ANIEF, BEFFA PENSIONI PER LA SCUOLA

Mentre il Governo ragiona sul futuro della riforma pensioni dopo la scadenza di Quota 100 a fine 2021, il sindacato della scuola Anief lancia l’allarme sulla possibilità emersa di tornare ad una riforma in “stile Fornero” che riporti l’uscita dal lavoro per tutti a 67 anni. «Per la scuola, dove l’età anagrafica media è abbondantemente sopra i 50 anni, l’adozione ‘secca’ della Legge Fornero si trasformerebbe in una soluzione davvero ingiusta», spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, in una nota riportata da Orizzonte Scuola. «Il logorio psicologico dell’insegnamento e del personale che opera nei nostri istituti scolastici, provato scientificamente, per via delle continue e non sempre facili relazioni l’utenza, comporta infatti un rischio biologico molto superiore ad altre professionalità. A tutela della loro salute e sicurezza, quindi è bene collocare questo personale tra le categorie che svolgono lavori gravosi», conclude il n.1 Anief.



RIFORMA PENSIONI, SERRACCHIANI SU OPZIONE DONNA

Come noto, tra le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio dovrebbe esserci anche la proroga di Opzione donna per un altro anno. Questo almeno è stato quanto comunicato dall’esecutivo non solo ai sindacati, ma anche tramite la ministra Catalfo, e altri esponenti della maggioranza, all’opinione pubblica. Sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato ha condiviso la risposta data da Debora Serracchiani a una lettera aperta inviatale da Tiziana Biagini, iscritta al Cods. “Gentile Sigrora Biagini, sono convinta che opzione donna debba diventare la misura strutturale con modifiche eventuali che ne amplino la platea. Questa è anche la posizione del Partito Democratico e auspichiamo di riuscire a portare questa nostra idea fino in fondo. Cordiali saluti. On. Debora Serracchiani”. Le parole della Presidente della commissione Lavoro della Camera lasciano pensare che potrebbe esserci anche un emendamento alla manovra, da parte del Pd, per fare appunto di Opzione donna una misura strutturale e non prorogata di anno in anno.



L’ESONERO CONTRIBUTIVO PER I LAVORATORI AGRICOLI

Come spiega pensionioggi.it, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale “il Decreto del Ministero del Lavoro che introduce l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per i dipendenti inquadrati come lavoratori agricoli nel primo semestre del 2020 a favore delle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole, allevamento, ippicoltura, pesca e acquacoltura”. Tale esonero “è destinato alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura per superare le conseguenze economiche derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19” e consente ai datori di lavoro di non versare i contributi previdenziali e assistenziali dovuti dal 1° gennaio al 30 giugno 2020. C’è da evidenziare che “lo sgravio non comporta alcuna riduzione dell’aliquota di computo ai fini pensionistici, per cui è irrilevante ai fini della determinazione della misura e del diritto a pensione dei lavoratori coinvolti”. Una notizia positiva in un momento in cui nel dibattito sulla riforma pensioni si ricorda come le pensioni in futuro saranno più basse.



RIFORMA PENSIONI, LE IPOTESI DI QUOTA 102 E QUOTA 41

In attesa che Governo e sindacati tornino a incontrarsi per discutere di riforma pensioni, continuano a ricorrersi le indiscrezioni su quella che potrebbe essere la misura chiamata a sostituire Quota 100 dal 2022. Secondo quanto riporta today.it, resta viva l’ipotesi di Quota 102, che consentirebbe l’ingresso in quiescenza a 64 anni con 38 di contributi, che potrebbero però “prevedere anche penalizzazioni ad hoc per chi sceglie la strada più breve per lasciare il lavoro. Si parla in questo caso di un taglio sull’assegno previdenziale pari al 2,8-3% della quota contributiva. Ma per ora, è bene ribadirlo, si tratta solo di ipotesi. Il dialogo tra governo e parti sociali è solo all’inizio. L’obiettivo è evitare lo scalone di ben cinque anni tra gli esclusi da Quota 100 (ovvero i nati a partire dal 1960) e chi invece rientrerà per poco nei requisiti”. Un’altra ipotesi è quella di ampliare Quota 41 e anche in questo caso di parla di una “perdita” sull’assegno in modo da rendere compatibile tale misura con le esigenze di bilancio.

LA RICHIESTA DI RIZZETTO

Come riporta lavocedelpatriota.it, Walter Rizzetto fa notare che “risulta che le Casse dei professionisti registrano un ammanco totale di ben 4,6 miliardi di euro di contributi non versati dagli iscritti. Ciò significa che queste persone, tra ragionieri, avvocati, architetti e ingegneri, ma non solo, se non rientrano nei pagamenti rischiano di perdere quanto versato e non ottenere l’assegno pensionistico. E questo non possiamo permetterlo”. Secondo il deputato di Fratelli d’Italia, questa è “una situazione insostenibile che va risolta una volta per tutte, altrimenti non potrà che peggiorare con l’avvento della crisi retributiva che ha portato il Covid”. Da qui la richiesta “al Ministro dell’Economia Gualtieri e al Ministro del Lavoro Catalfo, che sono tenuti a vigilare sulle Casse di previdenza, di favorire ogni iniziativa volta ad agevolare il rientro per gli iscritti rispetto ai contributi mancanti. Inoltre, sollecitiamo una stretta vigilanza sulla corretta gestione dei flussi finanziari di questi enti che deve essere sempre trasparente”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI FARINA (ANIA)

Lunedì si è svolta l’Assemblea annuale dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici. Durante il suo intervento, la Presidente Maria Bianca Farina ha trattato anche temi che hanno a che fare con la riforma pensioni. Infatti, ha evidenziato, come riporta il Quotidiano di Sicilia, che il sistema previdenziale, “già fortemente provato, rischia di subire un progressivo deterioramento con il passare degli anni”. Questo in primo luogo perché “la crisi del mercato del lavoro sta riducendo il flusso contributivo destinato a pagare le pensioni già maturate e quelle future”. Inoltre, “nello stesso tempo, si pone il problema di garantire una pensione dignitosa proprio ai giovani che si affacciano ora al mondo del lavoro”. Un problema di cui anche Governo e sindacati sembrano intenzionati a occuparsi.

IL SISTEMA MISTO PUBBLICO-PRIVATO DA INCENTIVARE

Per la Presidente dell’Ania, tuttavia, “è di tutta evidenza che il solo sistema pubblico, per ragioni oggettive, non sarà in grado di sostenere il peso di una previdenza adeguata alle esigenze del futuro. Si pone quindi con forza il tema di incentivare il sistema misto pubblico-privato che, nel rispetto delle reciproche peculiarità e con un fisco adeguatamente rivisto in chiave di detassazione nella fase di accumulo, almeno sui rendimenti, garantisca una sostenibilità di lungo periodo. Risultato necessario per assicurare a tutti una dignitosa terza età e utile per indirizzare il risparmio privato nel circolo virtuoso degli investimenti produttivi”. Vedremo se questa richiesta verrà presa in considerazione dall’esecutivo.