LE PAROLE DI CAPONE (UGL)

Dall’Ugl arriva la richiesta al Premier Draghi di accelerare i tempi sulla riforma delle pensioni. “In tal sen­so, è fon­da­men­ta­le in­di­vi­dua­re mec­ca­ni­smi che age­vo­li­no la fles­si­bi­li­tà in usci­ta dal mon­do del la­vo­ro”, spiega il Segretario generale Paolo Capone stando a quanto riporta giornalelora.it. Il sindacalista ritiene opportuno ricordare “che fra il 2019 e il 2021 sono sta­te 437­mi­la le do­man­de di pen­sio­na­men­to an­ti­ci­pa­to ac­col­te dal­l’Inps gra­zie a mi­su­re come Op­zio­ne don­na e Quo­ta 100 che han­no ga­ran­ti­to il ri­cam­bio ge­ne­ra­zio­na­le fa­vo­ren­do l’in­gres­so dei gio­va­ni nel mon­do del la­vo­ro”. Anche per questo, continua Capone, “ci op­po­nia­mo ad un ri­tor­no del­la Leg­ge For­ne­ro e ri­ba­dia­mo la ne­ces­si­tà di par­ti­re da una pro­po­sta come Quo­ta 41, che pre­ve­de 41 anni di con­tri­bu­ti, a pre­scin­de­re dal­l’e­tà la­vo­ra­ti­va”. Sembra però difficile che il Governo possa accogliere Quota 41 senza prevedere il ricalcolo contributivo dell’assegno.



I 3 “SCIVOLI” PER LE PENSIONI NEL 2022

Sono in tutto tre gli “scivoli” che i lavoratori nell’anno 2022 possono utilizzare per raggiungere in anticipo il traguardo agognato delle pensioni: in attesa della strutturazione di una riforma previdenziale più ampia, per l’anno in corso non vi sono solo Quota 102 e Opzione Donna per l’uscita dal mondo del lavoro.



Come ben illustra “Today.it” I tre “scivoli” negli accordi tra lavoratori, azienda e Inps sono il contratto di espansione, l’isopensione e l’assegno straordinario: la prima opzione riguarda il piano che l’azienda struttura con il dipendente distante non più di cinque anni dal trattamento di vecchiaia o da quello anticipato o tramite indennizzo mensile per il periodo che manca al raggiungimento della pensione di anzianità, o versando i contributi affinché il lavoratore raggiunga il requisito minimo. Con l’isopensione invece viene permesso ai lavoratori cui mancano fino a 7 anni dalla pensione il pagamento di un assegno mensile e al contempo anche il versamento dei contributi previdenziali all’Inps per tutta la durata dello scivolo. Da ultimo, l’assegno straordinario ovvero «un accompagnamento alla pensione, di vecchiaia o anticipata, di durata fino a cinque anni ed erogabile dai fondi di solidarietà bilaterale, nei settori dove gli stessi sono operativi». (agg. di Niccolò Magnani)



IL DIVIETO DI CUMULO DI QUOTA 102

Come ricorda un articolo di Italia Oggi, “i docenti e i non docenti che andranno in pensione con la cosiddetta Quota 102 non potranno svolgere altri lavori dopo la cessazione dal servizio”. Infatti, viene precluso “agli interessati la possibilità di esercitare un altro lavoro contestualmente alla fruizione del trattamento pensionistico. L’incompatibilità discende da un’apposita previsione contenuta nel nuovo testo del comma 3, dell’articolo 14, del decreto-legge 4/2019. Previsione introdotta dal comma 87, lettera b) della legge 234/2021, che estende la preclusione, già prevista per i pensionati in Quota 100, anche ai pensionati in Quota 102”. Il divieto di cumulo vale fino al raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia e riguarda “i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui”. Il divieto di cumulo “colpirà soprattutto i docenti autorizzati allo svolgimento di altre professioni come, per esempio, gli avvocati, gli ingegneri e i commercialisti”.

L’INTERESSE DI FORZE ARMATE E POLIZIA AL DIBATTITO

Il dibattito sulla riforma delle pensioni per il post-Quota 102 viene seguito con interesse anche dagli appartenenti alle forze armate e dell’ordine. Come ricorda, infatti, forzeitalianet.it, “le aspettative di allungamento della vita avranno un’incidenza fondamentale sulla nuova riforma pensionistica e ciò coinvolgerà anche le Forze Armate e di Polizia. D’altronde, il lavoratore non in divisa ha accesso alla pensione di vecchiaia con 67 anni di età e per la pensione anticipata sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi o 41 anni e 10 mesi per le donne. E questi requisiti sono destinati ad aumentare negli anni a causa dell’adeguamento – biennale – con le aspettative di vita. L’adeguamento con le speranze di vita dovrà essere applicato a tutte le categorie delle Forze Armate e di Polizia, comprese quelle che oggi possono accedere alla pensione di vecchiaia con un’età che oscilla tra i 60-65 anni – quindi al netto degli adeguamenti – avendo maturato un’anzianità contributiva di 35 anni, e non di 20 anni come richiesto dalla pensione di vecchiaia”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DI GIOVANNA

Dal Segretario provinciale dei pensionati di Casartigiani di Treviso, Vincenzo Di Giovanna arriva un appello contro gli effetti del caro bollette e dell’inflazione sulle pensioni, che sono state solo marginalmente aumentate dal 1° gennaio. “Il governo Draghi in questi giorni ha approvato il bilancio dimenticandosi dei pensionati e dei soggetti a basso reddito. L’adeguamento delle pensioni c’è stato, ma si tratta di una misura ancora insufficiente, che sembra non considerare il contesto generale. Le pensioni minime sono passate da € 515,58 a € 524,34: l’aumento è di soli 9 euro al mese. Questo avviene nel bel mezzo di una vera tempesta, aumentano tutti i prezzi: quelli dei prodotti alimentari di prima necessità, dell’energia, del gas, del pane”, sono le sue parole riportate da notizieplus.it.

LA RICHIESTA SULL’IMPORTO DELLE PENSIONI

Di Giovanna si chiede tra l’altro: “Se nei mesi scorsi si prevedeva un aggravio di spesa per le famiglie di 1.500 euro, ora siamo già oltre i 2.000 euro per l’anno 2022. I redditi più bassi come potranno recuperare questa salassata?”. “Chiediamo una revisione immediata delle pensioni con un aumento ulteriore del 2,2%”, aggiunge il dirigente di Casartigiani Treviso, evidenziando che “finora le promesse di Draghi, a garanzia di maggior equità sociale e dell’abbattimento del carico fiscale, per milioni di pensionati si sono risolte con un’elemosina”. Di Giovanna chiede anche di abbassare le aliquote Irpef per i pensionati “dal 23% al 20% nella fascia fino a 15 mila euro, dal 25% al 23% nella fascia dai 15 mila euro ai 28 mila euro, continuando poi con il 35% per la fascia da 28 mila euro a 50 mila euro e il 43% oltre i 50 mila euro”.

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