LANDINI SUL GOVERNO CONTE

La Cgil non esprime un giudizio sul Governo Conte-2 in attesa delle sue prime mosse. Lo ha detto Maurizio Landini, in occasione delle Giornate del lavoro organizzate dalla Cgil a San Lazzaro di Savena, nel bolognese, spiegando che sul tema delle pensioni, sulla riforma della Legge Fornero e sul rinnovo dei contratti in scadenza, il nuovo Governo “non ha detto nulla”. Il giudizio sull’esecutivo verrà quindi espresso “nel momento in cui conosceremo in modo dettagliato le scelte di politiche sulla Legge di stabilità”. Secondo quanto riporta Askanews, il Segretario generale della Cgil ha specificato che “sulle pensioni della Fornero non abbiamo sentito molto, e quello è un tema che va affrontato a partire dalla pensione per i giovani. Non hanno detto nulla sul rinnovo contratti nazionali di lavoro sia pubblico impegno, che della scuola che dei privati: nel giro di 6 mesi ci saranno 12 milioni di lavoratori che si troveranno alle prese con il rinnovo contratti”. Come noto, Landini non ha mai nascosto alcune perplessità su Quota 100.



I CANALI CHE VALGONO PIÙ DI QUOTA 100

I dati relativi alla riforma pensioni con Quota 100 vengono osservati con particolare attenzione in queste settimane. Il Sole 24 Ore segnala che “delle oltre 341mila domande” di pensionamento presentate al 10 settembre, “ben 165mila riguardano i canali alternativi all’uscita con almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione. Un dato quasi allineato alla sola ‘Quota 100’ per la quale sono invece arrivate 175.999 richieste, di cui 110.733 accolte”. Dunque, evidenzia il quotidiano di Confindustria, non sarà “soltanto la misura bandiera del Governo gialloverde a gonfiare le vele della spesa pensionistica”. Tra i canali alternativi di pensionamento rispetto a Quota 100, “a far la parte del leone sono le uscite anticipate svincolate all’aggancio alla speranza di vita, che è stato congelato fino al 2026; quasi 124mila richieste, di cui oltre 55mila accolte e circa 50mila che risultavano giacenti al 10 settembre. L’utilizzo di questo canale di uscita è in crescita negli ultimi mesi”. Le domande riguardanti Opzione donna sono invece arrivate a quota 20mila.



I DATI SULLE PENSIONI DI CITTADINANZA

Mentre si continua a parlare del destino della riforma pensioni con Quota 100, oltre che del Reddito di cittadinanza, l’Inps ha fatto sapere che alla data del 4 settembre sono pervenute 1.460.463 domande per il reddito e la pensione di cittadinanza. Come ricorda Askanews, “di queste 960.007 sono state accolte, 409.644 sono state respinte, mentre 90.812 sono il corso di lavorazione”. “L’importo medio mensile per il reddito di cittadinanza è di 518,36 euro, per la pensione di cittadinanza di 208,8 euro”, mentre a livello territoriale il maggior numero di domande accolte si è registrato in Campania: 181.874. Il sito di Repubblica evidenzia che “a beneficiare del Rdc 1.923.481 milioni di italiani e 82.000 cittadini europei, mentre sono stati 169.859 quelli extracomunitari che hanno avuto accesso al beneficio su un totale di 1,214 milioni. Hanno potuto godere della pensione di cittadinanza invece, su un totale di 133mila, 129.949 italiani, 1.052 cittadini europei e 2.112 cittadini extraeuropei”. Complessivamente, il numero delle persone coinvolte, tra reddito e pensione di cittadinanza, è pari a circa 2,34 milioni.



APPELLO ESODATI A CATALFO

Dopo il giuramento dei sottosegretari il Governo Conte è ormai al completo e c’è attesa per vedere quali saranno i primi provvedimenti dell’esecutivo. In tal senso arriva una sollecitazione in tema di riforma pensioni, con il Comitato 6.000 esodati esclusi che chiede al nuovo ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, di farsi “interprete e portavoce della nostra richiesta di giustizia di cui è già a conoscenza”. Infatti, “i 6.000 esodati chiedono che il Governo provveda alla riapertura dei termini dell’Ottava Salvaguardia per gli esodati che maturano il requisito pensionistico entro il 31/12/2021 oppure un apposito nuovo provvedimento di pari contenuti”. La richiesta è quindi la stessa formulata al precedente esecutivo, rimasta però senza risposta, anche se Claudio Durigon aveva promesso che ci sarebbe stato un intervento risolutivo. Che si sarebbe potuto prendere anche all’epoca del Governo Gentiloni. Il tempo passa, passano i governi, ma il problema degli esodati non è ancora stato completamente risolto.

