IL RICORSO POSSIBILE PER I MILITARI

Tra i temi di riforma pensioni di cui si è più recentemente parlato c’è anche quello relativo ai metodi di calcolo dell’importo del futuro assegno pensionistico. Militari e forze di polizia, come riporta investireoggi.it, recentemente si sono visti ridurre l’aliquota di computo dal 44% al 33% da parte dell’Inps se non si sono maturati almeno 15 anni di contributi nel sistema retributivo ante-1996. Tuttavia, “a seguito degli innumerevoli ricorsi che vengono presentati, la Corte dei Conti ha sempre disposto il riconoscimento dell’aliquota del 44% per il personale militare a prescindere dal numero degli anni di servizio maturati prima del 31 dicembre 1995. Questo perché tutti i militari debbono ricevere lo stesso trattamento pensionistico indipendentemente dagli anni di contributi versati prima del 1996, altrimenti si viene a determinare una disparità di trattamento”. Dunque per gli interessati c’è la possibilità di fare ricorso, dopo aver inviato una diffida all’Inps, e di ottenere un calcolo della pensione più vantaggioso.



RENZI E LA FINANZIARIA TREMENDA IN ARRIVO

Carlo Alberto Tregua, in un articolo sul Quotidiano di Sicilia che dirige, paragona Matteo Renzi a Bettino Craxi e ricorda che “l’anno prossimo il numero dei pensionati sarà più alto di quello dei lavoratori attivi. Tradotto significa che i contributi versati non saranno più sufficienti a pagare le pensioni. La differenza dovrà essere ripianata dalla fiscalità generale”. In buona sostanza, la prossima finanziaria “sarà tremenda perché dovrà ritornare all’osservanza dell’articolo 84 della Costituzione, cioè al pareggio del bilancio, e non avrà più le deroghe dell’Unione europea per creare nuovo deficit. Frattanto il debito pubblico, detto sovrano, andrà verso i 2.600 miliardi di euro”. “Che c’entra tutto questo con Matteo Renzi? C’entra, eccome! Perché egli è l’ago della bilancia di questa compagine e quindi sia l’M5S che il Pd, per non parlare di Leu, dovranno tenere in debito conto il nuovo Ghino di Tacco. In ottobre, quando preparerà la Finanziaria 2021, il Governo dovrà fare scelte impopolari. Non sappiamo se ne sarà capace, ma, ripetiamo, dovrà farlo, Renzi o non Renzi”, scrive Tregua.



LA PROPOSTA SULLA QUATTORDICESIMA

Il mese di luglio ha visto l’erogazione della quattordicesima per le pensioni di importo più basso. Come ricorda money.it, questa sorta di “bonus” è andato però solamente a 3,5 milioni di pensionati su un totale che supera i 17 milioni. Tra le richieste di riforma pensioni formulate dai sindacati c’è non a caso quella di aumentare la platea dei beneficiari della quattordicesima, non certo per farla percepire a tutti, ma per fare in modo che comprenda sempre più le fasce medio-basse di reddito. “La proposta al Ministero del Lavoro è stata consegnata, resta da capire se e quando ci sarà l’intenzione di discuterne. Molto dipenderà anche da quello che ci chiederà l’Unione europea nell’accordo sul Recovery Fund; è probabile, infatti, che per accedere ai fondi l’Italia dovrà garantire che non ha intenzione di incrementare ulteriormente la spesa pensionistica”. Considerando poi che c’è l’intenzione di varare una misura sostitutiva di Quota 100, per quando questa scadrà, i margini di manovra sono davvero ridotti.



CONSIGLIO UE, VERSO STOP QUOTA 100?

Con l’inizio del Consiglio Ue da Bruxelles una delle ipotesi sempre più forti che avanza nei retroscena sono le “condizioni” che potrebbero essere richieste all’Italia per poter ottenere un Recovery Fund “vantaggioso” per la nostra economia. Non da oggi nel mirino della Commissione Europea (e dei Paesi “frugali”) ci sono le due riforme centrali del governo Lega-M5s: quota 100 e reddito di cittadinanza. Secondo la narrazione del Centrodestra a guida Lega, la riforma pensioni che avrà scadenza naturale nel 2021, salvo proroghe (difficili se resta la maggioranza giallorossa in Parlamento) viene ostacolata dall’Ue perché in direzione contraria rispetto alle raccomandazioni dell’Ue sui sistemi pensionistici e con possibili squilibri in termini di bilancio europeo. Secondo La Verità il Consiglio Ue si appresta a far emergere il “ricatto” sul fronte Recovery Fund «via Quota 100 altrimenti niente sovvenzioni a fondo perduto». (agg. di Niccolò Magnani)

IN ITALIA ETÀ PENSIONABILE PIÙ ALTA D’EUROPA

La Fenapi di Massa Carrara, come riporta l’edizione locale della Nazione, è a disposizione dei pensionati che intendano compiere verifiche sul proprio diritto a ricevere la quattordicesima, che è stata erogata d’ufficio nel mese di luglio, ma per la quale “è possibile presentare apposita domanda di ricostituzione”. Inoltre, dopo la sentenza della Corte Costituzionale relativa alle pensioni di invalidità, si possono avere informazioni e l’eventuale assistenza del caso. Intanto, durante un incontro a Sorrento, nel quale è stato intervistato da Bruno Vespa, come riporta 2anews.it, Vincenzo De Luca si è detto “orgoglioso di aver dato a 230mila pensionati pensioni più alte, siamo in Campania, una terra che rischia l’usura. Avevamo il dovere di salvare la vita delle persone e impedire che la delinquenza organizzata mettesse le mani sulle imprese”. Tiscali News, invece, ricorda che l’Italia ha, insieme alla Grecia, l’età pensionabile più alta d’Europa posta a 67 anni. Anche se esistono alcune deroghe, come Quota 100, oltre alla pensione di anzianità.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ELSA FORNERO

Elsa Fornero non nasconde che la crisi economica possa portare “chi ha un lavoro relativamente solido a fare la scelta di restare, per aumentare la propria pensione. Diverso è il discorso per chi invece il lavoro non ce l’ha, per chi è in cassa integrazione. Coloro che sono vicini all’età pensionabile subiranno probabilmente molte pressioni da parte delle imprese affinché vadano in pensione”. Secondo quanto riportato da Linkiesta, dal suo punto di vista “se il lavoro non c’è, ricorrere al pensionamento anticipato diventa una forma di ammortizzatore sociale”. L’ex ministra del Lavoro lancia quindi una proposta: “Avviare delle sperimentazioni previdenziali nelle strutture sanitarie, perché l’esperienza in sanità conta”.

LA SPERIMENTAZIONE PREVIDENZIALE PROPOSTA

In buona sostanza, “si potrebbe far entrare un giovane e far lavorare magari part-time un medico, mandandolo in pensione parzialmente. In modo che tra la retribuzione e la pensione non ci perda”. Tra l’altro, evidenzia la Fornero, “queste sono sperimentazioni che l’Europa potrebbe inserire all’interno del Mes”. Tra le sue dichiarazioni anche una rassicurazione sulla tenuta del sistema pensionistico: “È vero che in questo momento i contributi non entrano, o entrano in maniera inferiore perché le persone non lavorano. Però le pensioni verranno comunque pagate. Non è che l’Inps fallisce. L’istituto vive dei trasferimenti pubblici oltre che dei contributi. Se in un momento difficile i contributi non entrano perché le persone non lavorano, è chiaro che lo Stato, o prendendo i soldi in prestito o tassando, pagherà le pensioni necessarie”.