PENSIONI, FUTURO INCERTO SULLA RIFORMA
L’esperto del mondo pensioni e gestore del portale https://mauromarinoeconomiaepensioni.com, Mauro Marino, ha dialogato con “Pensioni per tutti” per spiegare l’attuale situazione molto complessa a livello previdenziale: «il nuovo Ministro Orlando non ha assolutamente brillato per quanto riguarda la nuova riforma previdenziale al termine di “quota 100”». Ritardi del Ministero e quadro tutt’altro che chiaro per il Governo, «avrebbe perlomeno potuto iniziare con le parti sociali un dialogo per portarsi avanti nella discussione di questo problema e questo obiettivamente non è stato fatto», spiega ancora Marino. Deluso dal ritorno di Elsa Fornero come consulente del Governo (non sul tema pensioni, va detto), l’esperto rileva «Draghi probabilmente con la nomina della Fornero vuole mettere le mani avanti a voler dire “ non aspettatevi niente di stravolgente sul capitolo previdenziale”. Comunque ripeto io non l’avrei richiamata». Il post-Quota 100 è tutt’altro che certo e dall’Europa non v’è alcuna fretta dato che sanno bene, nel momento in cui scade la riforma giallo-verde, che il ritorno della riforma Fornero sarebbe automatica. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI E NOVITÀ SUGLI ESODATI
Mentre il Governo ha neutralizzato fino a settembre la discussione sulla nuova riforma pensioni, in ottica di evitare “scaloni” e nuovi esodati dopo la fine della Quota 100 (31 dicembre 2021), dall’Agenzia delle Entrate arriva una precisazione nella circolare n. 10/E del 5 Agosto 2021 in merito alle attuazioni del Decreto sostegni bis approvato di recente in Parlamento. In sostanza – come chiarisce il focus di PensioniOggi.it, non vi saranno altre imposte sull’assegno straordinario di solidarietà erogati dai fondi bilaterali per il settore del credito, di Poste Italiane e del credito cooperativo. Con l’ultimo decreto in pratica il Governo ha escluso il ricalcolo fiscale «conseguente al regime di tassazione separata previsto per gli assegni straordinari di solidarietà erogati dai fondi di settore del credito, del credito cooperativo e di Poste italiane». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI GRONCHI
In un articolo pubblicato su lavoce.info, Sandro Gronchi analizza le richieste dei sindacati in tema di riforma pensioni, ed evidenzia che “la proposta di ridurre a 41 anni il requisito contributivo e a 62 quello anagrafico è fondata sul ‘teorema’ che avrebbe un costo solo temporaneo, destinato a ridursi gradualmente fino a scomparire quando la componente retributiva delle pensioni si azzererà, quando cioè il sistema contributivo andrà a regime”. L’economista spiega che “sfortunatamente, non è così”. Soprattutto per via del fatto che c’è di mezzo l’aspettativa di vita che non si può determinare ex ante. Per l’autore, l’anticipo del pensionamento avrebbe “un costo tutt’altro che temporaneo. Infatti implicherebbe, in via permanente, l’uso di coefficienti più obsoleti che allargano il divario fra la pensione e i contributi versati”.
LA PENSIONE D’ANZIANITÀ DA RICONSIDERARE
Secondo Gronchi, poi, “andrebbe invece seriamente riconsiderata la pensione d’anzianità, pressoché scomparsa dal panorama internazionale, che consente il pensionamento fin dalle età di 56/57 anni (ottenute sommando l’obbligo scolastico ai requisiti contributivi diversi per genere) cui sono associati coefficienti gravemente obsoleti. Occorre evitare che l’istituto, già spina nel fianco del sistema retributivo, resti tale anche in epoca contributiva”. In sintesi, “la piattaforma sindacale rivela la consapevolezza degli errori e delle lacune del sistema contributivo italiano, senza tuttavia riuscire a identificarli pienamente e proporre misure mirate al loro corretto superamento”.
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