multe da 1.000€ per chi non ha fatto la revisione della caldaia nel 2020 in pieno lockdown significa che non abbiamo compreso le necessità dei cittadini”. Balleari, come riporta lavocedigenova.it, ha quindi chiesto alla Giunta e al Presidente Toti di attivarsi per annullare le sanzioni e di adeguare “il regolamento regionale in materia di energia con sanzioni meno gravose anche in considerazione del periodo storico e delle difficoltà economiche che molte famiglie e persone anziane si trovano ad affrontare”. “Ripeto il concetto che le leggi vanno rispettate, ma va fatto presente che oggi andare a chiedere altri mille euro a chi magari ne ha pagati altrettanti per la bolletta e percepisce una pensione minima è un errore e, se mi si consente l’uso di un termine forte, un atto criminale”, ha aggiunto Balleari.
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA AL GOVERNO DI 50 PRIMARI
Al Governo è arrivata una proposta di riforma pensioni da una cinquantina di primari per cercare di far fronte a una situazione che in alcune strutture ospedaliere sta portando a tempi di attesa per degli interventi che arrivano anche a dodici mesi. Come spiega Il Corriere della Sera, la proposta è quella di “restare in carica anche dopo la pensione: per una fase transitoria, durata massima due anni, senza stipendio, mantenendo solo il trattamento pensionistico”. “Nell’interesse dei pazienti e della professione io e tanti colleghi proponiamo di mantenere la posizione, magari affiancando il nuovo primario quando verrà nominato attraverso il concorso”, spiega Francesco Musumeci, che lavora a San Camillo di Roma e dovrebbe andare in pensione tra un anno e mezzo.
RIFORMA PENSIONI, IL SOSTEGNO DEI DEPUTATI DEM DEVITO E MORASSUT
Il primario ricorda che ci sarebbe un vantaggio anche in termini di formazione, anche perché in questa fase contrassegnata dall’emergenza pandemica “si è operato poco e i giovani ne hanno risentito”. La proposta consegnata al Governo “dovrebbe trovare l’equilibrata formulazione in un emendamento da inserire in uno dei prossimi decreti di materia economica”, con il sostegno dei deputati del Pd Filippo Devito e Roberto Morassut. Il quotidiano milanese spiega che la proposta non consentirebbe di restare in attività oltre i 72 anni e che c’è una criticità da risolvere: “Tra il trattamento pensionistico e quello retributivo c’è una differenza che comunque andrebbe armonizzata”. Vedremo se questa proposta di riforma pensioni troverà effettivamente spazio nei provvedimenti legislativi.
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