Il leader della Lega Matteo Salvini, impegnato a Brescello per la campagna elettorale in vista delle Regionali del 26 gennaio, si è lanciato in una invettiva contro il Governo per le ipotesi di superamento della riforma pensioni da lui stesso siglata un anno fa durante il Conte-1: «Uno apre il giornale stamattina e scopre che quei geni del governo, quei geni del Pd, presentano una proposta di legge per riportare in alto l’età per andare in pensione. Sono dei cretini e degli imbecilli», attacca dal palco del comune di Don Camillo e Peppone il n.1 della Lega, che poi incalza «Se tu riporti in alto l’età per andare in pensione, quand’è che i ventenni cominciano a lavorare?». Parlando poi a Novellare, in un altro piccolo centro dell’Emilia Romagna, Salvini ha rintuzzato il suo personale attacco al Governo giallorosso sul tema previdenziale: «Se vogliono tornare alla Fornero e cancellare quota 100 dovranno passare sopra i nostri corpi, in Parlamento e fuori. C’è uno dei maggiori sostenitori di Bonaccini che si chiama Cazzola, nomen omen… Che vuole cancellare quota 100…Compagno, compagno tu lavora che io magno..». (agg. di Niccolò Magnani)



CISL SULLA RIFORMA PENSIONI “URGENTE TAVOLO COL GOVERNO”

E dopo la Cgil è anche la Cisl ad esprimersi in merito alla necessità di superare dal prossimo anno la riforma pensioni targata Di Maio-Salvini: «Quota 100 va superata, è indispensabile» attaccano in coro i rappresentanti sindacali delle sigle più importanti, anche se la ricetta in quanto tale resta ancora lungi dall’essere un’unica e unitaria proposta degli stessi sindacati. La Cisl in particolare ritiene che ad oggi l’unica modalità seria per affrontare il tema pensioni sia quello di «aprire il prima possibile il tavolo di confronto tra Governo e parti sociali promesso dall’esecutivo ed annunciato a breve dalla Ministra del Lavoro, dando allo stesso tempo attuazione alle Commissioni di studio sulla spesa previdenziale e sui lavori gravosi previste dalla Legge di Bilancio», spiega il sindacato “bianco” in una nota. Secondo il segretario confederale Ganga, in aggiunta, «dai rappresentanti della maggioranza di Governo ci aspettiamo serietà e pertanto dovrà essere evitato di prefigurare possibili soluzioni, per altro penalizzanti per i lavoratori, valorizzando invece il confronto con le organizzazioni sindacali. Per quanto ci riguarda noi siamo pronti».



PENSIONI, PIANO CGIL ANTI QUOTA 102

Per superare Quota 100, non bastano né Quota 102 né tantomeno la 103: secondo Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil il piano per rilanciare la riforma pensioni in Italia deve prevedere un dato “limite” fissato. «Proponiamo di tornare allo spirito della riforma Dini che prevedeva un’uscita flessibile da 57 a 65 anni di età, ma solo per i contributivi puri che lavorano dal 1996», spiega il sindacalista in una intervista a Repubblica stamani, salvo poi aggiungere «noi chiediamo di applicare questa idea anche ai ‘misti’. E di fissare i requisiti a 62 anni e 20 di contributi. Le persone devono poter scegliere quando lasciare il lavoro dai 62 anni in poi. O a prescindere dall’età con 41 anni di contributi». Avendo davanti l’esempio-minaccia di quanto sta succedendo in Francia per la riforma pensioni, il leader della Cgil promette che non faranno barricate, «ma certo siamo pronti alla mobilitazione permanente». Le proposte di Brambilla (Quota 102) e dello stesso Pd, non convincono i sindacati che sono pronti a tornare ai tavoli di rappresentanza più agguerriti che mai seguendo la “linea” lanciata da Ghiselli. (agg. di Niccolò Magnani)



ROTTAMARE LA RIFORMA QUOTA 100: LA PROPOSTA DEL PD

L’Europa spinge, tutti i partiti che non siano Lega e M5s pure e molto probabilmente anche le situazioni contingenti della spesa ed economia pubblica lo richiederanno nei prossimi mesi: rottamare la riforma pensioni di Quota 100 è uno dei progetti rilanciati da Pd e Renzi nel nuovo Governo Conte-2 anche se finora, con la prima Manovra siglata prima di Capodanno, non si è raggiunto alcun accordo. L’area più vicina alla Lega e al Centrodestra (in primis Alberto Brambilla, Presidente di Studi Itinerari Previdenziali) spinge per una Quota 102 mentre dal fronte Partito Democratico la proposta è differente e ricalca più da vicino l’Ape Social: anticipo pensioni a beneficio esclusivo di alcune categorie di lavoratori, precoci o impegnati in attività usuranti. D’accordo sembra anche Tridico, n.1 dell’Inps, anche se resta l’impegno principe a non creare “scaloni” verso la scadenza di Quota 100 a fine 2020: far passare di colpo da un’età di pensione a 62 anni ad un’altra a 67 è un passaggio che deve essere “filtrato”. Il come è il vero problema cui il Governo Conte-2 – o l’eventuale prossimo esecutivo – dovranno studiare a lungo per evitare ulteriori problemi alla già complessa Riforma Fornero. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE PROPOSTE DI MUCCHETTI

In un articolo pubblicato sul Foglio, Massimo Mucchetti evidenzia che “dopo l’approvazione della Legge di bilancio, segnata dalle polemiche sulle microtasse, potrebbe essere utile immaginare soluzioni per irrobustire le entrate dello Stato su scala ben maggiore senza imporre nulla ai contribuenti. Anzi, offrendo loro una preziosa opportunità. La materia sulla quale esercitarsi a tal fine è la contribuzione previdenziale”. Il giornalista ed ex Senatore propone quindi una misura di riforma pensioni mirata a “offrire ai lavoratori dipendenti e autonomi la facoltà di integrare la propria posizione contributiva pubblica con versamenti aggiuntivi. La facoltà, ripeto, non l’obbligo”.

IL COMMENTO SULLA PROPOSTA DI TRIDICO

Secondo Mucchetti, in questo modo si avrebbe un beneficio per le finanze pubbliche, ma anche per i lavoratori visto che i fondi pensione “non hanno dato fin qui prestazioni entusiasmanti. E domani, al tempo dei tassi zero se non addirittura negativi, non potranno risalire la china se non prendendo sempre più rischi alla ricerca di rendimenti accettabili”. L’autore ricorda che dal 1988, anno d’esordio dei fondi pensione, questi hanno avuto rendimenti medi inferiori alle rivalutazioni del Tfr e delle pensioni calcolate con il metodo contributivo. Dal suo punto di vista si dovrebbe quindi lasciare “la facoltà di arrotondare la pensione pubblica integrando la contribuzione obbligatoria con versamenti volontari, in regime fiscale uguale a quello dei fondi pensione”. Mucchetti dubita sia invece utile creare un fondo pensioni pubblico gestito dall’Inps come vorrebbe Pasquale Tridico.