ANCORA TROPPI PALETTI PER LA PENSIONE DI CITTADINANZA

Oltre alla riforma pensioni con Quota 100, il Governo Conte-1 ha varato il reddito di cittadinanza, che ha al suo interno una variante, la pensione di cittadinanza, destinata ai pensionati. Come spiega bergamonews.it, su oltre 320.000 pensionati, nella città lombarda sono solo 1.211 quelli che percepiscono la pensione di cittadinanza, per una cifra mensile media di 215 euro. Per Giacomo Meloni, della segreteria provinciale della Fnp-Cisl di Bergamo, “la bassa percentuale di persone che percepisce la pensione di cittadinanza è la dimostrazione che questa misura non ha cambiato la condizione dei pensionati”. “Come sindacato, la pensione di cittadinanza non ci ha mai entusiasmato. Vi sono troppi paletti per percepirla, la conseguenza è che pochissimi pensionati incapienti ne hanno diritto. Tuttavia sarebbe drammatico se la perdessero anche quei pochi che ne beneficiano”. Dal suo punto di vista, “quello che serve ai pensionati è una adeguata rivalutazione delle pensioni, una riforma fiscale vera, strutturale e nel segno nell’equità”.



LE POSSIBILI CONSEGUENZE DELLA SCELTA DELLA CONSULTA

Come già spiegato, la prossima settimana la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sull’adeguatezza dell’importo della pensione di invalidità totale. Come evidenzia il sito del Giornale, “il punto ora, è quello di capire cosa succederà nel caso in cui la Corte ritenesse fondate le motivazioni addotte dai giudici di Torino. Difatti, questo presupporrebbe una modifica sostanziale degli importi stabiliti per legge con conseguenze per nulla trascurabili sulle casse dell’Inps soprattutto a seguito degli ultimi mesi, dove di soldi per CIG e misure di sostengo varie ne sono usciti davvero tanti. Inoltre, una posizione favorevole all’aumento degli importi da parte dalla Corte rafforzerebbe le richieste di rivalutazioni degli assegni sulle pensioni, che è una delle battaglie portate avanti dai sindacati e che hanno provocato più volte dei momenti di tensioni tra parti sociali ed esecutivo”. Insomma, ci si potrebbe trovare in una situazione in cui si avrebbe un aumento della spesa pubblica in un momento in cui il suo livello è già fortemente cresciuto.



PENSIONI INVALIDITÀ E CONSULTA

Non è un caso da poco quello “esploso” nelle scorse ore quando dal giudice della sezione lavoro della Corte d’Appello di Torino è giunta una sentenza a suo modo storica: assegni di pensioni d’invalidità a 286 euro sono stati considerati “incostituzionali” definiti «insufficienti a garantire il soddisfacimento delle elementari esigenze di vita». Il caso ora arriva alla Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi la prossima settimana con una sentenza che diverrà comunque storica per l’adeguatezza dell’importo a chi invalido con meno di 60 anni percepisce la pensione di invalidità. In attesa del pronunciamento, il passaggio centrale della Corte d’Appello vede il seguente punto in calce: «possibile contrasto con il contenuto dell’articolo 3 della Costituzione, per violazione del principio di uguaglianza, ponendo a confronto l’importo della pensione di inabilità, corrisposta agli inabili a lavoro di età compresa tra i 18 e i 65 anni, e l’importo dell’assegno sociale corrisposto ai cittadini di età superiore a 66 anni in possesso di determinati requisiti reddituali, meno favorevoli di quelli di riferimento per il riconoscimento della pensione di inabilità». (agg. di Niccolò Magnani)



LE MODIFICHE CHIESTE AL DL RILANCIO

La commissione Affari sociali della Camera ha dato parere favorevole al decreto rilancio e, come riporta quotidianosanita.it, ha chiesto alla commissione Bilancio di valutare alcune modifiche. Una di esse riguarda i pensionati con assegni più bassi, che potrebbero trovarsi in difficoltà, ma impossibilitati ad accedere al reddito di emergenza, impedendo tra l’altro la sua erogazione anche all’intero nucleo di appartenenza. Nella proposta di parere favorevole approvata dalla commissione si chiede infatti di valutare l’opportunità di, “all’articolo 82, comma 3, laddove si prevede che il Rem non è compatibile con la presenza nel nucleo familiare di componenti che siano, al momento della domanda, titolari di pensione diretta o indiretta, introdurre un riferimento all’entità della pensione, che spesso, soprattutto con riferimento alle pensioni di reversibilità, è molto modesto”. Vedremo se nel prosieguo dell’iter parlamentare del decreto rilancio ci saranno o meno delle modifiche al testo, invero piuttosto corposo, approvato dal Governo.

PENSIONI INVALIDITÀ TOTALE ALLA CONSULTA

Come riporta l’edizione torinese di Repubblica, la prossima settimana la Corte Costituzionale sarà chiamata a pronunciarsi su un tema importante: l’adeguatezza dell’importo di una pensione di invalidità. “Versare una pensione da 285 euro al mese a un invalido al cento per cento, e aspettarsi che riesca a a viverci ‘è contro la Costituzione’. Sarà la Consulta a pronunciarsi, la prossima settimana, sull’adeguatezza dell’importo e sui requisiti anagrafici per la concessione delle pensioni per l’invalidità totale”, scrive infatti il quotidiano. Nello specifico in gioco c’è l’adeguatezza dell’importo della pensione di inabilità che viene riconosciuta “ai mutilati e invalidi civili di età superiore a 18 anni, dei quali sia stata accertata una totale inabilità lavorativa”, che risulta inferiore all’assegno sociale per i cittadini con più di 66 anni n possesso di determinati requisiti reddituali. Sarà interessante vedere quale sarà il verdetto della Consulta, che potrebbe avere delle conseguenze importanti.

RIFORMA PENSIONI, LE RACCOMANDAZIONI UE

Secondo quanto scritto su Italia Oggi da Tino Oldani, “quando il polverone mediatico degli Stati generali si sarà diradato, siatene certi: sul tavolo resterà un solo elenco delle riforme che l’Italia dovrà fare, tassativamente, per ottenere gli aiuti del Recovery plan e quelli della Bce”. Un elenco che è già di fatto sul tavolo del Governo da febbraio, quando da Bruxelles sono arrivati le Raccomandazioni della Commissione europea, che riguardano anche i temi di riforma pensioni. Infatti, si raccomanda di “attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita”.

LA CANCELLAZIONE DI QUOTA 100

Per Oldani, Bruxelles chiede di fatto, tra le altre cose, “di cancellare quota cento e di tornare alla riforma Fornero delle pensioni, il cui peso sul bilancio statale va ridotto”. Anche perché non c’è stata “la riduzione del peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e la creazione di margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita”. È noto che una parte della maggioranza, nello specifico Italia Viva, è a favore della cancellazione di Quota 100. Resta da vedere cosa farà il Governo, visto che Di Maio, come riporta il sito del Fatto Quotidiano, l’altra sera in televisione ha detto: “L’importante è che impariamo la lezione della vecchia crisi del 2008-2009: si sono tagliati il welfare e le pensioni, si sono aumentate le tasse. Noi dobbiamo fare esattamente il contrario”.