I DATI DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

In un articolo pubblicato sul sito di Repubblica viene spiegato che stando ai primi dati comunicati dal ministero dell’Istruzione ai sindacati, “certificano un drastico calo delle domande di pensionamento del personale docente: quasi 30% in meno rispetto allo scorso anno. Senza più la possibilità di aderire a Quota 100, che per tre anni ha consentito di lasciare la scuola con 62 anni di età e 38 di contributi, sono ritornate le regole della cosiddetta legge Fornero: 67 anni di età con almeno 20 di contribuzione oppure 42 anni e 10 mesi, per gli uomini, e un anno in meno per le donne di anzianità contributiva”. Andando più nello specifico dei dati, “a presentare istanza  – per andare in pensione nel 2022 – entro lo scorso 31 ottobre sono stati 24.531 insegnanti di tutti gli ordini e gradi. Cui occorre aggiungere coloro che lasceranno il posto libero con quota 102: 38 anni di contributi e 64 di età. Ma si tratta per questi ultimi di numeri marginali. Ora la palla passa all’Inps che dovrà verificare il possesso dei requisiti per lasciare la cattedra”.



CAOS DEMOGRAFIA SUL FUTURO DELLE PENSIONI

Con un lungo editoriale sulle pagine de “Il Sussidiario” il giuslavorista ed esperto di pensioni Giuliano Cazzola è intervenuto con un monito importante alla politica davanti agli ennesimi dati pessimi sulla democrazia nel nostro Paese.

Mentre una nuova riforma pensioni è tutta ancora da scrivere, Cazzola riflette sul crollo delle nascite in Italia giunte alla cifra bassissima di 399mila nel 2021: «Nel 2021 sono state erogate 359mila nuove pensioni (in larga misura di vecchiaia e anzianità). Le nuove nascite sono state 399mila. Inoltre, come ha certificato l’Istat, il record minimo delle nascite e l’elevato numero di decessi (709 mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell’ultimo decennio». Secondo l’esperto economista tra 20 anni, ovvero quando i nati del 2021 entreranno sul mercato del lavoro, «il pagamento dei trattamenti in vigore, i pensionati di quello stesso anno saranno in generale quasi tutti vivi e vegeti». Previdenza e demografia non fotografano una soluzione ideale nel nostro Paese, ragion per cui occorre intervenire e al più presto per evitare ulteriori perdite di “tempo” e “occasioni” con la riforma pensioni. (agg. di Niccolò Magnani)



LA POSIZIONE DELLA FNP-CISL

Il Comitato esecutivo della Fnp-Cisl della provincia di Cosenza, in un incontro cui hanno partecipato il Segretario regionale della Fnp Cosimo Piscioneri e il Segretario generale della Cisl cosentina Giuseppe Lavia, ricorda l’importanza del confronto avviato tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. “Per la Cisl la priorità è un sistema pensionistico più equo. Le proposte: in pensione a 62 anni di età o con 41 di contributi; flessibilità in uscita, perché non tutti i lavori sono uguali; pensione di garanzia per i giovani; meccanismi di sostegno per la pensione dei giovani con carriere discontinue e delle donne; un anno di contribuzione aggiuntiva per ogni figlio. Serve ora una riforma equa della previdenza per rafforzare il patto intergenerazionale su cui si regge il nostro sistema pensionistico. Un unico grande obiettivo: aumentare la base occupazionale, per una crescita sostenibile”, spiega l’organo sindacale, esprimendo anche apprezzamento per l’allargamento della “no tax area” per i pensionati e la perequazione dell’assegno pensionistico.



LE PAROLE DI LANDINI

A proposito del caro prezzi che erode il potere d’acquisto degli italiani, Maurizio Landini ricorda “che assieme alla Uil il 16 dicembre scorso abbiamo scioperato per combattere la precarietà, per non scordare la riforma delle pensioni e per contestare un’operazione sul fisco fatta a favore dei redditi più alti anziché tutelare i redditi più bassi. Ora sta venendo fuori che avevamo ragione. Visto che l’85% dei pensionati e dei lavoratori vive con meno di35mila euro annui è evidente che occorre mettere in campo nuovi interventi per tutelare famiglie e redditi bassi”. Il Segretario generale della Cgil, intervistato dalla Stampa, spiega che “c’è bisogno di un intervento simile a quello messo in campo nei mesi passati, perché siamo in una situazione straordinaria: occorre agire sul fisco, ridurre l’Iva e contrastare l’inflazione. A livello europeo bisogna invece costituire dei nuovi fondi per contrastare la nuova emergenza ma anche sostenere politiche di sviluppo. Penso ad esempio a tutto il tema delle politiche energetiche: occorre investire sulle rinnovabili e recuperare i ritardi che abbiamo per conquistare quella autonomia che oggi, come ci insegna proprio questa crisi, noi non abbiamo”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLA DI PADULA

Rimanendo in tema di riforma pensioni, in un’intervista al Sole 24 Ore, Mario Padula spiega che i Pepp, gli schemi pensionistici ad adesione individuale paneuropei, dovrebbero avere “caratteristiche strutturali simili a quelle dei prodotti di adesione individuale già presenti sul mercato italiano: fondi aperti e Pip.

Dovrebbe trattarsi quindi di prodotti di gestione del risparmio offerti ai singoli ma gestiti in monte, ossia in forma collettiva, uniforme rispetto ai singoli partecipanti”. Tuttavia, il Regolamento europeo “consente in linea di principio anche la creazione di prodotti a gestione individualizzata, cioè nella forma di gestione individuale di singoli portafogli, distinti per ciascun aderente; forma che invece non è ammessa per le forme pensionistiche nazionali”.

LA DISTINZIONE TRA PEPP, RIFORMA PENSIONI

Per evitare disparità, secondo il Presidente della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, “a questi eventuali Pepp non andrebbe accordato lo stesso trattamento fiscale di favore previsto per i prodotti a gestione collettiva”.

Più specificatamente, secondo Padula “si potrebbe pensare a una riduzione della deducibilità pura mantenendo la stessa tassazione agevolata sul rendimento e sulle prestazioni, anche perché i Pepp a gestione individuale si candidano ad intercettare la domanda di risparmio di un segmento tendenzialmente più ricco della popolazione, che è quello che tipicamente si avvale di servizi personalizzati, in genere più onerosi. In un contesto di efficientamento della spesa fiscale, è importante concentrare gli sforzi a favore dei più deboli”.

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