LETTA CONTRO QUOTA 100

Nel corso del suo intervento in conclusione della Summer School della Scuola di Politiche, a Cesenatico, Enrico Letta ha parlato anche di riforma pensioni, spiegando di essere “rimasto veramente colpito negativamente dal silenzio delle associazioni giovanili rispetto a quota 100”. Secondo quanto riporta l’agenzia Dire, l’ex Premier ha ricordato ai ragazzi presenti che la misura previdenziale, definita “una scelta demenziale”, sarà pagata da loro. È “contro di voi e la pagherete voi e non è una cosa che vi consente di pensare che sia giusta perché magari i vostri genitori vanno in pensione due anni prima”, ha detto Letta, secondo cui si è di fronte a una “cosa ignobile perché la vostra generazione è già quella più colpita dalla mancanza di opportunità lavorative e adesso dovete pagare anche questo. È incredibile”. Parole quindi molto dure quelle dell’ex presidente del Consiglio, forse anche per cercare di far capire ai giovani che aveva di fronte la situazione determinatasi.

LA NUOVA CONFERMA SU QUOTA 100

Dopo la nascita del Governo Conte-bis ci si continua a chiedere quale sarà la sorta della riforma pensioni con Quota 100. A una domanda di un lettore di Repubblica in merito, la Fondazione Studi Consulenti del lavoro risponde: “Quota 100 ha all’interno del proprio testo normativo di riferimento (d.l. 4/2019) una robusta dotazione finanziaria che ne garantisce le coperture fino al 2021 incluso. Per tale motivo appare molto difficile che un nuovo esecutivo ne abroghi l’efficacia, specie nel primo anno di sperimentazione. Si ritiene pertanto che, in assenza di altre coordinate sulla legge di bilancio, la sperimentazione della pensione anticipata in quota 100 non attenda ulteriori modifiche”. Parole che sembrano avvalorare quindi l’ipotesi, espressa anche da esponenti del Governo e della maggioranza, che Quota 100 resti in vigore. Anche se resta da capire se potranno esserci eventuali modifiche riguardanti i requisiti richiesti per accedere alla misura o il numero di finestre per il pensionamento nel corso dell’anno.

LE PAROLE DA PONTIDA

Il raduno leghista di Pontida è stata un’occasione, a quanto pare, anche per rivendicare le misure di riforma pensioni attuate, come Quota 100, e che si era promesso di attuare, come Quota 41. La conferma arriva da alcune dichiarazioni raccolte da piacenzasera.it, come quella della deputata Elena Murelli, che ha parato di “una Pontida da record. Da qui parte la resistenza contro un Governo non voluto dagli italiani, ma dall’Europa, da Berlino e da Parigi. È partita la rivoluzione dignitosa di un popolo che vuole lavoro, pensioni, meno tasse, diritti, servizi e valori”. “Siamo consapevoli che i nostri nemici sono i Paesi europei, e i poteri forti, che ci hanno penalizzato. Siamo pronti alla riscossa, con un patto di sangue dei leghisti per spingere fuori dai sacri confini italiani i Paesi stranieri. Il riferimento a Francia e Germania è puramente voluto”, ha invece detto il Senatore Pietro Pisani. Cresce intanto l’attesa per capire se ci saranno o meno modifiche a Quota 100 nella prossima Legge di bilancio.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ARMILIATO

Il Governo Pd-M5s sta muovendo i primi passi e in tema di riforma pensioni arrivano anche i “consigli” di Orietta Armiliato, che dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ricordando come Quota 100 non abbia “soddisfatto per nulla i bisogni delle donne lavoratrici”,  come del resto risulta evidente dal basso numero di domande giunte dalla platea femminile per accedere a tale misura previdenziale, suggerisce all’esecutivo di “modificare per le donne i requisiti di accesso alla misura, lasciando invariata l’età anagrafica oggi imposta ovvero 62 anni, ma andando a diminuire l’ammontare degli anni di contribuzioni necessari da 38 come da legge vigente, a 35/36 massimo, proprio in funzione dell’evidente difficoltà delle lavoratrici di raggiungere la soglia di versamenti richiesta, in virtù del riconoscimento e della valorizzazione del ‘lavoro di cura’”.

LA PROPOSTA DI QUOTA 100 ROSA

Armiliato evidenzia “come un numero evidentemente troppo esiguo di lavoratrici abbia potuto aderire al pensionamento via Quota 100, senza che questo non sia funzionale a porre interrogativi che necessitano di una presa di coscienza e dunque di un approfondimento della tematica che ne prospetti un’immediata soluzione”. “Alla luce di codeste evidenze quindi, andiamo a proporre al nuovo esecutivo una misura che potremmo battezzare ‘Quota 100 rosa’ che contempli per le donne i requisiti di accesso sopra esposti ossia 62 anni di età e 36 di anzianità contributiva?”, è la domanda che Armiliato pone alle iscritte al Cods in attesa di raccogliere il loro parere in merito.